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CB ANTEPRIMA • Resident Evil - The Final Chapter

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Resident Evil - The Final Chapter 
Trama: Lotto per Milla 

Prima di tutto bisogna capire che RE è diventato Hunger Games:
Ah non è uguale a Hunger Games 'sta locandina? 
È uguale, persino la font.
No, a parte tutto, oltre alla locandina non è diventato HG, perché HG è la storia di una ragazza che si ribella allo strapotere di una dittatura e alla fine che sia pure fica diventa persino un fattore secondario. RE invece è la storia di una che continuano a vestire come una killer di zombi solo perché a 41 è ancora una topa impressionante. 
Il film invece è vecchio che potrebbe essere il ritratto di Dorian Gray di Milla, lei rimane topa mentre la serie invecchia sempre di più capitolo dopo capitolo. RE è rimasto incollato, impantanato, bloccato a quello che era nel 2002, e già non che fosse 'sto capolavoro: un baraccone incasinato con effetti speciali brutti che si attaccava tipo parassita al videogioco e regalava a Milla Jovovich il ruolo della vita, e anche l'unico in cui era tutto così incasinato che il fatto che lei sia un'attrice cagna (non è MAI stata brava. MAI.)
passava in dodicesimo piano.
Vedere il sesto capitolo di RE (dopo, non senza un certo sgomento, aver scoperto di aver visto tutti gli altri, tipo questo e questo) è stata una brutta esperienza. È stato come comprarsi a 70mila soldi il nuovo RE per PS4, metterlo dentro e trovarsi questo:
Che poi per carità il primo RE per PS1 era un gioco irripetibile, su questo non ci piove. Ma uno vorrebbe quatomeno un miglioramento nella grafica.
Invece questo Capitolo Finale (SPOILER! Non lo sarà! Maffigurati se lo sarà...) si ripete la stessa identica struttura dei precendenti 5, se mai ce ne fosse stata una. Una cosa riassumibile in spara spara ammazza ammazza corri corri spara ancora spara ancora repeat. Ma siccome c'è un limite a tutto, ivi compreso il concetto di "questi sono gli elementi che hanno resa famosa la serie quindi non si cambiano", qui tutta l'azione che c'è è talmente ripetitiva che sembra di fissare per un'ora e mezzo il brusio delle tv senza segnale:
Unica nota positiva aver visto per la seconda volta in un mese il visetto incazzato e sexy di Ruby Rose, anche se nello stesso identico personaggio (la fica con la pistola)
Queste foto, che dovrebbero essere foto simpatia extra-riprese ad uso e consumo dei social


non sono poi tanto lontane da quello che davvero fanno i personaggi del film, nel film. Cioè fanno più ridere le pose tutte serie che assumono nel film, che quelle ridere delle foto.
Questa invece è la mia faccia quando sono uscito dalla sala
Resident Evil Final Chapter è un film che non può e soprattutto non DEVE piacere, perché è ancorato a un'estetica da 2002 (ti ricordi quelle cose tipo Equilibrium, Aeon Flux, Ultraviolet... non era un caso che facevo quei grafici a "che pizza!"), che poteva pure andare bene allora, ma oggi è superata come la grafica della PS1. Magari sei un retrogamer, ma per retrogamer si intende gente che gioca ai coin-up degli anni 80, non a Resident Evil 1, ci scommetto.
Una serie come Fast & Furious ha saputo cambiare passo e adesso ogni film è un miliardo di dollari assicurato. RE non conosce il concetto di reboot e diventa solo un altro film da confondere con quello precedente. Che comunque già era brutto.
L'unicissima scena degna di un sorrisetto è l'autocitazione della stanza affettatutti del primo RE.
Che faccio lascio?
Per il resto, meglio riaccendere la PS4, cosa che non faccio esattamente da 10 mesi, e comprarsi RE7 con tanto di occhialoni 3D.
Ormai l'unica cosa che potrebbe salvare questa serie è prenderla veramente a ridere e iniziare a fare scene sceme tipo "killing in the rain i'm killing in the rain" con Milla che balla usando questo Umbrella qui
Oppure fare che la nuova distruttiva invasione che distrugge Racoon City è opera loro:
Dai fatelo.

CB ANTEPRIMA • Moonlight

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Moonlight
Trama: STORIA NERA

Prima di tutto un applausometro che rompe le barriere del suono (sarcasmo) a chi ha deciso che la FAVOLOSA locandina originale, questa
dovesse essere concettualmente annichilita (nell'originale un uomo - tre vite. In quella italiana tre uomini - una vita. C'è differenza.), graficamente svilita e vilmente riempita di centomille scritte e stelline rassicuranti e (questa la cosa più ridicola e patetica) con l'aggiunta di quei bullet point in alto "a chi è piaciuto" che la riduce a una comunicazione del tipo  "Ehy! Trattonsi di film di negri! Film simile a 12 anni schiavo e Selma! Film di vita complicata negra! Correte al cinema se vi avete amato!" quando invece: NO.
Ok, Moonlight è vita complicata negra, ma sono complicazioni lontane mille miglia dai problemi di schiavitù di Solomon o quelli poitici di Martin Luther.
In Moonlight, se proprio vogliamo, la questione razziale è proprio quella meno problematica. Anche perché di bianchi non c'è manco l'ombra.
Riassumiamo la trama di Moonlight ripescando la stupenda recensione illustrata che Margherita mi manchi ma quando arriva il Festival der Firme de Roma sempre troppo tardi non ne possono fare tre all'anno ora chiamo Weltroni fece del film:

A parte che ora che ho visto il film fa ridere cento volte di più, ma davvero c'è tutto anche del film. Bisogna dire che Marghe è stata un po' cattiva ma lo sai che mi piacciono le ragazze cattive con il povero Little/Chiron/Black.

