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Pupù 7tiè

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Il settimo figlio
Trama: Dungeon & Scemon

Ci sono certi film, brutti, che danno una certa soddisfazione. Perché sono così brutti, ma così brutti, che alla fine vuoi vedere dove arrivano, ti chiedi come hanno potuto davvero arrivare alla fine, voglio dire, a girarlo, montarlo e distribuirlo pure. Com'è possibile che in una qualunque delle fasi di lavorazione qualcuno non si sia alzato e col megafono alla bocca non abbia urlato "DAI BASTA RAGAZZI SI TORNA A CASA. ABBIAMO GIOCATO. CHE STAMO AFFA', NUN CE PIJAMO PER CULO STAMO AFFA' NA MERDA. DAI AMICI COME PRIMA." e abbia messo fine allo scempio.
Ecco, Il settimo figlio è uno di questi film, ad oggi il peggiore (o quantomeno sul podio) film del 2015.
È un fantasy al 100%, proprio con draghi, troll, maghi, streghe, magie... tutta roba portata in auge col Signore degli Anelli, circa quindici anni fa, ed è tutto brutto. Non c'è una singola cosa che si salva.
Tralasciando la storia ridicola, soffocata dalla voglia palese di farci una serie (non succederà mai, qualcuno ha visto i sequel di Eragon? Di Stardust? Della Bussola d'Oro? Ecco...), gli effetti speciali plasticosi, il protagonista col carisma di una macchia d'olio su una salviettina di McDonald's

quello che fa pena davvero sono i due attori con un certo nome e due oscar che si sono letteramente abbassati a dire, fare e indossare cose buffonesche.
Jeff Bridges (non che sia esente da cazzate, anzi ultimamente ci ha fatto il callo, basta pensare a questo o questo) e Julianne Moore (Julianne, ma come te sei ridotta...) sembrano quei vecchi che usano Facebook, ci stanno, lo usano, ma tu li vedi che sono di un'altra epoca, che ci stanno scomodi, che provano a fare un po' i giovani ma proprio non ci riescono, it's anagrafe dude. Jeff truccato strano, Julianne cattivissima, entrambi ridicoli, imbolsito il primo, arcigna la seconda. Tutto intorno il nullo.
Un film orribile. Dove anche alcuni sprazzi di possibile divertimento e interesse come quel paio di mostri tirapiedi della strega che appaiono verso la fine

sono relegati a due tre minuti di inutile caciara, insomma manco riesci a vederli bene.
Invece vedi bene il make up da Teomondo Scrofalo di Jeff 

e le smorfie sceme da cattivona di Julianne

ritrovarli insieme dopo questo 

(anche se non sono un amante del film) fa la sua impressione, negativa ovviamente.
Ho dato un'occhiata ai side-project di Jeff e Julianne, perché come sapete diventare attore di Hollywood ti costringe anche a fare altre mille cose creative tipo essere fotografo, scrittore, cantante, pittore, fumettista o la qualunque tanto ti fanno fare il cazzo che vuoi sei un attore di Hollywood. La cosa assurda che almeno il 50% delle volte, questi attori, sono bravi pure nei loro side-project (voglio dire, Jared Leto fa sicuramente più soldi come rock star che come attore).
Allora Jeff ha questo sito, bello, personale, tutto scritto da lui, si vede l'impegno, dove raccoglie tutte le foto che si fa da anni su tutti i set. A parte che possiamo dire abbia inventato le selfie, ma il risultato è davvero interessante. Eccone alcune prese da Iron Man, RIPD, Tron Legacy e True Grit. A me piacciono.
Le altre sono nel sito.
Mentre Julianne, lo avevamo già visto, si è data a me alla scrittura per bambini, e ha tratto da una faccia realmente esistita (la sua) le storie di Freckelface Strawberry, sta roba qui:
Ovviamente successo, musical e lei che fa i reading alla Casa Bianca (!):

Se faceva una playlist su Spotify poteva aprire anche il party di Obama.
Non mi risulta che Jon Snow, che fa la sua apparizione nei primi minuti del film, facendo la solita figura da demente

abbia side project di rilievo se non non sapere nulla e fare video scemi:

Avengers! Unti! 2!

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Avengers - Age of Ultron
Trama: Vendicattori

Mettiamola così, Age of Ultron è il cinecomics perfetto.
Detto questo potrebbe sembrare che superfelicità e ultranerdismo sprizzino da tutti i pori della mia pelle e che non ci sia nient'altro da dire, se non andate di corsa a vederlo che è lo zenith del modo di fare cinecomics in casa Marvel, niente è meglio di questo.
Eppure il voto positivo e tutte le belle parole che si possono spendere per queste due ore e mezzo di roboante super-azione sono come leggermente inquinate da una fastidiosa sensazione, niente di grave, un piccolo rush, un prurito che ancora non dà così tanto fastidio, ancora non preoccupa, ma c'è (se vede che vengo da un mese de medicine, analisi, ospedali ve'?).
Age of Ultron è talmente perfetto, ma talmente perfetto, che si fatica tantissimo a trovarne l'anima. Ecco, l'ho detto.
Sia chiaro, non sono per quei discorsi "brutto ma bello", per le menate "gli perdono i difetti perché lo rendono umano", no no, io sono per la ricerca della perfezione, sono per la follia cieca di fare le cose certosine finché non vengono migliori di tutte le altre, sono per la fatica (ovviamente tutto questo vale per le cose che fanno gli altri, quando le faccio io è tutto una caciara... per fortuna essendo io quasi divino mi vengono perfette senza fatica... giusto?), ma in Age of Ultron ogni singolo minuto, ma che dico minuto, posso addirittura parlare di ogni singolo secondo, mi è sembrato cesellato fino allo spasmo, costruito con la necessità (quasi ansiogena) di essere... appunto... perfetto. Ogni. Singolo. Secondo. di film.
E due ore e venti sono composte da tantissimi secondi.
La sensazione imperante del film è la stessa che danno le schermate dei panel che illustrano i progetti di casa Marvel, o della Disney,da qui a tutti gli anni che verranno:
Una pianificazione perentoria, inarrestabile, quasi totalitaria, una marcia che passa sopra gusti e preferenze e anzi le detta senza ascoltare il fan, sembra essere arrivato il punto in cui non si fanno più film perché piacciono al pubblico, ma si dice al pubblico quale film deve amare. O ti sta bene o ti sta bene.
Non è una bella sensazione. Un po' tipo così:
Sono io che esagero? Che ho visto più di quanto avrei dovuto vedere? Sto diventando un grillino della critica cinematografica che tra un po' dopo la cospirazione dello studios inizierà a parlare di scie chimiche che viaggiano sopra la testa degli spettatori attraverso il fascio di luce del proiettore? Possibile!!!11!! Sta di fatto che questa scena:
Per una questione di pochi giorni non era questa scena:
Ad Age of Ultron manca di quel cuore divertito che fino ad ora ci ha fatto amare così tanto i cinecomics Marvel, che ci fece gasare come ragazzini al primo Avengers (erano tutti insieme!). Secondo me questa impressione mi era cominciata a venire durante l'ultimo Cap America, qualcosa che non ti sai spiegare molto bene, ma che ora ha preso la forma definitiva.
Non parlo solo di saturazione - che esiste e c'è, stanno veramente dando fuoco alle polveri coi cinecomics, ormai ne esce uno al mese - parlo più di avere in sede di sceneggiatura e regia, un'enorme (ENORME) spada di damocle appoggiata sul capocollo, e sentire che non puoi sbagliare nulla.
Poi certo, Whedon non sbaglia nulla, e questo è un grande merito. AoU è un film a cui non puoi dire nulla di niente neanche a volerlo: regia perfetta, sceneggiatura calibratissima tra momenti Hulk (che sono quelli dove gli eroi prendono a pizze le persone, i robot, i palazzi) e momenti Banner (che sono i momenti in cui gli eroi fanno gli intimisti, affrontano i loro problemi di eroi come ad esempio dover buttare via un paio di pantaloni ad ogni trasformazione o avere i capelli unti tutto il tempo). Insomma per trasformare questa foto:
nel film che vedrete ci vuole polso, coscienza, visione (non l'eroe, ma anche) e talento, e lui ne ha tantissimissimo.
E poi ovviamente ci sono i momenti Stark, che sono quelli che fanno ridere. Anche questa cosa delle risate mi ha fatto storcere un pochino il naso. Ero circondato da ragazzi ventisomething, dal fare anche abbastanza fighetto (quindi no nerd occhiale e penna nel taschino come ci hanno insegnato i film), e, vi giuro, ridevano a crepapelle ad ogni singola battutina sarcastica di Iron Man, ogni sparata ottusangola di Thor, ogni singola cosa scroscio di risate, tanto che per un attimo pensavo che agli Avengers si fosse unito anche Mister Bean. Abbiamo quindi sdoganato anche il nerdismo? Nel senso che prima nerd=sfigato, poi nerd=figo, adesso figo=nerd? Interrogarsi!!!11!
Io ho riso a questa:

Comunque, oltre a questo raschietto in gola un po' fastidioso ma poi alla fine te lo tieni non è che ci puoi rompere l'anima co''sto raschietto tutto il giorno e guardate 'sto film che è pieno di cose FICHE, perché il combattimento Hulk-Hulbuster è pazzesco
La torre degli Avengers è il luxury loft dei sogni e secondo me Ultron rosica soprattutto per quello.
Quasi tutti i personaggi nuovi sono fichissimi, con un Visione che vince a mani basse qualunque cosa
mentre purtroppo Quicksilver esce sconfittisimo dal paragone con la versione di X-Men; ma proprio sconfitto forte, a parte il becero product placement delle scarpe da ginnastica, è vestito come uno che fa jogging al parchetto e la sua supervelocità si limita a un effetto sciablu di poco conto

Scarlet Witch combatte con Vedova Nera per il superpotere di chi ha le tette più belle.
E poi vedere un cast del genere in un solo film è un sogno bagnato per chi come me va in palla quando ci sono quelle cose di tutti gli attori insieme come che ne so certe copertine di magazine o la foto di tutti i candidati all'Oscar che fanno ogni anno.
Per non parlare delle comparse, da Idris Elba asgardiano a Don Cheadle a Falcon a Stellan Sarsgard (come si scrive?), dal solito Stan Lee al grande Andy Serkis per una volta in faccia e grugno
Forse la verità è che non ho capito molto bene Ultron

mi è piaciuto il fatto che si autopotenziasse di versione in versione (rispettando così le varie versioni che ha avuto nei fumetti), ma il suo misto di crudeltà meccanica (ennesima Intelligenza Artificiale dell'anno) e buffoneria starkiana (non a caso è una sorta di "figlio", anche se nella realtà lo crea Ant-Man, giusto?)

 insomma un misto tra il Generale Grievous di Star Wars (a suo modo shakespeariano) e Louie (!), ecco forse non proprio un grandioso cattivone. Forse perché 'sti robot hanno anche un po' scassato la uallera. Chissà come sarà Thanos.
Intanto, come sappiamo, la Marvel continua imperterrita la sua corsa ai nostri portafogli, con millecento film, tutti pronti in batteria, tutti definiti, tutti contrattualizzati, tanto che - cose che non smette di stupirmi - AoU è uscito da due giorni e già leggo tutti rumors e spoiler di Cap America Civil War e di possibili film stand alone, da quello su Hulk (mammagari) a quello su Vedova Nera. Per non parlare di quanto se lo meriterebbe Hawkeye che in questo film è praticamente più protagonista di tutti gli altri, il che è bene perché Renner ci piace tanto
Mi sembra però che qui ci si scordi l'unica vera e più meritevole agente (poco super, ma molto bona) che meriterebbe non uno, non due, ma dieci film solo per lei, Maria Hill/Cobei Smulders può anche non fare nulla, anche solo stare lì a togliersi i vetrini dai piedi come in una scena di AoU che sbem, palate di sexytudine. Pim Pum Pam
Già ci sono alcune idee per la piega ch potrebbe prendere il film proposte dalla sempre sobria gente di internet:
BONUS:
Questi sono gli Avenger tutti insieme che fanno i cretini in TV

Questa è la reazione di Whedon al trailer di Batman v Superman:
Queste sono alcune delle illustrazioni per una mostra di illustrazione (!) dedicata al film, che ovviamente fanno in America quindi ciao:
E questa è una gif scema e basta:

E questa è una cosa bellissima che capirete solo dopo aver visto il film:

CB ANTEPRIMA • Cobain - Montage of Heck

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Cobain - Montage of Heck
Trama: Kurt Canta

Io contro Cobain non ho nulla, figuriamoci. L'ho scoperto tardissimo, ammetto che nei primi 90 non ero abbastanza grunge e depresso per ascoltare i Nirvana, al loro posto ero un po' glam e indiscutibilmente pop (questo lo sono rimasto, e ne vado fiero ti dirò) e quindi mi sentivo più roba che passava MTV, anche se in effetti passava anche i Nirvana ma io non me ne accorgevo.
Poi certo, sono arrivati anche i Nirvana, che alla fine sono stati davvero così importanti, hanno davvero cambiato così tanto le carte in tavola (anche se all'epoca non avevo neanche bene chiare quali fossero, queste carte in tavole, e non le ho chiare neanche adesso, la musica - fa brutto dirlo - è sempre stata qualche gradino sotto il cinema. Di quello invece ho sempre avuto le carte chiarissime sempre, anche qualcuna nella manica) e sono arrivati con l'ascolto massivo di questo:

E, ovviamente, di questa:

ah no volevo dire questa:

Ma ecco, non posso dire che Kurt Cobain abbia rappresentato per me un modello, un mito, e di conseguenza la sua morte una tragedia, al netto della tragedia intrinseca che è il suicidio di uno di 27 anni, intendo tragedia tipo fan in preda a crisi isterica che da quel momento in poi va a mettere un fiore sulla tomba ogni anno con sotto delle poesie scritte male.
Come mi pongo di fronte al primo documentario ufficiale sulla vita di Kurt, quindi? Visto che mi ero visto bene anche dal vedere il film di Gus Van Sant, o qualsiasi altro special sul gruppo? Mi pongo con quel misto di curiosità e interesse che meritano sempre i documentari, soprattutto quelli che, come questo, regalano tanti momenti fuori dalle telecamere del protagonista, e pieni di filmati amatoriali, con il protagonista ripreso sin dalla tenera età dai genitori (siano benedette le telecamerine di una volta, che regalano a tutto quella patina triste e nostalgica che fa subito lacrimuccia, chissà come saranno i documentari tra vent'anni, quando tutto sarà in alta definizione iPhone o passato sotto filtro Instagram), poi via via verso la strada del successo, della droga e soprattutto di Courtney Love che vi giuro è uno degli essere viventi più malsani e fastidiosi che siano mai stati creati, sembra un personaggio scritto da uno sceneggiatore, manco troppo originale.
Ecco, tutta la parte iniziale, con Kurt bambino, poi adolescente, poi primi concerti, l'arrivo (e la conseguente negazione) del successo, è interessante, molto, perché i filmati d'archivio lo sono, anche senza voce off a spiegarceli, basterebbero quelli. Il carico comunicativo di un personaggio come Cobain basta da solo, e avanza pure, la contrapposizione di quel biondo angioletto fuori e il gorgo di paranoie e depressioni dentro fa tutto il lavoro.
Poi arriva Courtney, e tutto si tinge di toni esagitati ed esagerati, pose da grande rock star maledetta, fastidio, irritazione anche solo a sentirla parlare, o meglio biascicare, e accorgersi che - nonostante avesse terreno fertile nella mente paranoide di Cobain - la Love è stata parte integrante del processo di autodistruzione, primo propellente verso lo sparo finale. Una Yoko Ono malefica e mefitica, diciamo.
E sentirla parlare nella versione attuale, quella finto ripulita che ha sostituito le siringhe di eroina con quelle di botox (e che ha cresciuto una figlia che va in giro a dire "i Nirvana manco mi piacciono"), dà ancora più fastidio, perché il vero genio era lui, e guarda caso chi è sopravvissuta, per poi passare una vita a fare causa a quelli rimasti, a farsi altre rockstar a casaccio tanto per finire sui giornali, e addirittura avere l'ardire di tentare di fare l'attrice, è lei. Pensa che smacco.
Non sappiamo come sarebbe andata la vita di Cobain senza di lei, non possiamo saperlo, ed è anche vero che se vuoi davvero diventare una rockstar devi vivere l'eccesso, citando: Mozart= rockstar, Salieri= musicista, ma certo se c'era una persona cancerogena che Kurt poteva incontrare, quella era la Love.
Come sempre per le rockstar sorge anche il dubbio un po' morboso del "what if?". Kurt sarebbe diventato un Bono Vox qualunque? E lo sarebbero diventati Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, John Lennon, via via fino a Amy Whinehouse? Cioè avrebbero esaurito la loro carica per diventare dei mestieranti del rock come molti altri, o peggio ancora protagonisti di reality? Non siamo qui a cercare risposte (anche se per me è un Sì...), siamo qui a dire che vedere Cobain a casa sua, strafatto, che tiene in braccio una neonata e non riesce a stare sveglio, mentre quell'altra, più fatta di lui, cerca di tagliarle i capelli, dà molta inquietudine, un bel po' di schifo, tanta rabbia e ti fa pensare "Ma che cazzo. siete delle fottute rockstar, ma che è 'sta cosa della depressione, ma non vi pare di sputare senza rispetto nel piatto che i vostri stessi fan riempiono a ogni concerto e a ogni album? Ripigliatevi cristo santo. Mi sa che manco mi fate troppa pena."... certo non fosse che sono proprio quelle vite estreme a fare diventare rockstar, le rockstar.
Nel film non appare Dave Grohl, probabilmente da anni dimentico della sua vita precedente nel nirvana, appare invece l'altro e sembra un contabile in pensione (sempre per rimanere in tema), e appaiono i genitori di Cobain, entrambi preoccupati di sembrare i genitori più pacati del mondo quando, almeno da quanto si capisce, sono loro ad aver creato le basi per quella insicurezza cronica che Kurt si portava dietro.
Insomma c'è poco di raccontato nel documentario, è più un'esposizione abbastanza superficiale e un pochino edulcorata, sebbene non ci siano rose e fiori, al limite spade e sputi, di quella che fu la vita di Cobain.
Validi, ripeto, i filmini di famiglia, fastidiosi invece quelli della coppia Cobain-Love; ci sono delle sezioni animate carine ma tutto sommato inutili e c'è molta motion graphic, scritte che prendono vita su quaderni computerizzati, usata per raccontare il diario di Kurt, che a leggere quello che scriveva, non fosse stata una rockstar maledetta, lo avrebbero internato e riempito di tranquillanti a vita.
Il documentario è lungo, forse troppo, e capisco che forse bollarlo con un Broccolo è un pochino spietato, forse non lo meriterebbe, ma è lontano dall'avere quella potenza che i bei documentari sanno e devono avere. Rimane, quello sempre, una gran tristezza per come sono andate le cose. Tutte le cose.
Ma noi siamo qui a parlare di rock mentre in giro per l'Europa c'è una persona che sta facendo una cosa di una bellezza esaltante proprio! È l'amica Pistrice, che ha chiamato a raccolta - come fosse un megafestival Illustrapalooza - tantissimi artisti superfichi per fare un crowdfunding (da quanto non sentivate questa parola, eh?) per un libro di illustrazione e rock strasghicissimo (se ero fico e mi fossi sentito i Nirvana nel 1992 avrei usato un aggettivo più adatto, invece io uso sghicio, ok?). Si chiama Rock Motel
In pratica ogni illustrazione è una stanza di un immaginario motel delle rockstar (mi piace quando uso cento parole per spiegare qualcosa che si capiva benissimo dal titolo), ci sono tutti, sì, pure Kurt e Courtney e queste sono alcune delle illustrazioni che ci sono dentro. Grande grandissima la line up, da Ale Giorgini a Martoz a Davide Saraceno a Irene Rinaldi e mille altri che conoscete pure perché amano pure il cinema, oltre la musica. Ecco un po' di anteprime:
Non aspettate oltre, andate ORA ad ordinare la vostra copia su Ulule, che è quella cosa che dovreste conoscere a menadito visto che ci avete già comprato il CB Mag. Altre belle cose sul tumblr del progettoIt's only rock'n'illustration but i like it.

CB ANTEPRIMA • Child 44

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Child 44
Trama: Tom & Gary

Era dai tempi di Danko che non si vedeva un poliziotto russo così deciso e fisicato.
Dài scherzo, ora faccio il serio.
Allora. Child 44 racconta di una storia nella Storia, nel senso che mischia un fatto di cronaca atroce anzichenò, la storia del mostro di Rostov, al secolo Čikatilo, quel mattoide maledetto che uccise e mangiò donne e bambini per decenni, nella Russia degli anni 70/80, in una nazione che sosteneva convinta che "non ci sono assassini in Paradiso" (dove il Paradiso era appunto la GranTe MaTre Russsia), quindi ogni possibile o evidente omicidio veniva classificato come incidente.
E questa è l'ispirazione reale, intorno alla quale l'autore (è tratto da un libro di megasuccesso) ha costruito una storia di fiction, un'investigazione, come urlerebbe uno strillo da copertina di bestseller "un grande thriller". Per fare l'esempio più alto di questo tipo di operazione letterario potremmo scomodare James Ellroy con il suo La dalia nera, uno dei più grandi thriller che mischiano fiction e realtà. Anche la Bibbia ora che ci penso... però l'ha spostata indietro di trent'anni. Vai a sapere perché (sul mostro uscì anche il film con Malcolm McDowell)
Allora c'è Tom Hardy che è una dei migliori poliziotti segreti russi, ex soldato dell'armata bolscevica vittoriosa sui nazi, che, nonostante creda fermamente nella politica e nella società russa, oppressiva e a tutti gli effetti dittatoriale, si ritrova davanti agli occhi le prove evidenti che quella sequela di corpi martoriati tutti compresi tra i 9 e i 15 anni (ultimo in ordine di tempo la vittima 44, figlio di un compagno di divisa) non possono essere semplici incidenti. Da quel momento inizia la sua doppia battaglia, quella contro il serial killer e quella contro lo Stato e i suoi burattini (generali, funzionari, medici e sapienti) che nega fermamente l'esistenza di un quasiasi assassino nei confini russi, e tramite torture, arresti e spiate farà di tutto per ostacolare la ricerca della verità.
Ma per avere un quadro completo della trama e dei suoi risvolti meglio che andate QUI, su Date*Hub, quel sito con la grafica fica dove ogni tanto mi ospit(an)o, dove ho messo quello che in Russia chiamano Komunikato ti Shtampa Bolscevika tutto bello ordinatino e la bellezza di 40tante foto, comprese molte di Tom Hardy che lo so che tanto a voi interessa solo quello e pure il trailer non ci facciamo mancare nulla.
Qui invece ho deciso che scriverò se il film è bello oppure no.
Allora, il film è bello oppure no? 
Il film è Chicken per alcuni motivi contingenti, però per altri qualche Broccolo spunta fuori.
Intanto Tom. Unico grande Tom. Hardy times per tutti gli altri. C'è qualcuno, in giro per i film, che è così bello e bravo nello stesso tempo? Non mi vengono proprio in mente. Fassbender? Ma Tom secondo me è più bello ancora. Voglio dire lui si presenta alla premiere così:
Ma che gli vuoi dire a 'sto regazzetto? Cosa?! E questa sua incredibile capacità attoriale ti atterrisce, perché passa da film in cui riesce a tenere testa alla cinepresa da solo per tutto il tempo a questo, inserito in un cast di nomi importantoni (Gary Oldman, Vincent Cassell in primis... poi ci sta pure Noomi Rapace che devo fare un ragionamento molto importante ma lo faccio dopo, ricordatemelo...), nomi che potrebbero intimidire ma lui se li mangia a colazione, pranzo e cena.
Nel film Tom sfoggia questo accento russo (nella versione italiana completamente perso, primo Broccolo), che io non so bene se magari a un anglofono può fare questo effetto qui, ma per la pellicola è funzionale, insomma io continuo a sognare un film americano recitato da americani che parlano in lingua, come De Niro ne il Padrino II, posso averlo?
E Tom Hardy regge tutto il film, perché lui appena ti guarda (o guarda qualcosa o qualcuno) succedono tutti dei tumulti interiori (per le ragazze anche con notevole piacevolezza): è bravo, è dannatamente bravo. In questo film se ne sta sempre un po' dimesso, come se fosse appena uscito da una centrifuga, sempre provato, un po' ingobbito e lo sguardo bastonato, e va benissimo visto che tra la pressione psicologica dei superiori che gli dicono, parafrasando, "non esistono assassini in Russia quindi se dici che esistono sei un traditore e ti ammazziamo ma ovviamente questo non farebbe di noi degli assassini e se dici che è così ti ammazziamo due volte ma questo eccetera" e quella di voler davvero catturare il killer, il suo personaggio è abbastanza stritolato. Per non parlare delle mazzate che si prende di tanto in tanto durante il film.
Intorno a Tom ci sono, come dicevo, un bel po' di attori. Prima di tutto c'è Noomi Rapace che fa la moglie che prima sembra messa in disparte poi inizia diventa protagonista dell'investigazione pure lei (ecco, forse in maniera un po' pleonastica in effetti, di punto in bianco diciamo, secondo Broccolo), con quel suo fare da Lisbeth Salander - cioè donna ma capace di prendere anche lei a mazzate i cattivi - che mi sa che non se lo toglierà più di dosso, il che è bene perché quando fa la femminile fa delle figure un po' barbine (tipo qui e qua), per non parlare nel suo dubbio gusto nel vestire
Poi ok ci sono Oldman e Cassell che a dire il vero fanno un po' quelli navigati, e poi lo sai chi c'è, quello di The Killing, che è un po' la sorpresa del momento (ne parliamo anche domani grazie alla sua affiliazione con Liam Naason): il tipo è svedese, si chiama Kinnaman che sembra quasi una salsa di soia, e oh, è bravo, c'ha sta faccia come di uno che ne ha passate di cotte e di crude ma rimane pulito; in questo caso fa lo stronzo che più stronzo non si può, di quelli pavidi e traditori, la peggio specie.
Poi fa un'apparizione pure Jason Clarke che so benissimo che non vi dice nulla ma invece lo avete già visto in giro e aspettiamo di vedere Terminator Genesys poi lo riconoscerete sicuro.
E infine Fares Fares, che oltre ad avere un bel nome, è anche l'attore con il naso più astruso di sempre, roba che Adrien Brody sembra appena uscito da una rinoplastica a confronto. Lo so non si dovrebbe prendere in giro un uomo per il proprio naso, è una cosa che ferisce...
Per tutto il film si respira un'aria a metà tra il thriller canonico di caccia al killer (quello inaugurato dall'indimenticato Silenzio degli Innocenti) e lo spy thriller prezzolato tipo La talpa (ma almeno qui si capisce tutto), non a caso il regista è danese, sarà un po' il passo di chi viene da ambienti freddi e ordinati (anche se la sua prima esperienza amerigana fu con Safe House, che era tutt'altro che freddo e ordinato). Però c'è una cosa da dire, alcune scene, soprattutto verso metà del film, allungano il po' troppo il brodo, seguono linee narrative che poi vengono spezzate, o che comunque poco importano ai fini della risoluzione finale. Ecco forse 137 minuti si fanno sentire troppo, nonostante il bel faccino di Tom Hardy che siccome sono buono adesso vi regalo in questa compilation di giffazze
Sai che - cocludendo - visto che c'è questa cosa del serial killer, che è interessante, quando poi il film si dilunga sul piano politico tutto fatto di delazioni, spiate, non detti, regime, bugie, si perde un po' di vista la questione principale, e cioè braccare e beccare il killerm infatti è inevitabile un certo spaesamento di fronte alla risoluzione finale, che arriva un po' tipo deus ex-machina.
Comunque adesso voglio dire una cosa, una cosa che se fossimo stati nel regime russo mi avrebbero sicuramente fucilato per alto tradimento e teoria della costipazione: c'è qualcosa che i direttori del cast ci nascondono!!!1!
Ho fatto caso ad una cosa. Tom Hardy e Noomi Rapace hanno recitato in due film di seguito. Ma anche alcuni altri elementi mi portano a pensare che ci sia qualcosa sotto. Ad esempio Tom Hardy e Gary Oldman hanno recitato insieme nella citata Talpa, e Tom Hardy e Jason Clarke insieme in Lawless, e Jason Clarke e Gary Oldman insieme in Apes Revolution.
Ora, stiamo parlando di attori che insomme, non si può dire siano megaiperstar, e non parliamo neanche di coppie rodate tipo che ne so, Tom Hanks e Meg Ryan che gli fanno fare i film insieme perché tirano. Qui parliamo di ambiente medio-alto, ma niente di più.
Poi mi viene da pensare ad altre di queste "coincidenze": Aaron Paul e Imogen Potts recitano in due film di seguito insieme pure loro, anche loro fossero stati altri sarebbe stato uguale, poi che ne so, per ravanare ancora più in fondo al barile, quei due che fecero Dragonball te li ritrovavi in Shameless. Ora, di questi casi ne potrei citare molti altri (se me li ricordassi) e sottolineerei che non si tratta né di scelte oculate volute dal regista (tipo che ne so i cast sempre uguali di Wes Anderson), né appunto di coppie attoriali rodate, ma sempre di comprimari o attori non propriamente superstar. 
Qualcuno vuole spiegarmi questo arcano? Se c'è qualcuno che sa PARLI! La gente deve sapere! Ci sono cast truccati! Anche il reparto truccatori è coinvolto quindi!
Cosa c'entra tutto questo ragionamenteo con Child 44? MA NIENTE! E dove ci porta? DA NESSUNA PARTE! È questo il bello di CB, vieni a leggere la recensione di un film di poliziotto russo vs serial killer e ti ritrovi a pensare alla lobby dei direttori di casting.
E tutto si chiude con una foto di Tom Hardy che fa la faccia di De Niro.