Moonlight non è un film sul crack. Non è un film sulla vita di periferia. Non è un film sull'omosessualità. Non è neanche un film sui neri d'america.
Moonlight è un film sulla dolcezza.
(Sì. Sta per partire la sviolinata di CB sui sentimenti. Troppi mershmellow.)
Un film su quella dolcezza che riesce a esistere nonostante tu sia un nero di periferia gangsta, gay, menato da tutti, con la madre fatta di crack e tutto fa schifo e le possibilità di miglioramento sono lo 0,00001%.
Sdolcinato? Che ci posso fare se parla di questo? Perché parla proprio di questo. Di quanto può dirti merda tutto, ma se sei uno spirito sensibile ci sarà sempre una forma di annichilimento che farà da filtro, che non ti renderà cattivo pure a te. Più duro. Più coriaceo. Ma più cattivo, quello no.
Che il protagonista sia gay c'entra così poco. Come il fatto che sia nero. L'amore che prova - sto per dire una frase degna del poster italiano - non ha genere né colore (ho scritto questa recensione prima di tutta la cosa "un'amore" di ieri eh).
È amore, punto.
Ricorda la dinamica di quel film, Weekend, che raccontava sì una storia gay, ma guarda un po' era prima di tutto una storia d'amore, che fosse gay era praticamente marginale, perlomeno rispetto ai sentimenti puri, ai due protagonisti.
Moonlight è un film diviso in tre, tre capitoli distinti e conseguenziali. I fatti del primo capitolo ricadono sul secondo, e quelli del secondo sul terzo, e sembra quasi che quelli del terzo possano fare il giro e tornare indietro, al primo.
I personaggi che incontra il protagonista nell'arco della sua vita ne tracciano il percorso: una figura paterna che non ti aspetti da uno spacciatore che gli insegna come stare a galla (letteralmente)

un amico (anzi qualcosa di più) che si rivela pavido quando deve affrontare un branco di bulli che malmena Chiron, una madre che pensa solo alla droga e un'altra madre acquisita che sa trattarlo con tenerezza. 
Personaggi che lo formano e che fanno di Little Chiron, e di Chiron Black, sempre con quella dolcezza di fondo, che nessuno può eliminare: nonostante abbia tutto il diritto di provare rabbia e di distruggere tutto quello che lo circonda, non la prova, non distrugge, deve solo imparare a costruirci qualcosa sopra 
Invece subisce e vive. Non tanto perché è un martire, ma solo perché se si nasce sensibili, questo è quello che si fa, si subisce e si vive. 
Il finale per me c'è un barlume di speranza, non so se vi farà lo stesso effetto.
Sul dialogo, anzi sulla mancanza di dialogo, sono giocate gran parte delle dinamiche del film. Little/Chiron/Black è quasi muto, non riesce proprio a farli uscire i sentimenti, che lo spaventano anche quando non spaventano gli altri. Una timidezza quasi patologica lo fa pecora in un mondo di lupi, fino a quando non è costretto a diventare così:

perché se devi trovare un suo posto nel mondo degli spacciatori negri di periferia è meglio essere così

piuttosto che così

Un posto che, nonostante i denti dorati e il six pack, non sente per niente suo.
Può esserci dolcezza anche nelle più sfortunate delle vite? Moonlight cerca una risposta a questa domanda e la trova in un film "all black" lontanissimo dalle dinamiche da piagnisteo tipiche della cinematografia afroamericana. Proprio 12 anni e Selma sono due esempi perfetti: raccontarmi di neri sfortunati perché NERI coi bianchi tutti intorno che gli urlano e frustano e vogliono malissimo suona sempre un po' di furberia, non dico falsità, ma un territorio dove strappi facilmente la lacrima.
Moonlight racconta la vita di un uomo, la sua crescita, il suo cercare quel posto nel mondo che non ti faccia sentire scomodo, trovare la risposta a una domanda che gli fanno sul finale: Chi sei tu Chiron?



Non è la risposta che cerchiamo tutti? Non è la dolcezza quella che cerchiamo tutti? C'è un modo di essere sensibili anche facendo le cose più cattive? Sentimentalmente parlando, non c'è cosa peggiore che essere cattivi, con la consapevolezza di farlo, no?
Di certo se mi chiedete "Cos'è Moonlight?" io rispondo "Un bellissimo e inaspettato film."
Probabilmente il 26 sarà fagocitato dalla furberia danzereccia di La La Land, ma se c'è un amore che vale la pena di essere ricordato a questi Oscar, di certo è quello che Chiron non riesce a esprimere a parole, ma solo negli sguardi.
A proposito di Oscar. Naomie Harris, mamma male, è candidata. Per quale motivo non è dato sapere. È palesemente trascinata dall'entusiasmo per il film. Cioè allora l'oscar se lo merita anche lei.
Ecco le altre candidate, che sono le STESSE dei Golden Globe (poi dici un po' la noia). 
Anche qui un mistero. Quest'anno sembra che le lezioni "Pianto, come farlo sembrare vero" siano servite molto.
Gli altri tre film non li ho visti. Li vedrò. Li vedrò?

2x1 • Saluti da Adolf

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Sembra un po' insensibile da dire ma quest'anno si profila un grande trend: la Guerra. 
Non la III, quella che sta lì lì per scoppiare tra tra Trumputin
vs Kim Jong-un
ma proprio la II, quella che invece sta sparendo anche un po' dalla memoria perché ormai chi l'ha vissuta o è morto o ha 290 anni e non sapendo usare gli smartphone non riesce a far arrivare i suoi ricordi neanche tramite meme, infatti poi vedi quel progetto fotografico di Selfie+Olocausto e insomma, un po' di stucco ci rimani a pensare che la gente VERAMENTE si fa le selfie sexy sui momumenti alla memoria o coi sorrisi a 32 denti con la scritta Arbeit macht frei dietro. Poi gente con 50 MILIONI di follower su YouTube si mette a fare apologia del Nazismo e proprio scoppia il cervello.
Quindi questa cosa che stanno uscendo mille film che raccontano la II Guerra Mondiale - dall'inizio dell'anno ne abbiamo già visti un bel po' anche se in luoghi geografici e con intenti diversi: c'è stato quello di Gibson, poi Bradillard, quello sull'attentato a Heydrich e poi ho visto anche quello di Pif che ne parliamo settimana prossima - è una cosa buona per carità, mai scordarsi il vecchio adagio: non dimenticare per non ripetere gli stessi errori. 
Adagio che in effetti sembra sempre un po' vuoto, il famoso albero che cade nella foresta deserta, visto che tanto MAI il ricordo di una guerra precedente è servito a evitare una qualche guerra in qualche parte del mondo. Ma proprio dalla notte dei tempi eh.
Ci riusciranno i film? Ovviamente no, ma sempre meglio che esistano piuttosto che no.
Comunque, come già dicevo non ricordo in quale delle recensioni linkate, a proposito dei film su quel periodo nefasto mi piacciono sempre di più quelli che raccontano gli atti di resistenza urbana piuttosto che quelli da trincea. 
Ecco che quindi seguo e alimento il trend vedendo due film STORIA VERA (logico) che proprio di due atti di resistenza piccoli - ma ovviamente giganteschi - raccontano.
Lettere da Berlino
Trama: Stiamo tutti male. XXX

Una coppia di mesti berlinesi, Otto e Anna Quangel, che Hitler lo ha pure votato e che essendo tedeschi di nascita non subisce le morse della persecuzione nazista, perde il figlio in guerra. Sbem. Il dolore fa cadere il velo di Maya tipico di quelli che eleggono il loro dittatore senza neanche accorgersi delle conseguenze, e da quel momento i due iniziano a scrivere e a lasciare in giro per Berlino delle cartoline che inneggiano alla pace e alla consapevolezza del Male chiamato Adolf nella speranza che possanno istillare un barlume di consapevolezza in quelli che le trovano.
Le cartoline vengono lasciate in luoghi sempre più pericolosi e strategici. 
Le cartoline vengono inesorabilmente consegnate alla polizia, che mette un ispettore caparbio sulle tracce del/dei sobillatori anonimi. L'ispettore dovrà anche lui ricredersi su certi metodi non proprio ortodossi dei Nazi.
Non vi aspettate cose tipo Schindler's List o Il pianista o Train de Vie o  altri capolavori del genere perché siamo lontanissimi da quei picchi di genere, ma Lettere da Berlino è così come si presenta, una storia vera in formato fiction sorretta tutta dal suo cast.
Mi chiedo per quale assurdo motivo Brendan Gleeson non ha cento oscar, o perlomeno nomination, sul camino. È inspiegabile, ci manca solo che alla fine il figlio (attore pressocché inguardabile per me) faccia più successo del padre.
La sua presenza scenica salva il film dall'essere un prodotto televisivo (per quanto fatto bene). Poi ci sono Emma Thompson (cioè in pratica Malocchio Moody 
e la Cooman 
si sono sposati, hanno preso un Giratempo e hanno cercato di sconfiggere un altro despota pazzo, vedi...) e Daniel Bhrul, anche lui sempre bravo a fare il nazistello antipatico, sin dai tempi di Bastardi senza gloria.
Un film di seconda fila, ma che va benissimo esista.
Sempre in qualche recente recensione (recentione, quindi) avevo chiamato in causa quel tizio che aveva costruito da solo una bomba per ammazzare Hitler facendosi chiudere ogni notte nel pub dove il fuhrer avrebbe dovuto tenere un discorso dopo qualche mese, e mi chiedevo com'era possibile che non ci avessero ancora fatto un film ci hanno fatto un film:
13 Minuti
Trama: Bomba pacco