Comunque a proposito di Grande Matre Russhia, volevo dire che per fortuna i tempi sono cambiati e non si vive più con quel senso di censura e repression... Come? AH, mi dici che il film è stato bloccato in Russia perché ""dipinge i sovietici come una sottocategoria umana immorale, una massa di orchi assetati di sangue, una massa di spiriti malvagi e la pellicola rappresenta una distorsione storica dei fatti". Ah ecco. Che figli di Putin...

Just a Perfect Gay

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Pride

Trama: Pride & Prejudice

Quando mi capita di vedere film con tematiche omosessuali (e in questo 2015 la tematica è quantomai trendarola, tra personaggi gay, pellicole di gay vecchi con John love Doc Octupus anche se nel cast non c'è Gay Oldman e film transgender, tutta roba che non ho visto ma vedrò) mi capita sempre di pensare per quale motivo c'è ancora bisogno di fare film che sottolineino (eh?) la difficile vita degli omosessuali worldwide. Sarà che il problema è talmente lontano da me, cioè per spiegarmi meglio che sennò così sembro uno di quelli che aggiungono i "ma" dopo frasi tipo "a me non danno mica fastidio ma", "io non sono razzista ma", intendo dire che è una problematica che non riesco proprio a elaborare, come se mi dicessero che nel mondo una piccola minoranza vive malissimo la sua triste condizione di proprietari di macchine gialle o di avere nell'armadio solo scarpe con la chiusura a velcro piuttosto che con i lacci (sto cercando degli altri esempi di cose totalmente stupide, inutili, superficiali, tipo che ne so avere un cineblog dove scrivere ogni giorno una recensione di film). Capito che intendo?
Ovviamente ogni volta poi mi rispondo che questa sensazione è un miscuglio perfetto tra un certo libertarismo che mi pervade (della serie "facciamo tutti quello che cazzo di pare con i propri genitali". ovviamente - inciso - tutti belli consenzienti e felici e pieni di umori) e un'ignoranza sul tema: non sono gay (cosa ormai riprovata da quella volta che Channing Tatum mi sventolò il batacchio sotto il naso) e non posso sapere davvero cosa vuol dire esserlo, e quindi, già, dovrei stare solo che zitto.
Eppure continuo a pensare che certe volte - solo certe volte eh - molte voci di quelle che a volte mi sembrano autoproclamate minoranze siano troppo sonore e incazzate, quando oh, datte 'na calmata che non ce ne frega poi più di tanto dei tuoi gusti sessuali, basta che tu non sia una brutta persona in senso generale. Dico cazzate?
Forse sì. Infatti come sempre quando inizito questi discorsi poi mi incarto, un po' mi sento scemo (sempre per quella cosa della superficialità di cui sopra) e mi mordo la lingua perché mi pare di sparare sentenze su quello che non conosco. 
Passiamo al film che in quei panni mi sento più a mio agio. 
Pride è un film del 1999... 
ah non è del 1999? 
Ah dello scorso anno? 
No perché mi sembrava proprio proprio del 1999, sai uno di tutta quella serie di film inglesi con le minoranze del terziario che si ribellano all'odiata Meryl Streep Margherita Thatcher e iniziano a fare tutti dei cortei e alla fine nel loro piccolo riescono a raggiungere quei diritti tanto inseguiti e meritati. Sai tipo Full Monty, Grazie Signora Tatcher e altri che ora manco mi vengono in mente ma vi assicuro che sono un vero genere cinematografico a sé stante, e assestante scene tutte un po' uguali (incontri iniziali pieni di diffidenza, bevute al bar con canzoni annesse, scena finale di corteo e vittoria con fermo immagine dei protagonisti che magari sollevano di peso il leader che ride (il rider, quindi)

e personaggi tutti un po' uguali tra cui il giovane irruento e quello invece dolce che scopre che fuori dalla sua stanza c'è un mondo

il vecchio saggio

la vecchina tutta té e centrini che si rivela una badass e fa il dito medio ai potenti


In Pride c'è tutto questo, proprio come sembra scritto su una sorta di 10 comandamenti per il perfetto film inglese sulla classe meno abbiente.
La storia - vera veramente - è quella di un gruppo di omosessuali che nel 1985 prese a cuore la lotta politica dei minatori gallesi, ovviamente mettete in una stanza un gruppo di gay londinesi e di minatori gallesi e succederà quello che succederà: sguardi truci, scenette esagerate dal più estroverso dei gay che la manovra Hair (ballare sui tavoli):


e inevitabilmente il minatore che si rivelerà omosessuale entro la fine del film.
Ripeto. Tutto visto. Tutto scritto. Eppure, ancora una volta, una storia del genere funziona, l'empatia con i personaggi (iconografici e risaputi) è totale, l'accento inglese e gallese come al solito adorabile, gli attori tutti perfetti, guidati dai più che veterani e stupendi Billy Nighy e Imelda - non sono solo la Umbridge - Staulton

e seguiti dal Misfits quello bravo

il Moriarty di Sherlock con Cucumberbatch

che peraltro realizzano un sogno:

Insomma, un film che non rimarrà in nessun ricordo da qui a qualche settimana, ma nonostante tutto, nonostante le scene di canti in coro stratelefonate, nonostante i personaggi scontati sia tra i gay che tra le lesbiche

che tra i minatori (ovvia la presenza dell'omofobo oltranzista che entro fine film difenderà i diritti dei gay come fossero suoi, cosa che in effetti sono) e nonostante sappia troppo di 1999, alla fine fa emozionare, in maniera sincera e pura. 
Comunque le scarpe con la chiusura a velcro non mi danno fastidio ma.
Illustrazione fica (si può dire fica o è sessista?)

E foto dei veri protagonisti di 30 anni fa:

CB ANTEPRIMA • Run All Night - Una notte per sopravvivere aka Schinlder's Fist 8

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Run All Night - Una notte per sopravvivere
Trama: Corri Liam Corri

A cosa si deve tutta questa bruttura nel mondo? Sono anni che me lo chiedo.
Non ci sono più valori. Non ci sono più eroi. Non ci sono più belle stagioni infatti piove tutto il giorno e io torno a lavoro dopo un mese di stop (quasi citazione di un film con Liam Naason peraltro, che poi è anche dello stesso regista di questo) e mi devo beccare il diluvio fottuto universale manco fosse novembre. Chi ci pensa ai diluvi universali eh? LIAM! È arrivato il momento che tu sgomini la criminalità intrinseca ed estrinseca dei diluvi universali a stagione invernale finale! Perché se non è parte della bruttura del mondo la pioggia io non veramente cos'altro!
Ma intanto, la lista delle cose brutte già prese a schiaffoni da quei due metri di cristiano che è Liam Naason si allunga. Ecco la lista:
Ed ecco l'allungamento:
• Boss criminale di New York, vecchio amico ma anche capo per cui era un killer spietato ma ora solo spiantato ma i due si continuano a rispettare in nome di un passato che gli ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita
il di cui figlio, ovviamente un perdigiorno cocainomane, cerca di ammazzare il di Liam figlio, ovviamente uno con la testa sulle spalle e una famiglia (pure quella sulle spalle, per fortuna sono abbastanza larghe, infatti è interpretato da quel bell'attore di Kinnaman - sempre con un nome molto vicino ad una salsa di soia, anche se è danese, o norvegese, o suddilì)
e insomma proprio un attimo prima dello sparo ammazzafiglio buono Liam ammazza il di boss figlio cattivo, e poi che fa? Ovviamente gli telefona. Telefona un po' a tutti Liam, lo sapete che lui ha la tariffa agevolata:




Il boss non la prende molto bene e giura vendetta, nonostante l'amicizia e il rispetto e blablacar, infatti la cosa bella del film è che i due non si scompongono mai, tipo che la telefonata sembra quella che si fa ad un commercialista
- Pronto Boss. Ti ho ammazzato il di tuo figlio che era cattivo. Sai, voleva ammazzare il di mio figlio che è buono.
- Ok. Dai. Facciamo che ora mando tutta la mia banda per le strade di New York ad scovare il di tuo figlio anche se è buono per vendicarmi, ok?
- Fai un po' tu. Ma ricorda che io sono Liam Naason. Guarda ti mando una gif su whatsapp che ho scaricato un'app che fa le gif. Aspetta eh..
Ecco mandata. Vista? Fica pure no, c'ha l'effetto 3D. Poi ti dico il nome della App.
- Ah sì forte. Vabbè dai allora ci vediamo alla resa dei conti finale ok? Ah, senti lo sai chi ho risentito, Common. Come non ti ricordi? Common, quello nero che fa il rapper ma anche l'attore, common non ti ricordi? Insomma è un killer più spietato di te, tipo di quelli che gli schiacci la faccia sulla pietra ollare bollente e lui continua ad inseguirti, sai quelli che sono rimasti sotto col T1000 di Terminator 2. Vabbé io te lo lancio contro, no te lo volevo dire.
- Ok, dai scusa devo andare... a dopo.
Ecco. Più o meno così.
Ora. Sul fatto che Liam Naason sia diventato il re dei film d'azione geriatrica (seguito a ruota da Denzel Washington e tra poco anche da Sean Penn) non ci sono più dubbi. Svetta - sarà anche l'altezza - su tutti, anche se non certo per originalità, infatti i suoi film sono TUTTI uguali. Tanto uguali che è inutile dirvi se lui è un ex-poliziotto o un ex-criminale, sarà sempre quel tipo di personaggio un po' tristone nella vita di tutti i giorni ma poi quando gli dai in mano una pistola... Il fatto è che i suoi film - uno più uguale dell'altro - hanno in effetti una grande differenze binaria: o sono fichi, o fanno cagare.
Questo è fico.
È fico proprio per tutte le scene d'azione e di Liam che spara e prende a sberle in faccia qualcuno e scappa e poi scontro finale col boss (o con il lupo) di turno, esattamente come quelli che invece fanno cagare fanno cagare per tutte le scene d'azione e di Liam che spara e prende a sberle in faccia qualcuno e scappa e poi scontro finale col boss (o l'hostess) di turno. Capito che intendo? 
Non sono gli ingredienti, è come li misceli. LIAM! È COME LI MISCELI! Pensaci tu a distruggere gli chef cattivi che miscelano gli ingredienti male e fanno impazzire l'impasto!
La presenza di Ed Harris ormai faccia di ramarro è una sicurezza, quella di Vincent D'Onofrio nel ruolo ricoperto nel film precedente da Forest Whitaker, quindi poliziotto buono al telefono l'unico che si fida di Liam è inutile.
Bonus totale finale assoluto la comparsata di Nick Nolte in versione Babbo Natale alcolista paurosissimo

The Working Dead

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Siccome ChickenBroccoli ormai lo considero lavoro, faccio la festa dei lavoratori. Ormai la qualunque per saltare un giorno (un mese di vacanza forzata mi ha fatto male lo so), ma tornerò il krumiro di una volta.
Ci leggiamo Lunedì con tutte le informazioni sul CHICKEN BROCCOLI SHOW di cui abbiamo una diapositiva:

IL CHICKEN BROCCOLI SHOW!