Il sottotitolo del film è "...che non cambiarono il mondo" AH GRAZIE DELLO SPOILER!
Ah già... fosse andato in porto l'attentato l'avremmo saputo alle elementari... vabbé... però quanto rimanemmo sorpresi quando vedemmo 'sta scena eh?
Insomma questo Georg Elser, anche lui tedesco, attentò alla vita di Hitler DA SOLO. Se non è un grande 'sto tizio, non so chi altri.
Però l'attentato andò male e la bomba esplose 13 minuti dopo che Adolf aveva lasciato la sala, ammazzando pure otto persone, ma non il bersaglio.
Il film ci racconta molto il prima e molto il dopo la sera dell'attentato, allungandosi  sulla vita da civile di Elser, sulle motivazioni (abbastanza chiare se viste col senno di poi, ma vivici tu da tedesco nella Germania Nazista con idee antinaziste) e sull'interrogatorio/tortura subìto una volta catturato, quando  i nazi proprio non ci volevano credere che aveva pianificato tutto da solo. Eppure.
Il film mi racconta per quasi tutto il tempo le avventure amorose di Elser, invece avrei voluto un film ansiogeno, se la potevano veramente giocare sulla claustrofobia. C'è anche che la palese antipatia (attore e personaggio sono da schiaffi in faccia fissi), e il fatto che tutto sia impacchettato con una grana ben al di sotto dell'importanza della storia che racconta affossa il film in un prodotto questo sì televisivo, e pure bruttarello.
13 minuti in mano a un grande regista (che poi il regista è quello de La Caduta, bel film, anche se tutti lo ricordiamo per il LOL

un ancora miglior sceneggiatore e con un attore degno di questo nome, sarebbe stato un grandissimo film. 
Comunque lo potete trovare su RAIplay. Capisco che aver appena detto che fa abbastanza schifo e poi linkarvelo non è la più coerente delle azioni, ma in questi tempi, sull'orlo della III Guerra Mondiale, chi ha più bisogno di coerenza.
Prossimo appuntamento con la Guerra il nuovo di Nolan:

SIAMOVIE SERIAL • La mafia uccide solo d'estathé

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Un personaggio come Pif, nel panorama televisivo e cinematografico italiano è proprio una manna. È necessario oserei dire. Uno che ha fatto Il Testimone merita tutto il rispetto e le risate possibile, lui con il suo fare spaesatissimo in mezzo alle più assurde situazioni del mondo. E con quel tono cazzone che però ti mette, di volta in volta, tristezza, rabbia, malinconia, divertimento come molti dei programmi che riempiono la TV (ok. sto parlando di una cosa che non conosco. non succede mai no? non ho la TV dal 
Le puntate sono tutte QUI e VANNO viste, proprio senza giustificazioni.
Pif poi ad un certo punto si è messo a fare cinema, con l'esordio La mafia uccide solo d'estate. Mi era piaciuto, non in visibilio, ma mi era piaciuto.
Un anno e mezzo fa ho scritto a Pif per la prefazione (la piffazione quindi) di un libro che vabbé avevo scritto tra una recensione e l'altra e mi ha risposto che non poteva perché sava finendo
In guerra per amore
Trama: Ah! Sì! No! volante...

MA COME HAI DETTO NO ALLA PREFAZIONE DEL LIBRO FONDAMENTALE DEL MONDO per il tuo film?! La reazione vi stupirà: sono stato contento che avesse preso anche solo quel minuto per scrivere la risposta, invece di chiamare l'avvocato per denunciarmi del fatto che avessi la sua mail privata. La stima continuava a crescere. 
Il film è contro la mafia mascherato da film d'amore mascherato da film di guerra. 
Di certo un progetto ambizioso, e forse troppo, perché qualcosa non funziona. Si direbbe che aver mascherato una cosa per un'altra e poi un'altra ancora abbia coperto di troppi strati il vero cuore del film, che poi è sempre quello: l'amore per la Sicilia. 
Sembra che questa cosa sia particolarmente comune nei registi siculi, basta pensare a Tornatore, che appena può torna sull'isola o a Scimeca, insomma la Sicilia più di altre regioni sembra appiccicarsi ai suoi registi.
Per Pif è di fondamentale importanza unire l'intrattenimento stralunato che regala il suo personaggio un po' picchiatello, ultimo dei romantici, immerso in situazioni più grandi di lui, che lui affronta con candore e quindi con sincero sentimento. Pif va in guerra (la II Mondiale, eccone un altro per il trend di cui parlavamo ieri) per motivi tutt'altro che patriottici, ci va per andare a costo zero fino in Sicilia, dall'America, per chiedere la mano dell'amata, che tanto sta col figlio di un boss newyorkese, sì è ingarbugliato, ve lo dicevo che ci sono troppe cose) e in questo film in particolare non si distanzia poi molto dal Benigni di La Vita è Bella.
C'è una strana eco che perdura per tutto il film: che il progetto fosse un tantino troppo ambizioso? In costume. La guerra. La mafia. L'amore. L'amicizia virile. C'è tempo anche per l'omosessualità, le barriere architettoniche, lo scontro religione-politica... ecco, forse troppe cose. Ognuna di queste forse spalmate in un episodio de Il Testimone sarebbe stata meglio approfondita.
Il film non ha quella forza che regala il contrasto risata-impegno che è la vera cifra stilistica di Pif, quello che lo rende speciale su tutti.
Ecco, i suoi format, così leggeri e così profondi, funzionano sulla lunghezza, come dimostra
La mafia uccide solo d'estate. La serie
Trama: Campo minnato