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E quindi l'ho fatto. Dopo mesi a pensare "dai non è possibile che tutto questo popò (non nel senso di popò ma nel senso di popopopopò) di bellezza illustrata deve rimanere sul Facebook di Zuckerberg che vuoi che ne capisca lui di illustrazione, fosse stato per lui faceva tutto celestino e bluetto, facciamo una mostra!". Non intendevo una ragazza diversamente bella ma un'esibizione. Già, con tutti i loghi bellissimi che l'illustrazione italiana mi ha mandato durante il crowdfunding del CB Mag, facciamo il CHICKEN BROCCOLI SHOW
Che si presenta al pubblico con questa locandina da cliccare per vederla bene:
Stupendo. Incredibile. Pazzesco Lucamaleonte che ha realizzato - alla buon'ora - il suo logo. Vi copio incollo il comunicato stampa che trattandosid di me, nel senso che l'ho scritto proprio io in comunicatostampese, non è il solito copia/incolla pigro che fanno tutti nei siti. Eccolo qui:
THE CHICKEN BROCCOLI SHOW

125 artisti che amano odiare il cinema 
Dal 9 al 19 maggio 2015, alla Bonobolabo di Ravenna, l’illustrazione va al Cinema grazie al Chicken Broccoli Show. 
Il Chicken Broccoli Show è un’esibizione collettiva che vede raccolti più di 125 illustratori italiani e internazionali alle prese con i cult più famosi della Settima Arte. 

Da Kill Bill a Le avventure acquatiche di Steve Zissou, da Band à part a Old Boy, fino al celebre serial Game of Thrones, la mostra presenta le visioni illustrate alternative di grandi film a opera di artisti celebri come Zerocalcare, Ale Giorgini, Simone Massoni, Rubens Cantuni, Rita Petruccioli, Il Pistrice, Irene Rinaldi e molti altri. 
 Durante la mostra sarà presentato il ChickenBroccoli Magazine, versione cartacea del sito cinematografico più irriverente e divertente del panorama web contemporaneo: chickenbroccoli.it. Il sito, che dal 2009 ha recensito più di 2000 film, è l’unico luogo dove cinema e illustrazione si incontrano: poster alternativi, infografiche illustrate, gif d’artista trovano spazio nelle recensioni attente e mai noiose che CB pubblica quotidianamente.
 Cuore della mostra sarà la realizzazione di una tavola da skate disegnata in esclusiva dal celebre street-artist romano Lucamaleonte, uno dei più importanti esponenti della street-art italiana, che vanta già collaborazioni con importanti realtà museali e comunali in tutta la penisola. La sua tavola da skate sarà dedicata a un vero cult anni Ottanta: Ritorno al Futuro, di cui ricorre il trentennale proprio nel 2015. 

Inoltre, in un tripudio di colori, stili, immaginazione e amore per i film più celebri, oltre 100 artisti hanno realizzato il loro tributo al Cinema, facendo “recitare” un Pollo e un Broccolo (le mascotte del sito chickenbroccoli.it) nei loro CB LOGOS: Mauro Gatti, Riccardo Guasco, Davide Saraceno, Ilaria Falorsi, Massimo Giacon, Margherita Barrera, Francesco Poroli, Gianluca Folì sono solo alcuni dei celebri nomi del mondo dell’Illustrazione che hanno giocato con polli e broccoli. 
Dal 9 al 19 Maggio 2015 
 
Via Centofanti 79 
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Capito come?! Ma io dico veramente ditemi voi se c'è mai stata una mostra con tutti questi nomi... eddai ditemelo (sempre da cliccare)
Ve ne metto un po' per rinfrescarvi la memoria (ancora da cliccare)
Poi una piccola anteprima 3D di un logo tutto particolare che i più dormiglioni di voi avranno già capito di chi è (indizi che non capirebbe neanche Sherlock) 

Poi uno animato che mica ci faremo mancare l'animazione
e poi, così, anpassan, vi faccio vedere l'ultimo arrivato:
Capito sì?!
Insomma ci vediamo SABATO ALLE 18! NON FAMO SCHERZI! RAVVENA È VICINA E IL CHICKEN BROCCOLI SHOW STA ARRIVANDO!
L'evento Facebook sta QUI, fate che non spingete solo "si ci vengo ma tanto non è vero" oppure commentate cose tipo "mi dispiace ma quel giorno sarò a New York, a Kuala Lumpur, su Plutone ma ci sarò con lo spirito" che a nessuno gliene frega niente dei vostri viaggi, e VENITE A RAVENNA!

Lost Sguardling

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Lost River
Trama: Bones River

Avevamo lasciato il bel Ryan a rifiutarsi stenuamente di mangiare i suoi cereali. Proprio non ne voleva sapere di mangiare i suoi cereali, non c'era proprio verso di farglieli mangiare quei maledetti cereali:

Ma alla fine, il creatore della geniale serie Vine ha trovato il modo di farglieli mangiare uno ad uno tutti e 5 (i cereali sono 5 giusto?): è morto. E Ryan, in suo onore - anche se fuori tempo massimo, poteva farlo quando il tizio lo avrebbe potuto vedere, non sarebbe valso a molto ma chissà, almeno gli si sarebbe stampato un sorriso in faccia - alla fine ha mangiato i suoi cereali:

Nel frattempo faceva un nuovo film, il nuovo film di Ryan Gosling, proprio di, cioè non come attore, ma come regista. Faceva Lost River.
Che è un film la cui recensione potrebbe essere divisa in due macrocommenti: 
- Bellissime immagini, bravo Ryan.
- Abbiamo già Lynch e Refn, datti da fare per trovare uno stile tuo.
Il riassunto in due punti è perfetto e basterebbe, ma vale la pena argomentarlo quanto basta per non lasciarlo cadere nel dimenticatoio.
Lost River è un film indipendente nella miglior accezione del termine: provincia americcanica, personaggi borderline, povertà, buoni sentimenti vs cattivi asentimentali, amore, morte (amorte), paesaggi desolati, gente che vive in bicocche sgarrupate.
Ci sono proprio tutti gli elementi per un bel film da Sundance e qualche altro festival off off off. E questa è una scelta oculata da parte di Ryan, ambientare il suo debutto nella suburbia aiuta sicuramente a coprire eventuali buchi di sceneggiatura. Un'altra cosa che aiuta è dare al tutto una forte componente onirica, personaggi esagerati e a volte macchiettistici, e insomma, buttarla anche un po' in caciara, insomma fare "il Lynch".
Ecco, Lost River sembra, dall'inizio alla fine, un omaggio a David Lynch, a volte ai limiti del plagio. Ci sono laidi caratteri dalle sessualità deviate e plasticose
case in fiamme
e biciclette in fiamme
e televisioni in fiamme
spettacoli grandguignoleschi sempre in bilico tra l'incubo 
e il sogno
Così tanti elementi lynchani che diventano davvero troppi, e che danno da pensare. Perché se da un lato fa piacere pensare che Ryan non si sia dato al blockbuster muscolare e dal soldo facile (anche perché quelli gli sono riusciti sempre abbastanza male, vedi questa mostruosità qui) e abbia seguito un certo stimolo underground che gli ha fatto sempre accettare film lontani da quelli miliardari, dall'altro si fa davvero troppa fatica a credere che sia tutta farina del suo sacco, anzi si fa fatica a credere che sia farina.
Lynch è arrivato dove è arrivato in anni, anni e pensieri e incubi e psicanalisi e film e strade perdute (anche il titolo, Lost... Highways... River... sempre perduti sono questi luoghi che portano all'Altrove mentale e fisico) e insomma, non si diventa Lynch senza essersi fatto il proprio ventennio allucinatorio. Quindi, oltre a quello che potrebbe essere un omaggio limitato a qualche scena, o comunque ad uno stile che deve però poi essere "filtrato" dal proprio Io, qui Ryan non fa che ricalcare scene e sensazioni già esplorate da Lynch, sembra a tratti di vedere un supercut del "best of Lynch" fatto da un fan su YouTube.
Troppo per credere che davvero Ryan abbia maturato quel tipo di sensibilità, visto soprattutto che la sua carriera non è certo costellata di collaborazioni del genere - ripeto, senza nulla togliere alla carriera di Ryan che non è certo come quella di, chessò, Uolberg o Vin Diesel - davvero mi dici che tu la notte sogni gente scarnificata, parchi di divertimento sommersi, labbra maciullate con le forbici, locali infernali che lasciate ogni speranza o voi che ne venite fagocitati?
Si stenta a crederlo. 
Però c'è un dato, Ryan ha sicuramente imparato un'altra lezione importante, quella dell'amico Refn (sodalizio che ancora ricordiamo per quel capolavoro di Drive e quel disastro di Solo Dio Perdona): Refn è omaggiato sin dal poster - in questo caso però l'omaggio non solo è più sincero, ma di certo molto più credibile, va benissimo pensare che Ryan abbia imparato da Nicholas, i due ricordiamo erano pappa e cereali - e in ogni singola inquadratura, ogni singolo neon, ogni singola luce rosa, viola al limite celeste
E va benissimo, perché davvero poco si può dire alla messa in scena e alla regia, è solida e capace di creare immagini che lo stesso Refn commenta così:
E non si può essere più d'accordo, almeno sul secondo punto.
Forse se Ryan avesse lasciato perdere un po' Lynch sarebbe stato meglio, perché quando - troppo raramente - se ne dimentica e torna ad una dimensione più terrena e terribile, il film si riempie di energia. Parlo del personaggio meglio riuscito, Bully, un micidiale redneck che veste una giacchetta (smaccatamente figlia di quella di Drive) tutta lustrini e un ferro di cavallo come reggipalle
Personaggio da fumetto ma costruito molto bene e recitato meglio da uno dei Doc Who, quello con la faccia strana, questo qui:
Sono una bella coppietta, il diavolo e il Ryan santo. Chissà se Nicholas è geloso. Il suo Bully è spietato, esagerato, schizoide e al tempo stesso tragico, e rispetto a tutti gli altri personaggi è quello che rimane in testa, ne esce vittorioso
Il resto del comparto attori è deliniato (e dilaniato) da un protagonista troppo poco carismatico (il peggiore del gruppo, uno che avevamo visto in un serial di cui non ricordo il nome), la sempre tanta e tanto bella Christina - Joan di Mad Men - Hendricks, eccola a Cannes tra Ryan e il suo marito toporagno che veramente non si sa certe volte l'amore è strano ti fa innamorare dei toporagni
la ragazzina stramba di Hanna e Grand Budapest Hotel anche se non è più una ragazzina, un laidissimo cattivone a cui però piace anche ballare (altri omaggi a Lynch a Refn, un perfetto mix tra il pazzo ansimante Hopper di Velluto Blu e il thai cattivone che fa karaoke di Solo Dio perdona) e una quasi comparsata della mogliettina Eva, in versione "sono bella", la parte che gli riesce meglio 
(dice che torna in Fast & Furiousotto, dice, magari ci butta dentro anche Ryan che ne sai).
E insomma un esordio che vale la pena applaudire ma anche bacchettare, entrambe le cose per motivi abbastanza concreti, che stimolano la critica, ce ne fossero. 
Alla fine bràvo Ryan.
Senti Ryan... ti posso chiedere una cosa... lo so che è tanto che non lo fai...
Dai Ryan.. facci uno Sguardling...
Eddaieddaieddaieddaifacciunosguardling
Ok ho capito, non riesci più a farlo, sei diventato grande e regista
Ma lo sai che noi ti amiamo comunque, perché sei femminista, ami gli amici cani, indichi le persone e mangi i cereali. E allora ti festeggiamo con il tuo Sguardling più famoso
movie animated GIF
Intanto il bravo Ryan ha fatto anche una sorta di contest per scegliere il poster del film chiamando a raccolta vari illustratori
Eccolo mentre sceglie il vincitore.