Che sì è la versione allungata del film, ma funziona tutto e forse anche di più, con più aria, appunto.
Si respira la stessa aria de La meglio gioventù, quelle operazioni che mischiano la storia dei piccoli - in questo caso una tipica famiglia italiana degli anni 70, con tutte le speranze, gli scontri, la quotidianità che conosciamo bene, sia dai film che dalle famiglie nostre - alla Storia con la S maiuscola, e lo fa bene, con delicatezza.
I Giammarese fanno di tutto per non guardare in faccia la Mafia, ma la Mafia, all'epoca di una sfrontatezza e potenza oggi quasi dimenticata, ma spaventosa, non poteva non intrommettersi in tutto quello che chiunque vivesse in Sicilia (e non solo) all'epoca.
Ecco, se proprio un piccolo appunto si può fare a questo serial (andato in onda sulla RAI, probabilmente è questa la causa) è di "edulcorare" proprio la spietatezza terrorristica della Mafia, che uccideva, distruggeva, faceva saltare in aria, controllava l'Italia a pie' spinto: i mafiosi sono tutti troppo "macchiettistici", quasi ridicoli, fanno meno paura di quello che dovrebbero.
Ma per il resto, dalla scrittura agli attori (AH! Anna Foglietta è più convincente da sicula che da romana qual è di origine e SORPRESA! il bel siculo Francesco Scianna è BRAVO! pazzesco eh, se ti ricordi l'ultima volta che l'hai visto...), alla voce off di Pif (ormai un marchio di fabbrica) rende il tutto una produzione come ce le dobbiamo augurare sempre. Giammarresi - Cesaroni 1000 a 0.
Rivedetevi Il Testimone. Amunì

CB ANTEPRIMA • Jackie

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Jackie
Trama: Jackie Down

A Pablo Larrain interessano più di ogni altra cosa i filmati d'epoca. 
Come fossero specchio del contemporaneo (lo sono.), Larrain li inserisce nei suoi film in una modalità da regista un po' ossessivo: li rigira, li ricostruisce, li rifà shot-for-shot, in un processo di cartacarbone che stupisce per maniacalità (ci sono making of in cui si vede Pablito che sovrappone in trasparenza il suo girato al filmato d'epoca e i due corrispondono alla perfezione), il risultato è cinematografico e documentaristico al tempo stesso. Ma la qualità vera del regista (e non l'opera di un mezzo matto) si sente quando quei filmati ricostruiti riescono a fondersi alla perfezione alla parte fiction, diventandone una parte fondamentale.
Nei biopic è una pratica usuale mettere i filmati dell'epoca, quelli veri, tipo Istituto Luce per capirsi, o la cosa di mettere sempre le foto dei veri protagonisti alla fine dei film STORIA VERA. Lo si fa perché video e foto vere ti portano indietro nel tempo e ti sbattono in faccia la realtà che il film vuole ricostruire. Ti dicono "guarda che è successo veramente. Sì ok questo è un film e magari ti stai distraendo perché gli attori sono famosi, ma la Storia è una cosa vera. C'è da millenni, la Storia, e anche se sei abituato a pensare che sta solo nei libri, invece è vera. E pensa un po', ti riguarda." 
Ricordate NO (no, dico, ricordate NO? Sì, ricordate, NO... vabbé...), il film sulle elezioni cilene vinte dai Mad Men dell'epoca, era di Larrain ed era bellissimo, e anche lì i filmati d'epoca erano ricostruiti in maniera maniacale ed erano veri protagonisti.
Ora a Larrain hanno aperto, meritatamente, le porte di Hollywood. E lui ha scelto di raccontare una storia che con i filmati d'epoca c'entra tantissimo, anzi ha scelto di raccontare ciò che accadde subito prima e subito dopo di quello che è, insieme al video dell'attacco delle Torri, a quello coi poliziotti che massacrano Rodney King, all'uomo che saltella sulla luna e a qualche impresa sportiva che ora non ricordo, il filmato più celebre della storia americana, lo Zapruder Film:

Se in JFK di Oliver Stone il filmato Zapruder viene sezionato e analizzato fotogramma per fotogramma in cerca di una spiegazione, di una cospirazione, dei proiettili magici, in Jackie viene quasi del tutto dimenticato, a favore di un altro filmato d'epoca che, per l'economia del film, diventa un'impressionante (impressionante!) testimonianza A) di quanto la vita di un First Lady non è fare la ricca e cambiare le tappezzerie delle stanze della Casa Bianca, ma piuttosto mettersi una maschera e diventare una sorta di tiro a segno per un intero popolo (quello americano poi, che certo non brilla in intelligenza) e per un cecchino vero e proprio B) di quanto è brava Natalie Portman. 
Il filmato è questo qui:

Nel film lo rivediamo quasi tutto, ma recitato da Natalie. La sensazione è straniante e dimostra perché Larrain si sia fissato nel ricostruirlo: è successo davvero, anche se c'è Natalie dentro, vederlo con la vera Jackie dimostra che era Storia, non cinema. 
Ma certo, poi c'è il fattaccio, quel momento un po' così di quando stai in macchina con tuo marito e a quello gli esplode la testa e tu l'unica cosa che puoi fare e raccogliere i pezzi e tenergli la calotta cranita al suo posto con le mani.
Quello che è successo a Jackie avrebbe mandato fuori di testa (!) chiunque, chiunque, e infatti, tra le reazioni della Kennedy ci sono momenti di sconforto infinito, pianti, ma anche una forza impressionante, una risolutezza inquietante e delle scelte impavide (il funerale pubblico voluto da Jackie poteva far concludere la mattanza dei Kennedy, mettendo dei bei bersagli rossi sulle teste dei ragazzini e su lei stessa ex-first lady dichiarava che l'apertura della stagione della caccia ai Kennedy non le faceva paura. La stagione durò fino a quando hanno ammazzato anche Booby. Oh, i Bush e i Trump non li ammazzano mai eh...), che l'hanno resa davvero umana, non come quando devi sorridere per forza in un filmato in cui accompagni per mano gli americani in una casa che non è la tua e che tanto prima o poi dovrai lasciare. Se poi la devi lasciare vestita di nero col feretro di tuo marito, diventa ancora più folle, anche perché tutti gran parte degli americani pensano di provare il tuo stesso dolore. Ma c'è una bella differenza, uno schermo trasparente tra lei e loro.

Jackie non era un biopic facile, ma lo sguardo ester(n)o di Larrain (un cileno, uno che viene da un paese che ha una Storia sulle spalle che altro che un attentato al presidente) serve proprio a raccontarci senza americanismo ('sto film in mano a un Eastwood o uno Stone, appunto, sarebbe stato un disastro) una tragedia personale (ricordiamo: stai in macchina, ti giri. Senti un botto. Ti rigiri, hai il cervello di tuo marito sul tuo completo Chanel rosa.) che diventa tragedia di tutti


Jackie non è assolutamente un film perfetto, si porta dietro tutti i soliti problemucci dei biopic, in primis il più grande, cioè quello di essere fagocitato dalla bravura dell'interprete principale (tipo Iron Lady o Capote) e anche una certa ripetizione dei concetti (che rendono dei passaggi pure un po' ridondanti), ma tra il gusto della ricostruzione (anche la Casa Bianca è stata ricostruita, annullando la mia certezza che da qualche parte a Hollywood c'è una copia precisa della Casa Bianca che poi le produzioni affittano e ci mettono dentro di volta in volta i vari X-Men, Channing Tatum e Kevin Spacey e tutti gli altri mille che fanno i presidenti nei film) e la bravura di regista e attrice, diventa già uno dei migliori del 2017, finora.
Natalie giganteggia, con un accento innaturale, una tristezza sempre composta e quella bellezza che vabbé. Lo merita l'oscar? Le candidate alla Miglior Attrice sono (link nelle foto):

Credo che la vera battaglia sia tra Natalie ed Emma, e mi chiedo, nell'economia della scelta, se dovrebbe vincere l'attrice chiamata a interpretare una vedova nelle ore più terribili e tragiche della sua vita, una prova che come l'affronti l'affronti, non deve essere stata per nulla facile, oppure l'attrice che ha dovuto ballare tutto il tempo con Ryan Gosling e fare questo:

No per carità, difficile tutto sempre eh, però... a parità di difficoltà interpretare una donna innamorata che balla e canta tutto il tempo rispetto che interpretare una donna innamorata che deve tornare a casa (bianca o non bianca) e togliersi i pezzi di cervello del marito dai capelli...

Per dire eh...
C'è però da dire che è dal 1998 che si vincono oscar per personaggi realmente esistiti. Solo lo scorso anno tre! È anche bello  pensare che si premi la costruzione di un personaggio senza che l'attore abbia dovuto "copiare" accenti e movenze.
Chissà se quando si incontrano il 26, Natalie e Michelle si accapigliano, sai... per quella storia di Jackie vs Marilyn...
Comunque Jackie l'oscar l'ha già vinto.
Natalie Portman sfornafigli di Millepied (ma perché io non ho un cognome così? Perché!?) è sempre bellissima. E pensare che quando stavamo insieme... 

Comunque, a parte JFK che è il vero capolavoro di Oliver Stone e su quello che successe a Dallas quel giorno senza se e senza ma, e dimenticati film che raccontano i Kennedy (ricordo questo e questo, e la serie TV che non ho mai finito di vedere e quella invece che ho finito), il vero supporto audiovisivo imprescindibile se si vuole approfondire la conoscenza di quei giorni è il doppio episodio di Quantum Leap in cui Sam diventa Lee Harvey Oswald. Bellissimo, tanto da mettervi il link anche se potrebbe partire un'investigazione dell'FBI, CIA, KGB, MOSSAD, Oliver Stone, Otto il bassotto e Signora in Giallo.