E poi, colpo di scena, ecco la sua scelta. Il genio.
Il Tratto. Il Gesto. La Cromachia. Le Anatomie. I grattacieli (!?). Capolavoro assoluto. Poi però la produzione ha scelto quella fotografica. Pazzi.
PS. Per chi non avesse dimestichezza col concetto di Sguardling, vi invito e incito a leggere questo, e poi di corsa cercare qui a lato la cicitura Sguardling Time Machine.
Intanto Ryan si è dato alla vendita di MILLEKILIM porta a porta

Prey e Difetti

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Let Us Prey
Trama: Cotto il poliziotto scoprirà la verità

Ho visto un bel filmetto horror, cupo, gore al punto giusto, con la regia ispirata e gli attori in palla, e un finale senza lo spiegone idiota. Era Let Us Prey.
Che potrei anche finirla qui, tanto basta per consigliarvi un horror, che quelli buoni ormai sono merce più che rara, ma magari qualche altro cenno punto elencato val bene una recensione un po' più decente.
• Protagonista è quella valchiriona che risponde al nome bellissimo di Pollyanna McIntosh, che è questa cavallona qua
Ma che in effetti ricordiamo in queste selvagge vestigia: 
Era infatti la "woman" di The Woman, quel film capolavoro di qualche anno fa che mi chiedo perché ieri non ho rivisto quello invece di rivedere quel film con Russel Crowe che fa evadere la moglie McAdams incarcerata ingiustamente invece di scoparsi Olivia Wilde, come si chiamava quel film?
• La storia racconta di questa metafisica e mefitica presenza, un uomo taciturno che sorge, letteralmente, dai flutti e che, una volta arrestato e messo in cella, spingerà tutti quelli intorno a lui (poliziotti e altri carcerati) alla follia. È il diavolo? È un demone? È la Follia impersonificata? Il fuoco (che è un po' la metafora di Caciara) in cui tutto finisce ci fa presupporre che la risposta sia la prima, ma probabilmente è vero tutto, probabilmente è semplicemente il Male.
Fatto sta che è un bel personaggetto che inquieta - è recitato da uno di Game of Thrones - e mette l'inquietudine giusta.
• L'ambientazione irlandese dà un tocco originale al tutto, oltre al dialetto stretto, anche vedere un film dalla chiara impronta western/americana (gente bloccata una notte in una stazione di polizia, che può essere un saloon come il prossimo Tarantino o un diner con fuori dei demoni come quella minchiata di Legion)
• L'inizio del film, un quasi video musicale al ralenti con una musica che sembra scritta da Cronenberg è ammaliante. Forse non tutto il resto della regia è così ispirata, ma insomma, quell'incipit è un bel guardare.
• La profusione di scene gore vecchio stampo un po' vecchio film splatter un po' Clive Baker tipo queste fa bene qui
fa bene qui
fa bene qui
• In tutto ciò non si capisce perché abbiano usato quella locandina molto brutta quando in giro - non so bene se sono fan poster o prove di produzione - si trovano in giro cose molto migliori:
 

giùTub

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Hot Tub Time Machine 2
Trama: Bei film? Dove stiamo andando non c'è bisogno di bei film.

5 cose che sono comunque migliori di vedere il seguito di Hot Tub Time Machine, che già era una cagata di proporzioni astronomiche.
1.
Ascoltare tutta la discografia di Fabio Concato in una camera  insonorizzata. Con le cuffie BOSE. Due volte di seguito.
2.
Essere il figlio di Sgarbi:

3.
Rivedere le filmografie dei tre attori protagonisti, separati, uno per volta. Sono loro:
e so benissimo che non sapete chi sono. E vi invidio.
4.
Vedere lei vestita:
5.
Fare un cineblog dove ogni giorno mettere una recensione di film come questo che sono riassumibili in una sola e singola definizione:

Dr. Jekyll & Mr. AIDS

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It Follows
Trama: Nuove derive dello stalkeraggio

Ne esistono pochi di horror così (e se vogliamo più in generale di film), horror capaci di raccontare la maledizione, la paura, l'angoscia, capaci di muoversi tra le pieghe sudate e tese del palpito incapace di trovare un suo ritmo pacato, film del terrore che lasciano le spiegazioni finali agli insicuri, le improvvise sorprese da crepacuore ai teen horror, che abbandonano il personaggio del serial killer dai trabocchetti complicati ai franchise annoiati, gli zombi deambulanti alle mode in TV e lasciano risibili metodi registici (leggi Telecamerina) agli insicuri.
Sono gli horror che ti fanno amare il genere, e ne escono pochissimi; se ne contano sulle dita di una mano a cui è stata mozzata qualche falange. Dell'ultimo decennio vale la pena citare Deadgirl, The Loved Ones, The Human Centipede, Calvaire, Dream Home... film che arrivano dritti al vero significato di horror, film preziosi. Non è facile angosciare, stringere le coronarie con mani invisibili, far sudare le mani, disseccare le fauci.
È questo l'horror, quella sensazione di inquietudine potente che ti segue anche dopo la parola fine.
It Follows è uno di questi. La trama arriva al punto in brevissimo tempo, e il punto è un'idea (seppure mi sembra di ricordare qualcosa di simile, e qualcuno mi cita TRAMA di Rathiger, anch'esso con forti rimandi al Black Hole di Charles Burns) che si racconta da sola: fai sesso con qualcuno e da quel momento un essere che puoi vedere solo tu, che può assumere le fattezze di chiunque, fosse anche una vecchia, un gigante, un bambino, una ragazza tumefatta, tua madre


ti seguirà per sempre, fino a che non ti raggiungerà, e ti ucciderà. E ti ucciderà così (spingi solo se non ti interessa lo spoiler, perché è una bella scena che vale la pena non rovinare).
E quindi dal quel momento non puoi far altro che guardarti le spalle
e sospettare di chiunque ti stia venendo incontro, devi fuggire anche se sai che non servirà a nulla, che quello, camminando piano, camminando sempre, ti raggiungerà, oppure rinunciare, fermarti e aspettare l'inevitabile, con un pensiero, inutile palleativo, a chi ti ha attaccato questa "maledizione", il fatto che la creatura, quando avrà finito con te, tornerà ad seguire quello che te l'ha trasmesso.
L'essere non corre come un T-1000, non ti spunta dal letto come Freddy, non ti insegue con una motosega rotante, non ti mangia con un chianti e un bel piatto di fave, l'essere cammina, dritto verso di te, piano, quasi calmo, senza fretta. Puoi fuggire, puoi prendere l'aereo più veloce del mondo e rifugiarti sul cucuzzolo della montagna più alta, ma lui arriverà, inesorabile, spietato, inquietante, sempre al centro dell'inquadratura dei tuoi occhi.
L'unico modo che hai per liberartene è passare questa inesorabile e spietata "malattia venerea" a qualcun altro, scopandoci. 
Raccontando la trama sembra quasi una trovata geniale di una qualche associazione che professa l'importanza dell'astinenza, ma il discorso profondo - forse non così profondo - è più una riflessione sull'amore, sul sogno intrinseco che pervade ogni conoscenza fisica, che per quanto ce la raccontiamo ha sempre una speranza nascosta, quella di trovare la perfezione. E il film dissolve ogni sogno: l'amore non ci salverà, anzi, ci farà impazzire di paura, ci riempirà d'angoscia, e alla fine ci farà a pezzi.
La regia è tra le più ispirate di questi primi mesi del 2015, con movimenti di macchina che ricalcano spesso il Van Sant di Elephant, ma in un doppio intento riuscitissimo, da una lato (dietro) la minaccia costante che ti sta per ghermire, dall'altro (davanti) un futuro che forse non raggiungerai mai. E carrellate circolari avvolgono la realtà quotidiana della tipica ragazza americana ormai rovinata da quella ragazza con la cartella che cammina verso la camera, la camera gira a 360° e ogni volta quella ragazza è più vicina, sempre più vicina, sempre più vicina.
It Follows è un film da vedere, è uno di quegli horror che diventa visione necessaria anche per chi gli horror "non mi piacciono gli horror", è un gran film tesissimo e diretto, scarno di "americanismi" e nello stesso tempo americanissimo (il gruppo di teenager alle prese con un mostro, la provincia, le casette coi giardinetti, i giri in macchina, la scuola). 
Tra i protagonisti quello sfigatello che si fece notare qui, ora cresciuto così
ennesimo esempio (tra cui annoveriamo Neville Paciock e Glenn di Mad Men) del "c'è speranza per tutti".
Viene da chiedersi se il monito del film è dunque no more casual sex. Tinder andrebbe fallito. Ma la questione è sicuramente meno banale, nonostante la componente sessual-educativa non sia cosa da poco. Lo dimostra anche la promozione:
Che dire, a noi Lupo Alberto e gli aloni rosa tutto intorno, ai teenagers americani i film horror.
Alla fine, passata la sudarella, ci si inizia a chiedere se un diverso atto sessuale possa definire quello che la creatura - ma è giusto averla chiamata creatura tutto il tempo? È un demone? Un fantasma? Un alieno (non sarebbe il primo che usa il sesso per i suoi comodi)? - per esempio un rapporto orale cosa definisce? Che quello mi raggiunge e mi strappa la bocca? E se faccio solo del petting? E se invece ci andassero di mezzo le terga? E se lo fai due volte? Si passa e poi ripassa a quello che ce l'ha passata? Un preservativo ci salva? E, peggio ancora, se invece di una scopata, ci faccio l'amore? Lì sono davvero cazzi acidi. Appunto.

L'immaginario grafico e sonoro del film, colori al neon in primis (niente che non sapessi sil dal 2009, quando ho creato il neonlogo di CB) e colonna sonora che sembra arrivare (cassa) dritta dritta dal 1986, più precisamente da un film di Carpenter

segue il trend definitivo degli ultimi anni (The guestLost River sono solo gli ultimi due esempi, il primo ha anche la stessa protagonista, un clone di Amber Heard) e ovviamente titilla la visione degli illustratori:

She'll be back!

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Maggie
Trama: Little Mort Sushine

Zombi. ZombiZombi. E se lo scrivessi altre cento volte potrei mettere altri cento link, e sarebbero tutti link a post diversi, e sarebbero tutti post degli ultimi cinque anni. Precisamente da quando quella serie TV che non ci piace (tratta da quel fumetto che invece ci piace tantissimo) è divantata un fenomeno da 30 milioni di spettatori.
Lo zombi vende, svende e regala. Zombie is the new vampire, ed è destinato a durare, perché nonostante ormai ci siano in giro un sacco di cazzate, la figura dello zombi si è talmente radicata nell'immaginario che non se ne andrà più.
Vale la pena ricordare che la Guida per sopravvivere agli zombi io ve la regalavo già anni prima di questa epidemia, tanto per far vedere che non mi ha colto impreparato.
Ultimo (ma ormai ne esce uno a settimana) ad essere stato colpito dal virus zombi è il grande Arnie.
Riassumendo Arnie: mille vite, molto meglio di Sly, culturista/attore/politico e poi fai la giravolta falla un'altra volta grande ritorno come attore per la nostra felicità con film mediamente decenti tipo questo e questo, ma facendolo riassumere da lui medesimo:

Maggie è un film zombi di quelli un po' autoriali, di quelli che non ci racconta di braccia strappate, di orde fameliche, di ammazzazombi armati di katana, piuttosto sceglie l'approccio intimo (e a dire il vero a tratti anche un po' rompicoglioni) di un virus che si fa strada in maniera un po' diversa dal solito: te lo prendi e invece di trasformarti in poche ore ti ci vogliono settimane, quindi passi un sacco di tempo a vedere il tuo corpo marcire piano piano, a capire che stai morendo, insomma molto vicino ad una malattia terminale, che già è straziante, ma peggio alla fine non morirai, diventerai un non-morto.
La lentezza di questa virulenza ha permesso - nel film - alla società di non essere colta impreparata, quindi nessuna apocalisse, ma dei centri di raccolta malati che diventano dei veri e propri lazaretti.
Arnie è il padre di Maggie, e Maggie è malata. Abitano in campagna. Il film è tutto delavè, quasi fosse passato tutto sotto il filtro Instagram che piace alle ragazze romantiche (non quelle rock che invece mettono tutti i colori supersaturi), e il passo è decisamente lento: si parla, poi si passeggia un po' tra i fiori, poi ci si taglia un dito andato in cancrena, poi si fa un falò sulla spiaggia al ralenti. Insomma più The Road che 28 giorni dopo.
A quel punto Arnie decide di vivere gli ultimi giorni di vita della figlia prendendosi il rischio e sapendo che sarà suo ingrato compito evitare di farla finire in quarantena.
L'ultimo padre che si comportò così non ci fece una bella figura.
Non piacerà ai cultori dello zombie-movie movimentato, quello con le budella di fuori e le mani con le unghie spaccate che si infilano tra le porte semichiuse, ma c'è del buono; diciamo che il Chicken è un pochino un regalo alla decisione di Arnie di non partecipare all'ennesimo zombie movie di quel tipo, questa seconda parte di carriera di Arnie è da lodare.
Certo ora ci aspetta questo:

e chi lo sa che la figura dello zombi non la faccia lui.
Maggie è interpretata da Little Miss Sunshine, che purtroppo è una mezza cagna, ma quando alla fine appare tutta zombata un po' di impressione la fa.
Intato dallo zombiverso (che tradotto per i produttori è il soldoverso) arriva questo

SpinOff di Walking Dead. Questa cosa degli spin off sta prendendo piede. Che si possa sperare in un Sally? O magari proprio un Maggie? Versione zombie come i toys che hanno fatto veramente:


Io intanto continuo a sognare un film tratto da questa illustrazione qui:
Cover di Josh Cocran del libro che tenta di dare una risposta a una delle grandi domande dell'umanità: sono meglio gli zombi o gli unicorni?