CB ANTEPRIMA • Barriere

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Barriere
Trama: Denzel Dormibon

Denzel Washington porta sul grande schermo la piece teatrallora stavo in questo albergo gigantesco. C'eravamo io, un tizio che conoscevo e un'altra che conoscevo (sì anche in senso biblico) ed eravamo asserragliati in una stanza perché fuori c'erano degli zombi. Sempre paurosa l'apocalisse zombi. L'unica via di fuga poteva essere passare dai terrazzi. Era uno di quegli alberghi con i terrazzi tutti uno accanto all'altro, ma il vero problema sarebbe stato passare su quello sotto, via via fino a terra, ma poi una volta a terra? Era pieno di zombi pure lì. Una bella gatta da pelare. A un certo punto uscivo e vedevo delle manine spuntare dalla balaustra e cacchio c'era un ragazzino zombi che si stava arrampicando. Bisognava buttarlo giù ma non eravamo ancora in quel momento dell'apocalisse zombi dove ormai c'hai fatto il callo e ammazzi gli zombi come fossere moscerini, erano ancora persone per noi, era l'inizio, quindi prendere le manine dello zombetto e buttarlo già non era proprio facile. Qualcuno doveva pur farlo però. E quindi mi immolavo. Una volta fatto però una strana calma sembrava impossessarsi di noi. Forse era una sorta di barriera mentale del tipo "cosa più terribile di questa difficilmente potrà succedere, insomma buttare un ragazzino da un palazzo". 
Denzel Washington parla al fulmicotone per le scene che ho visto, parla parla parla parla solo lui, quasi stesse cantando un blues, gli manca solo la tromba. Bravissimo per carità, e anche Viola Davis che si porterà a casa finalmente il suo Oscar. Questo comunque è l'anno dei film all black. La Davis è bravissima davvero, contraltare pacato e sottomesso al vomito dialettico del maritero in macchina. Viaggiavo a una velocità abbastanza sostenuta ma non tanto da sentire un pericolo, o  sentire di esserlo. A un certo punto una sorta di pulmino, o meglio una di quelle macchine molto grosse che vorrebbero essere pulmini ma non lo sono mai veramente, mi tagliava la strada. L'impatto era inevitabile ma la cosa stranissima era che non c'erano lamiere o scintille. Era come se la macchipulmino fosse fatta di plastica, di materiale gommoso, di bolla di sapone: l'attraversavo, al ralenti, e passando, dicevo all'autista (che a quel punto mi stava vicinissimo, alla mia destra) "ma le giuro che sto spingendo il freno ma non funzionaaaa". Attraversata la macchina continuavo il mio viaggio e arrivavo all'appuntamento. Parcheggiando facevo di nuovo un incidente. Finalmente fuori dalla macchina mi dicevo proprio "oh ma che succede oggi". il tempo di girarmi e la macchina l'avevano pure rubata!
La dimensione teatrale del film comunque è costringente eh. (Quasi tutto) recitato nelle quattro non-pareti di un patio di cui il protagonista sta costruendo la staccionata, le barriere (barriere reali - barriere interiori vabbé questa era facile), non aiuta molto il movimentarsi del film. I due protagonisti hanno già fatto coppia nella versione teatrale, iperpremiata, e lo sceneggiatore, August Wilson, due volte premio pulitzer l'ho appena letto su Wiki, è candidato all'oscar anche se è morto 12 anni fa e Mi baciavo tantissimo con una ragazza carina sotto a delle catene.
Ah. Come si dorme al cinema. Come si sogna al cinema. È bellissimo. Tu resisti, e sullo schermo tutti ti invitano a resistere, perché dannazione si sono fatti un culo come un secchio per recitare così bene, è impegnativo, contando anche la tematica del film e il fatto che sia evidentemente un film importantissimo per la comunità afroamericana che mai come quest'anno al cinema è rappresentata da grandi film e personaggi, e riconosciuta agli oscar anche con film per nulla faciloni o "come i bianchi vedono i neri" come al solito.
Però può succedere quello che ti pare, possono esplodere astronavi o esserci discorsi profondissimi o interpretazioni magistrali, ma quando finalmente non resisti più (chiudendo prima un occhio e poi l'altro) e ti lasci abbracciare da Morfeo, come stai bene.
Purtoppo poi quando vai a scrivere la recensione non puoi mettere né Chicken né Broccolo senza perdere in credibilità (eh. tutta quella credibilità...), perché il film in realtà non l'hai proprio visto, l'hai visto a pezzi, e anche se vorresti dare la colpa della tua narcolessia al film noioso, non potrai mai sapere se è veramente colpa sua o del fatto che avevi dormito pochissimo la notte prima o quel che è. 
Sai solo una cosa: esci dalla sala e pensi che dormire e sognare zombi, incidenti saponati e baci appassionati al cinema è bellissimo.