Omino Ufo

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Extraterrestrial
Trama: Alien in the Woods
TI pensavi che era l'ennesimo horror Telecamerina di ragazzi che incontrano gli alieni (quando sappiamo che questa trama è già stata portata allo zenith intergalattico da Explorers, i ragazzi ovviamente erano gli esseri verdi teledipendenti e gli alieni Ethan Hawke e River Phoenix)... e infatti avevi ragione, è proprio l'ennesimo horror di ragzzi che incontrano gli alieni, però la telecamerina è ridotta all'osso, lo sappiamo tutti che Telecamerina è morta, ogni tanto resuscita, ma sostanzialmente è morta, e se ne sono accorti pure le produzioni più balzane.
Il malcelato omaggio a X-Files (c'è addirittura l'uomo che fuma, non solo gli alieni, le luci accecanti fuori dalla finestra e le "adbuction" con il raggio luminoso che ti solleva da terra) è organizzato proprio come fosse un remake di Cabin in the Woods: cinque ragazzi (la vergine, lo scienziato in questo caso donna, lo sportivo, la troia e il joker) arrivano in una casa nel bosco e poco dopo arrivano gli alieni che evidentemente avevano prenotato la stessa casa pure vatti a fidare delle agenzie, ma proprio quelli dell'Area 51, quelli alti alti col testone e le braccine magre magre e magnatella 'na cosetta. Questi insomma:
Il film(accio, ma non sempre sempre... qualche cosetta si salva ma non vale la pena concentrarsi su quello, tanto è roba già vista) è quel tipico mix di generi - come quando l'altr'anno hanno fatto l'horror che mischiava i film di paura della famiglia tranquilla nella casa nuova dove invece dei fantasmi erano gli alieni - che è sempre il rifugio sicuro di chi per forza vuole fare un film anche se nessuno ne sentiva la mancanze e fa solo un gran pasticcio. 
Insomma gli alieni sono talmente vecchio stile che fa strano pensare che abbiano deciso in un film del 2015 di usare una tipologia di alieno così classico, se pensi che siamo arrivati a questi o questi, ma ovviamente loro avranno pensato che era molto intelligente e originale usare la tipologia di alieni classicona, invece l'effetto è quello che fino alla fine del film non ci credi che sono alieni veri, anzi pensi che siano umani mascherati, invece no alla fine sono alieni veramente con tutte le loro manie di rapirti e farti questo:
E INVECE GLI ALIENI SONO FURBI! Assumono le forme più disparate, non solo Micheal Jackson! E infatti nel film è palese che non ci sono soltanto gli alieni anni sessanta, no, c'è anche quel tipo di alieno che si confonde tra la folla
che è sportivo
che ti risponde al servizio clienti di Fastweb
che mangia sano
che va all'EXPO
che ti incastra la vita con i prestiti a tasso agevolato
che ti offre un caffè ma attento chissà cos'ha c'ha messo dentro
che trovi persino sulle M'n'M che ti compri a fine primo tempo
ESATTO! SONO I TERRIBILI CINALIENI! Anche conosciuti come La Cinese di Shutterstock.
Se fate un qualsivoglia lavoro creativo saprete che c'è un sito, che si chiama Shutterstock, che da anni è in mano a questi cinalieni, che spuntano fuori in ogni dove, e, con la scusa di vendere foto per pubblicità, giornali, packagin', in realtà riescono a far stampare agli umani le loro effigi su affissioni stradali, quotidiani, siti internet. 
SONO DAPERTUTTO! SONO TRA DI NOI! SONO UNA CASTA! E.T. TELEFONO CASTA!
E sapete perché i miei attenti studi sui Cinalieni mi hanno condotto a queste importanti conclusioni? Perché in questo film ho avuto la riprova che il loro alienato piano sta riuscendo, se sono arrivati anche ad Hollywood (o nei paragi), ed eccola qui:
Esatto! Un terribile cinalieno fa finta di essere la figlia "scomparsa" del capo della polizia nel film (peraltro più che caucasico) e appare per ben quattro/cinque volte a ricordarci che prima o poi la Terra sarà loro. E saranno tutti uguali, sorridentissimi e cinesi.
Dal canto mio, finché sarò un broccolo umano libero senza oggetti oblunghi che mi studiano il deretano (no, i calcoli non si estraggono da lì. Lasciamo perdere dai...) non perderò il mio tempo preziono vedendo film di alieni più assurdi di quella volta che si mascherarono da Pippo Franco:

e lo userò sempre nel migliore dei modi, il famoso incontro ravvicinato del primo

del secondo
e soprattutto del terzo tipo

2x1 • The Lazzarett Effect

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Mi sono visto due film horror con la stessa locandina che però una è giovane e una è vecchia. 
In quella giovane c'è quella bella ragazza che risponde al nome di Topa Stellare come cacchio fai a stare con quello scemo delle commedie idiote e regalargli anche dei figli Olivia Wilde
The Lazarus Effect
Trama: Lazzaron Effect

Che non c'entra nulla con il Butterfly Effect ma invece è praticamente il remake apocrifo di Linea Mortale. Infatti ci sono Topa Stellare ma ti ricordi quella volta che ci siamo incontrati a New York e ci siamo innamorati? Olivia Wilde, Duplass, questo co 'sta faccia da sberle
uno del Mumble-cosi che ormai io li odio anche quando li vedo in film che non sono Mumble-cosi perché hanno ancora attaccati alla faccia quella spocchietta indie di chi si credeva di aver trovato l'alternativa ad Hollywood come a dire noi non abbiamo bisogno dei vostri soldi abbiamo quelli di mamma e papà, e poi guarda caso te li ritrovi tutti nei film hollywoodiamo senza colpo ferire, e i ringo boys:
(Da non notare uno sprecatissimo Quicksilver quello bello), che sono dei medici che provano attraverso una sostanza lattiginosa iniettata nel cervello di un cane morto a riportare la gente in vita, e ovviamente non si scappa dal solito adagio "giochi a fare Dio".
Il cane effettivamente si risveglia, ma gli prende la sindrome Cujo. 
A quel punto, dopo che Topa Stellare sempre lei che anche se hai la pelle un po' screpolata Olivia Wilde 
ha avuto un incidente mortale durante un esperimento, che puoi fare se non risvegliare dalla morte anche lei anche se un minuto prima il cane aveva provato a mangiarti la faccia? La riporti in vita sì, quella i morti li resusciterebbe, perché allora non resuscitare lei
Peccato che ovviamente - Linea Mortale docet - non è che puoi tornare dalla morte senza portarti neanche un souvenir, tipo chessò, un demone che ti possiede e uccide tutti, eh.
Ma guarda Olivia tu puoi essere posseduta da chiunque io non sono geloso basta che la sera torni a casa a farti possedere da Broccolo tuo.
La recensione finisce qui, perché il film è talmente breve e talmente imbecille che non ti lascia neanche in bocca quel tipico sapore acidulo ma anche gustoso di Top...  odio verso l'ennesimo horror gettato alle ortiche.
E pensare che è riuscito a trovare la sua via per la distribuzione italiana. Si vede proprio che sta per arrivare l'estate. Sai anche da che si vede? Da questa foto qui:
L'altro film, che invece dubito troverà la via per arrivare nelle nostre sale, e con la copertina uguale ma con la vecchia ma la parola EVIL che non può mancare mai, è:
The taking of Deborah Logan
Trama: Malata di Ammazhaimer

Capiamoci, Telecamerina è morta, l'abbiamo detto poco tempo fa e lo ribadiamo, ma sarà un processo lungo e faticoso liberarci definitivamente da questo tipo di film: costano poco, puoi essere anche un regista di merda e nessuno se ne accorge (ma se sei bravo ce ne accorgiamo eccome, anche se usi Telecamerina); facciamocene una ragione, passeranno anni e anni, è così invitante per i produttori poter spendere così poco per attori e macchinari e contare su uno zoccolo duro di spettatori che li vedono ancora (e magari poi ne scrivono sui loro cineblog, che pazzoidi...) che il gioco varrà sempre la candela.
Questo ToDL si insinua tra il senza infamia e il senza lode, ovviamente è pregno degli elementi risaputi di questo tipo di film: inizio film a mo' di intervista, passaggi pacati, anche un po' di noia, poi una o due apparizioni tipo BU!, poi un trucco spaventoso che non sai se è l'orrore o l'errore della Telecamerina, poi il finale con movimenti di Telecamerina da malditesta e luce verde notturna, ma guadagna qualche punto di originalità nel tipo di possessione a cui assistiamo, che all'inizio è mascherata come discesa nell'Alzheimer (ben distante da quella di Julianne) e invece è possessione, ma non demoniaca, si tratta invece di...
Il più grande pregio del film sta nella protagonista, che si impegna non poco a spaventarci e in alcuni passaggi ci riesce eccome
anche aiutata da un effetto speciale che piacerà a Guillermo Del Toro
Questi dei bei concept del mostro, certo un tantinello spoilerosi, ma guardiamoci in faccia: lo so io e lo sapete voi, non vedrete mai questo film quindi non vi frega nulla se vi metto delle cose che vi rovinano il finale, anzi siete contenti di vedere l'unica cosa per cui varebbe la pena e risparmiare del tempo, in fondo siete qui per questo no, lo so io lo sapete voi.

Mad (About) Max

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Mad Max - Fury Road
Trama: CHE FICATA! CHE FANTASTICA FICATA!


Un film che insegna a tutti come fare Cinema, questo è Mad Max.
Sono due ore, 120' secchi, e passano come un'auto velocissima al traguardo in un chilometro lanciato, e si tratta pure di una macchina modificata, le hanno tolto il pedale del freno. E tu ci stai sopra (ma anche sotto, di lato, dentro) e non puoi che urlare CHE GIORNATA! CHE FANTASTICA GIORNATA!
E una fantastica girata è quella di Miller, un regista che riprende in mano il suo franchise più famoso dopo parentesi lontanissime e animalesche come Babe e Happy Feet, capite? Prima la post-apocalisse della prima trilogia, poi i maialini e i pinguini, e ora di nuovo altre tipi di bestie: gli uomini, da sempre i più animaleschi di tutti. Orwell gli fa un baffo.
Ma aspetta, il ragionamento pseudo-intelligente che sembro voler imbastire si frantuma all'istante quando si scontra col FOMENTO iniettato di adrenalina, stupore adolescenziale e totale propulsione a tutto il mondo di MM Fury Road: è un mondo schifoso in cui stare, in cui davvero solo i folli possono sopravvivere, o avere una parvenza di vita, se vita si può chiamare viaggiare in macchina senza meta in fuga perenne da gente altrettanto pazza che se ti prende, per dirne una, ti usa come sacco di sangue per la sua trasfusione, ma al tempo stesso è un mondo bellissimo, almeno sullo schermo.
Fury Road non si ferma MAI, e questa è la sua forza, non c'è un attimo di tregua, forse due momenti che ti fanno riprendere fiato da un'apnea forzennata che ti fa venire il sangue al cervello e pompare il cuore più forte, necessari, per poi riprendere la corsa ai confini del mondo, l'arrivo non c'è.
Il background fortissimo del film, il mondo in cui derapa, è forte sì dei tre film precedenti, ma rimane tanto ampio quanto stratificato ed è un miracolo, una mosca bianca (o una pecora nera, o un nero albino, quello che volete, l'anomalia genetica, quando non la deformità, che abbonda nel film) nella cinematografia contemporanea: MM-FR non deve spiegarti nulla, non deve ricorrere a mezzucci per presentarti questo o quel carattere, ognuno ha il suo passato e lo senti, glielo leggi negli occhi, nelle cicatrici, negli arti tronchi, nella pancia gravida, nelle rughe feroci. Non troverete la classica scena in cui Max arriva in questa deviata società apocalittica in cui il jolly di turno gli sciorina l'organizzazione in classi (sostanzialmente due: il ditattoriale Immortal Joe, questa gradevole personcina

e tutti gli altri), in cui gli mostra le stanze del latte e quella delle mogli, in cui gli spiega come siamo arrivati a quel punto) niente spiegoni, bastano le immagini. Le immagini e l'elemento che troppo spesso viene dimenticato da registi e sceneggiatori: il cervello dello spettatore. Quello è il motore, le immagini la benzina. Dai la benzina al motore e vedi come va.
MM-FR non ricorre ai mezzi quindi, ma a mezzi che si rincorrono. Per tutto. Il dannato. Film. Questi splendidi e schizzoidi locomotori qui:
Che - è fondamentale tenerlo presente - sono tutti perfettamente funzionanti, non sono creati al computer. Neanche uno. Queste scene non vengono uguali quando le fanno al computer
E le macchine come in (quasi, non ho ancora parlato del settimo Fast&Furious, lo so) nessun altro film sono carapaci di lamiere che interpretano ognuno il suo ruolo, tutt'uno con i loro guidatori. L'imponenza del cingolato, l'agilità della moto, la pericolosità del porcospino, l'inutilità della motocicletta (ecco, questo continuo a non spiegarmelo, che usi affà la moto se poi devi andare contro un monstertruck? Misteri...). Per tutto il film capisci che la lezione di Duel non solo è stata digerita da Miller ma è stata rivomitata con un'aggiunta di materia organica e meccanica incandescente. Corpi e lamiere, una cosa sola.
I protagonisti sono tutti, tutti nessuno escluso, semplicemente perfetti.
Da Tom Hardy, che lasciatemelo ripetere, è il meglio fico del mondo in giro. Vogliamo parlare di come sta? Sta così:

Ma non basta essere bellissimo a Tom, è anche un attore capace di recitare - e sottolineo recitare - per mezz'ora con una museruola metallica in faccia (l'ultimo che era riuscito in un'impresa del genere era... Tom Hardy in Dark Knight Rises)

e poi quando la leva, così:


raggiunge l'apoteosi della sua dolcezza mista a machismo, un mix da sturbo. Ah, se fossi omosessuale, quanta felicità mi darebbe nelle notti solitarie.

Vabbèddai vorra dire che penserò a Charlize, che è sempre di una bellezza disarmante, ma qui. Mio. Dio. Una guerriera - forse la vera protagonista del film, quasi un passaggio di consegna uomo-donna, Max-Furiosa - della strada che svetta su tutti i personaggi femminili degli ultimi anni, è la Ripley degli anni 2000, facciamocene una (piacevolissima) ragione.

E abituiamoci già da ora a vedere in giro (ad Halloween come nelle fiere di fumetto come pure per strada) mille e mille cosplayer di Furiosa, perché oltre al character assolutamente perfetto - testa rasata, fronte dipinta di grasso come una guerriera antica, un braccio meccanico, mises da Burning Man - Furiosa è un totem di femminismo, un'eroina virtuosa, che prende, letteralmente, il totem fallico di Max (il fucile) e lo trasforma in un'arma femminea. Insomma non è una donna con le palle, come si suole dire, è una donna fortissima di suo che di palle non ha bisogno. E merita già una galleria illustrata tutta per lei (con tanto di Tara McPherson):
Il passaggio di consegna è completo: da Mel a Tom
e da Tom a Charlize.
E il femminismo di questo nuovo Mad Max si respira fortissimo. Tutte le donne del film, dalle spose Spice Girls (oh, so' le Spice! Nell'ordine da sinistra Baby, Scary, Sporty, Posh (bionda vabbè), Ginger)




(Sì. È Megan Gale. Comm'è bell' Meganghell'. Comm'è bell' Meganghell'.) che si liberano delle loro cinture di castità

Alle stupende vecchiette guerriere femministe e frikkettone

sono tutte le donne che vorremmo esistessero nella nostra vita.
Per arrivare al clamoroso Hoult nei panni di Nux

Un personaggio importantissimo, che esalta la singolarità e la definizione del sè: alla partenza è uno dei tanti tirapiedi di Immortal Joe, carne al macello pronta a sacrificarsi per il proprio despota dipingendosi i denti di nitrato d'argento, alla fine è un uomo, capace di un sacrificio più nobile.
E poi ci sono i cattivi, cattivissimi, estremi, deformi nel corpo e nella mente. Anche di loro sappiamo poco, ma si portano dietro un immaginario così forte ed estremo da imporre con la loro sola presenza tutto il loro passato sbilenco. Gigantismo, elefantiasi, modificazioni corporee, respiratori, cannule, tutti pazzi. E di ognuno vuoi sapere la storia, il nome. Ad esempio vi sfido a non immamorarvi pazzamente del chitarrista capocordata motivatore della carovana infernale, lui

E la cosa ancora più bella è sapere che ognuno di quei personaggi ha una storia. Non raccontata, ma ce l'ha, ed è questo che lo rende fortissimo anche se non dice una parola per tutto il film. LA sua è questa:
Così si creano i mondi, dando ad ognuno un nome, un carattere, una storia, anche a chi appare un secondo. L'ultima a farlo è stata le Rowling.
Mad Max racconta il peggiore dei futuri possibili, un futuro in cui alle masse tumorali gli si dà un nome e gli si tatuano sopra gli smile, dove il concetto stesso di futuro è stato spazzato via dalla mente umana, bisogna vivere come se ogni secondo di vita in più è un secondo guadagnato, ma maledetto, perché è un secondo in più nell'inferno.

Sai chi si meriterebbe di vivere in un mondo così? Lei.
Il miglior film del 2015 so far. Girato da un uomo di settanta anni. 70. Che già davamo per rincoglionito ai tempi dei pinguini ballerini (che comunque era un gran bel film.) e che invece arriva e insegna a TUTTI (e voglio dire TUTTI) i giovani registi di action viventi cos'è il Cinema. 
Un settantenne che come ogni settantenne ama circondarsi di fighi

Per poi riempirli di cicatrici, tumori, mettergli la museruola, amputargli le braccia.
Io intanto già pensando a chi farà il Po(p)ster il prossimo dicembre. Mentre l'immaginario collettivo illustrato si è già scatenato:
Sai a cosa penso anche? A questa scena:

ma invece delle automobili pazze del film, con quelle famose di altri film come in una wacky race chickenbroccolesca. Ecco chi vorrei:
car animated GIF

E guidare l'ordalia roboante? Ma CB ovviamente! La Macchina ce l'ho già:
CHE RECENSIONE! CHE FANTASTICA RECENSIONE!

Dea Ex Machina

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Ex_Machina
Trama: Hex

C'è un grande problema coi film basati sulla creazione di un'intelligenza artificiale che assume caratteristiche umane come amare, odiare, diventare un accollo, film che ci raccontano un futuro non troppo lontano in cui l'uomo è circondato da connessioni tecnologiche ormai date per scontate pure nelle nei citofoni che ti chiamano per nome. Il problema nasce dallo sforzo di raccontarci questo futuro pazzesco ma al tempo stesso molto possibile, film che ci parlano di domani, e sembrano fatti ieri, anzi anni fa. Non rappresentano più una visione originale, di quelle che ti dici "madonna che flash", anzi ti dici "ancora? Ma non l'ho già vista in Her questa storia? Non l'ho già visto in Io, Robot quel design? Non le ho già sentite in Prometheus quelle filippiche filosofiche n'omo/n'robot/? Non l'ho già incontratio in Eva e in Humandroid quegli inventori geniali che si "innamorano" delle loro creature e alla fine si sentono Dèi?
Sono le dinamiche sempre uguali che stanno diventando noiosissime, sai già come andrà finire, che 'st'A.I. farà vedere i sorci verdi al suo creatore; quindi quando leggi sulle critiche cose tipo "blowing mind", "terrific vision", "original" non credi a una sola parola.
Allora. Ci sta Ava che è una robotta, col il corpo di un eMac e la faccia (solo quella) splendida di Alicia Vikander, lei
che già avevamo adocchiato qui. Che però vediamo tutto il tempo così
Al posto del cervello ha un HD a forma di Golia Active Blu gigante
Il suo inventore deve fare il Test di Turing (Turing anyone?) alla sua creazione: si tratta di far parlare un umano con il computer e se l'umano non capisce che sta parlando con un computer il test è superato. Il fatto che abbia scelto di fare un robot donna mette in seria discussione il test, avete mai provato a capire i ragionamenti di una ragazza qualsiasi? Tipo che ne so: dobbiamo pulire casa perché oggi viene la donna delle pulizie. Cose così.
L'inventore è intepretato da Oscar Isaac con la barbona, nano e fisicato
chem con fare tra il misterioso, il manipolatore e il... deficiente
fa entrare nella sua magione di design il pinguano scelto per fare il test, che è quell'insulso peldicarota di Domhnall Gleeson 
Uno che oh, proprio non riesco a farmi stare simpatico mai, non mi stava simpatico qui, non mi stava simpatico qui. Non riesce a starmi simpatico mai, neanche se penso che roboto c'è stato anche lui medesimo.
Il vero Test di Turing ovviamente lo stanno facendo allo spettatore. La sorpresa finale è scontata, e lo sarebbe stata anche se avessero fatto un passo in là nella sorpresa, anche due passi, anche tre... insomma non c'erano molte possibilità di sorprendere davvero lo spettatore, che nei meandri di una sceneggiatura troppo verbosa e mai veramente incisiva (i concetti uomo vs macchina sono troppo sentiti! Basta!) ci si chiede per tutto il film chiè il robot nascosto che tanto inevitabilmente sai che c'è. 
Ma noi siamo intelligenze naturali (soprattutto io, che nasco da un campo di broccoli), non ci freghi. L'altro robot oltre ad Ava è...
A proposito! Non mi fregate neanche voi direttori del cast! CASTA DEL CAST! Spiegatemi perché mi ritrovo Oscar e Domhall qui e tra poco anche in Star Wars? C'è qualcosa che non mi quadra! Avete fatto due al prezzo di uno ammettetelo! CAST AWAY!
Lo sai che sarebbe stato veramente inquietante, che quello creava una robotta che aveva tutte le personalità delle tue Ex mischiate nel cervello e tutti i ricordi di tutte insieme e poi ti ci chiudeva in una stanza e tutte in un cervello solo ti facevano tutte il culo quadrato! Come il tavolo dove si siede Hugh Grant in uno dei quattro matrimoni. Paura.
Un paio di illustraposter migliori del film
C'è una cosa interessante che hanno fatto per lanciare il film, un sito dove Ava ti fa il ritratto poligonale. Io ho fatto il mio
Voi il vostro lo fate qui.

CB ANTEPRIMA • Tomorrowland

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Tomorrowland
Trama: Gruppo spilla

Dopo aver tratto dei film dalle giostre famose di Disneyland (La casa stregata, la serie Pirati dei Caraibi e a quanto mi risulta faranno Space Mountain, di cui personalmente ho due ricordi: il primo datato 1996 con me in inter-rail e un mio amico a farlo tre volte di seguito urlando TO THE INFINITY AND BEYHOND! e a fare le corna a quelli davanti il momento della foto ricordo finale e l'altro datato 2013 con me che lo faccio una volta e esco barcollanto con lo stomaco che mi esce dalle orecchie e giuro di non farlo mai più in tutta la mia vita che tanto in quel momento stavo pensando che sarebbe finita da lì a dieci minuti), adesso fanno i film direttamente dal parco giochi tutto intero.
La passione di Disney per i parchi giochi l'abbiamo già sviscerata qui. Lui ci credeva proprio che avrebbe creato il mondo del futuro, altro che fiabe. Con la scusa dei parchi faceva delle prove generali di società perfetta.
Ora Brad Bird - quello de Gli incredibili, Il gigante di Ferro, Ratatouille e M:I4 - fa il film su Tomorrowland, che è questo parco futuribile qui:

che non era quello di ridere dei cartoni animati come Disneyland, ma piuttosto una roba che secondo Walt doveva essere il mondo nel 1986. Aveva sbagliato di pochissimo:

Ora. Fare un film da un parco di divertimento è come trarre un film, che ne so, da una scatola di cereali, hai sì un immaginario ben definito da cui partire, ma devi inventarti tutta una storia intorno, altrimenti diventa un video promozionale.
Sapere che il regista fosse lo stesso Brad Bird che ai bei vecchi tempi andati americani aveva dedicato non una ma due dichiarazioni d'amore (il Gigante di Ferro tutto il film e tutta la prima parte di Incredibili) lasciava ben sperare. Peccato che il film lisci (non alla grande, ma liscia) sia l'apparato immaginifico che la storia. 
Questa è la Tomorrowland del film:


Bella per carità, ma troppo vista (non solo perché è una visione vecchia di 70 anni), parlo di tempi più recenti. Ad esempio questa è la città che si vede nei Guardiani della Galassia

e questa in Jupiter

Pare di vedere lo stesso quartiere della stessa metropoli tutta curve e giardini.
Il giro che ci facciamo in Tomorrowland con la protagonista qualche invenzione carina la riserva (le piscine sospese) ma a parte che la vediamo pochissimo (l'intento era quello di ripetere lo stupore di Marty McFly quando arriva a Hill Valley 2015, invece tutto il resto (treni volanti, vestiti astrusi, robot) sa di vecchissimo nel giro di cinque minuti in piano sequenza finto con mille tagli evidentissimi.
Poi c'è la storia, quella "piccolissima" cosa che, ma guarda un po', da sola può risolevvare qualsiasi film. 
Ovviamente da un film Disney - che peraltro si chiama come un suo parco (=soldi) famoso - non ti aspetti una visione malata alla Cronenberg o estrema alla Matrix, film per famiglie facevano, film per famiglie fanno, film per famiglie faranno sempre, ma ci sono film per famiglie e film per famiglie. Posso scrivere un'altra volta film per fam... ok no.
La storia è avventurosa e accondiscendente: una giovane ragazza ottimista viene scelta come ultima speranza per l'umanità di fermare un countdown verso la fine. Per spiegarle bene la cosa le fanno trovare una spilletta. Quando tocca la spilletta, appare questa dimensione parallela chiamata Tomorrowland

Bello. Ma magari un foglietto d'istruzioni non era meglio? Comunque all'anteprima mi hanno regalato la spilletta. 

Io l'ho toccata la spilletta ed è successa una cosa incredibile:

Portentoso.
Insomma una volta toccata la spilletta inizia l'avventura tra inseguimenti, men in black robot, astronavi e un senso di deja-vu troppo forte per non essere notato.
Ci sono due scene che vale la pena salvare. Lo scontro nel negozio di memorabilia che è un divertimento nerd con tutti i pupazzetti che saltano in aria, da quelli evidentissimi di Star Wars a quelli del Gigante di Ferro; per fortuna non ci sono quelli rétro dello stesso film di cui stiamo parlando perché fanno cagarissimo:

(George giocattolo. Toy George.) e la fuga dalla casa supertecnologica molto divertente e fracassona

Il resto langue tra un George Clooney forse mai così sotto tono, un Dottor House cattivo ma non troppo, effetti speciali alle volte un po' dubbi e un vago senso di sonnolenza pronto ad attaccarti alle spalle. 
Una grande occasione persa, molto grande perché gli elementi in gioco (Disney + Bird + Clooney) erano molto interessanti e stratificati abbastanza per farne materiale con ben più letture che una soltanto; esatto, il film ha una sola chiave di lettura, la lezione Pixar se l'è un po' dimenticata Brad.
Il fatto che anche qui ci sia un'intelligenza artificiale senziente e innamorata lo tralascio, non fa neanche più trend.
Oh, fermi tutti, avete notato che la protagonista bionda è IDENTICA a quella di Another Earth? Uguale oh!

tanto che ho capito che non era lei verso metà film. E da questa foto

Poi il fatto che entrambe abbiano a che fare con mondi paralleli mi fa specie, ma magari sono io che penso a queste cose perché sono matto.
Comunque peccato perché Bird sembrava proprio il tipo giusto. Ora è a lavoro su Incredibles 2, che arriva dopo un decennio di strapotere supereroistico che lui aveva preceduto col cartoon Pixar. Non sarà facile. Potrebbe venir fuori una schifezza piena di frecciatine ai film Marvel. Oppure un capolavoro che possa mettere un freno a questa moda, quantomeno portarla un passo più in là.
Spero forte nel secondo, sono ottimista come sapete.
Chiudo dicendo che a pensarci bene quella del film coi personaggi dei cereali è un'idea bellissima. VOGLIO ORA UN FILM TIPO AVENGERS CON TUTTI GLI EROI DEI CEREALI! Avete un sacco di possibilità. Le fate vintage che sono bellissime:

O realistiche horror come ha fatto Guillermo Fallardo:

O chiamate Jerrod Maruyama a disegnarlo tutto:
Magari ci butti in mezzo la Marvel che i soldi sono assicurati:
O magari fai il contrario, ci racconti il perché di queste scatole qui (vere!):
Oppure fate la versione zombi che va di moda:
Cosa c'entrano i cereali col mondo parallelo del futuro? Ancora che vi fate 'ste domande. Certo pure voi siete forti eh...

The Kingsman Speech

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Kingsman - Secret Service
Trama: Kingsman First Class

Rosico sempre tantissimo quando dico una cosa e da quel momento è quella e cascasse il mondo se qualcuno riesce a farmi cambiare idea. Poi arriva qualcuno e mi fa cambiare idea.
Il qualcuno di cui parlo è Colit Firth, che dopo un oscar immeritatissimo e tutta una serie di film in cui faceva vedere quanto era schifoso a recitare (che neanche mi va di linkare perché erano uno più brutto dell'altro, ancora cerco di dimenticarli, diciamo che li trovate nelle categorie broccole degli Awards sia nel 2013 che nel 2014), sempre con quella faccia tra lo il timidone e il "che ci faccio qui", ma non divertente tipo la faccia di "che ci faccio qui" alla George Clooney, arriva e nel giro di due film riesce a farmi ricredere un po' circa al mio di lui pensare, questo: è l'attore più sopravvalutato del mondo.
I due film sono quello di Allen e questo Kingsman, che è proprio un grandissimo divertimento, e parte del merito è anche suo; ok, come fa il gentleman lui, nessuno dai tempi di Micheal Caine, che guarda caso fa il capo dei Kingsman, quindi un po' gli viene facile, ma onore ad aver affrontato un action puro come questo.
Allora ci sono questi agenti segreti gentiluomini (che ricordano un po' quelli di quel fumetto italiano, solo che lì erano ladri aristocratici e ovviamente Jimmy Bond, ma quello vecchio stile), che sono sempre impeccabili nel vestiario e implacabili coi cattivoni di turno.
La storia parte quando il gruppo si ritrova con un agente segreto di meno. A quel punto devono trovare il degno sostituto e, dopo un addestramento tra diversi candidati, lo trovano in un giovane cockney tutto slang e cafonaggini, ma dannatamente dotato.
Il resto viene da sé tra scene d'azione fichissime, tracobetti che farebbero impallidire Q, e una trama ricca di idee e rimandi ai classici film di spie. 
Fico.
Con almeno una scena veramente bella, di quelle che poi ti ritroverai nelle Scene da un Patrimonio a fine anno, questa:

È un cinecomics tratto da un fumetto (di cui ovviamente non ho letto una sola pagina) ed è nelle mani di uno che in quanto a cinecomics ci sa fare, Matthew Vaughn, lo stesso di Kick-Ass e X-men First Class. E altro dato molto importante è il marito di Claudia Schiffer, vedi a fare i film sui fumetti. Fare le recensioni dei film tratti dai fumetti che moglie porta? La devo mettere nella stanza delle mogli?
Ora che ci penso non mi va molto di sciorinare la storia e fare il punto sul cast, perché ci sono rimasto male di quella cosa di Colin Firth che mi ha fatto cambiare idea e come si dice dalle parti mie ho rosicato a bestia.
Invece nessun Colit Firth qualunque potrà farmi passare la voglia di parlare di quel culo perfetto che si vede sulla locandina, che non brilla certo per originalità (ed è sicuramente fatto con Photoshop, ma oh, è fatto bene, un po' di sospensorio dell'incredulità):
(Ne avevamo già parlato molti anni fa. E comunque questa è la citazione più ficcante:
Insomma quel deretano stellare appartiene a lei, Gazelle, 
il personaggio più fico del film. Culo (da lei definito grosso, vabbé, chi c'ha il culo non c'ha i denti...) che risponde ai comandi muscolari di tale Sofia Boutella, ballerina strapazzesca che fino a un secondo fa non sapevo neanche chi fosse, ma ora non solo so chi è, ma ho una gran voglia di fare tutto lo sport che non ho fatto negli ultimi 36 anni, basta che si sudi molto
Bisogna dire che questo 2015 è veramente pieno di fica personaggi femminili tostissimi.
E già siamo in top..ic (!) la cosa ricorda da vicino lei, ma con lame al posto delle pallottole:
A completare un cast in stato di grazia (castato di grazia, quindi) ci stanno Samuel L. Jackson che per fare il simpatico parla la zeppola e veste preppy che pare che ha svaligiato il guardaroba di Andre3000 - moltissima attenzione al comparto costumi in tutto il film 

e il sempre amabile Mark Strong, per cui sapete bene ho un debole ai limiti dell'omosessualità. Ma non ci farei sport.
Sul fatto che questo 2015 è stracolmo di spie che corrono, sparano, saltano e fanno battute sarcastiche in giro per il mondo ho già detto, e ripetuto.
Qualche visione simpatica. Anche se qualcuno mi deve spiegare perché ogni film che ha protagonista due uomini deve sempre ridursi a illustrazioni omoerotiche quando questo palesemente è un rapporto padre-figlio. Bah.

2x1 • Full di Uolberg

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The Gambler
Trama: A gambler tesa

Se c'è una cosa di cui ormai siamo sicuri è che Mark Uolberg non invecchia. Non invecchia più, secondo me si sta lentamente facendo del botulino gestito tutto sommato con parsimonia.
Se c'è un'altra cosa che sappiamo è che Uolberg ha una carriera veramente assurda, che alterna grandi momenti (quando proprio giganti (!) a cazzate insopportabili, film che alla fine magari sono piaciuti solo a me a momenti di pubblico ludibrio come chiedere alle piante di essere buone con gli uomini.
Ma come sapete per Uolberg ho un debole da tempo e gli perdono sempre tutto.
Però questo Gambler è difficile da perdonare anche per me. Perché è noioso, inconsistente quando vorrebbe essere profondo, con un manto finto autoriale che non si può permettere mai e soprattutto prima una storia di carte e bari (gambler) e invece racconta i problemi di Uolberg professore universitario di Letteratura che è come entrare in una palestra e trovare Margherita Hack che fa lezione di GAG, problemi di cui ti disinteressi dopo circa quattro minuti. Dal quinto minuto speri solo che ci sia una scena di sesso con Brie Larson,  che è sempre una mia preferita, se fossi Immortal Joe la metterei nella stanza delle mogli (sì, è una settimana che ragiono solo con Mad Max come termine di paragone di tutto quello che penso e faccio. Vi lascio immaginare la difficoltà di arrivare in ufficio sano e salvo la mattina...)
Ricordandovi chi è Brie Larson è quella ragazza bionda bravona che faceva United State of Tara poi Scott Pilgrim e poi un film che dicono è bravissima ma non l'ho visto mi sono distratto su questa foto (che non è tra quelle del fappening. Ti ricordi il fappening? Che tempi...)
Carina lei. Poi alla mano. Potrei fidanzarmi guarda... no facciamo la cosa della stanza delle mogli, meglio.. moglie meglio.
Un film inutile, come inutili le partecipazioni di John Goodman e Jessica Lange. Passiamo oltre. Tutto preso da baroni e tavoli verdi ho riesumato un film che mantiene le promesse:
Rounders - Il giocatore

Trama: Mi è uscita la Matt

Ecco un bel filmetto anni Novanta che con il suo palese intento di ingabbiare Matt Damon (reduce da Will Hunting, dell'anno prima, ma se non ricordo male, ritirando fuori un ricordo vecchio quindici anni, girato dopo) nel ruolo del giovane dai buoni sentimenti, dal gran cervello ma dalla vita sprecata per i tristi natali (Matt Damon nasce spesso nelle periferie d cui deve poi riscattarsi tradendo gli amici di merda che si è fatto lì...), riesce a impacchettare una storiella piacevole, senza sorpresa alcuna, ma con tutti i pezzi al posto giusto.
Appunto personale: devo smetterla di allontarnare sempre di più il soggetto da verbo e di scrivere questi periodi così lunghi perché già lo so che qui finiamo con recensioni di un periodo solo e noi questo non lo vogliamo.
Insomma il giocatore è Matt, nato ai bordi di periferia dove la vita dove i tram non vanno più dove l'aria è popolare ed è più facile diventare un giocatore di poker bravissimo. Solo che chi di poker ferisce di poker perisce e il nostro deve mettere da parte la sua passione perché non ti ci paghi l'università con i full.
Poi succede che il suo migliore amico esce di carcere - suo migliore amico interpretato da Edward Norton prima del suo decennio di oscurantismo - che invece è un Verme (si chiama proprio così) e insomma Pinocchio e Lucignolo vanno a Las Vegas per tentare il colpaccio.

Tutto da manuale, non uno sbalzo, non una sorpresa, ed è una di quelle volte che va benissimo così.
Compreso il finale circolare in cui il buon Matt va a sconfiggere a poker il cattivissimo John Malkovich con l'accento russo di Gorbaciov e la passione per gli Oreo che gli ride in faccia:
A. A. Vedi come gli ride in faccia... A. A. ...vabbé...  che l'aveva invece spennato a inizio film. Finale che dà una giusta soddisfazione anni Novanta di riscatto

E non ho nient'altro da dire su Rounders, anche perché immagino che a quest'ora l'abbiano passato talmente tante volte in TV che vi avrà ampiamente rotto le palle (vi ricordo che non ce l'ho da circa 15 anni, forse Rounders è l'ultimo film che ho visto in TV, chissà), mentre ho una cosa da farvi vedere che riguarda John Malkovich, un attore che negli anni novanta era dapertutto, mentre ora dove sta?
Si vede poco nei film, ma ha fatto questa serie fotografica geniale e divertente. Ha ricreato insieme a Sandro Miller gli scatti celebri di personaggi ancora più celebri. Truman Capote, Hemingway, Cassius Clay, Marylin, Joker, il Che, Hitch... 
Non Essere John Malkovich. Ma essere grandi.
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