CB ANTEPRIMA • T2 Trainspotting

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T2 Trainspotting
Trama: Choose normalizzazione

Partiamo subito dall'assunto che no, se volete andare a vedere T2 con l'idea di ripetere tutto il tempo «AH! MALEDETTI! NON È GENIALE COME IL PRIMO! no, fate un favore a voi e agli altri e non ci andate. Scordatevelo proprio e fate finta che non esiste.
Perché sì, avreste ragione: T2 è lontano mille milioni di miglia dalla grandezza del suo predecessore. 
Niente è grande (e vi giuro che la nostalgia non c'entra) come nel primo: non lo è la regia, non lo sono gli attori, non lo è la colonna sonora, non lo è la sceneggiatura.
Non lo è neanche il nuovo mantra "Choose Life" versione 2.1 

Che poi anche quello del 1996 dopo averlo sentito, letto, visto su t-shirt al mercatino di Camden Town talmente tante volte che ormai suona vuoto pure quello.
Trainspottingè lontano 20 anni. E vent'anni si sentono, sulle facce, sulle schiene, nelle rughe, nei pensieri, nelle prospettive, nella vitalità di tutti quelli coinvolti.
Quei ventenni e questi ventanni segnano un solco profondissimo, probabilmente infinito tra i due film. 20 anni in cui sono successe tantissime cose, a loro e a noi: tra di loro c'è chi ha vinto l'oscar, chi si è dato alle serie TV, chi è stato Jedi e se ci pensi il fatto che nessuno di quei ragazzi sia veramente sparito dalla circolazione la dice lunga sull'importanza del primo Trainspotting nell'immaginario collettivo. Erano ragazzi senza futuro, quel film gli ha regalato a tutti IL futuro. A noi, be', ognuno lo sa quello che è successo negli ultimi 20 anni, ma quel film è sempre rimasto lì, con la colonna sonora che almeno quattro cinque volte l'anno la metti, con le frasi che le citi, con il poster omaggio che prima o poi senza nessuna particolare ricorrenza arriva (tipo questo degli amici Van Orton)
E allora T2 va preso così. Noi non siamo proprio quelli di vent'anni fa, neanche Traispotting lo è. E siccome non credo che ogni giorno voi vi svegliate la mattina, andate allo specchio e iniziate a urlare «AH! MALEDETTO! NON SEI QUELLO DI VENTI ANNI FA!» (se lo fate, un po' mi dispiace...) allora accettate anche l'immagine riflessa di Mark, Spud, Begbie e Sick BOy.
T2 è tutto un altro film. Non dovete incazzarvi se non sarà la botta che è stata il primo. La prima volta è sempre una cosa a sé, in tutto.
Nessuno si incazza quando Linklater ogni dieci anni fa uscire la puntata della sua dramedy Before the..., e allora pensate a T2 come un progetto, un ritorno, non una triste rimpatriata tra amici delle medie che non hanno più nulla da dirsi, piuttosto un incontro di uomini (e un paio di donne) che, venti anni or sono, hanno fatto una cosa grande, e per questo meritano rispetto anche se ora sono più imbolsiti, meno geniali e meno drogati.
T2 non vive nel passato, anche se il fan service è forte:
ma è un film nuovo, che ovviamente, in un periodo in cui l'ovatta circonda tutto, in cui tutto è stato provato, digerito e ricagato come la famosa supposta, nessuna idea o turbine registico può davvero stupire, nessuna tragedia cinematografica può davvero sconvolgere, nessun vuoto interiore può davvero impietosire. 
Abbiamo vent'anni di film e serie tv in cui è successo di TUTTO (violenze, droghe, omicidi, tragedie, incesti, TUTTO, pensate alla cosa più atroce che potete, scrivetemela nei commenti e io vi dico in che film o serie la trovate. O vi rispondo già qui Game of Thrones e ho fatto.) e forse la scelta più oculata di Boyle & Co. è proprio quella di non spingere l'accelleratore sullo sballo e sulla tragedia (che erano i due elementi fondamentali del primo, anche se ti ricordi le scene divertenti dell'incontinenza di Spud.) 
T2 ha dei toni da commedia decisamente più marcati rispetto al primo, e la droga ricopre un ruolo marginale (tipo che qui ha più importanza il Viagra), qui conta l'amicizia, il tradimento della stessa (si riparte quindi da dove li avevamo lasciati) e ovviamente il vivere nel passato, che non è mai e poi mai una buona idea (anche se è un passato di, che ne so, sei mesi o dieci giorni fa).
Inutile dire "com'erano" mettendo a confronto le gif del prima e del dopo
1996 // 20161996 // 2016
1996 // 20161996 // 2016
1996 // 2016
e neanche le sere delle premiere. La prima premiere è la vera premiere prima della premiere

perché a tutti fanno un po' male e un po' piacere le foto di venti anni fa. Il problema è che quando il tempo sta passando non te ne accorgi proprio, non stai lì a dirti "è passata un'ora, è passato un giorno, è passata una settimana, sono passati vent'anni", poi però ti giri e sono passati, quei ventanni. Come se non te ne fossi accorto, come fossi stato da un'altra parte. Sei sotto botta per tutta la vita, quando si tratta del tempo.
T2, come una tua foto di vent'anni fa, fa un po' bene e un po' male. T2 dà, T2 toglie.
La cosa più importante, quella che non te lo fa odiare, è che T2 ha un grande rispetto per la sua origine, per il primo film. Non lo violenta, non lo sfrutta, non lo snatura. Lo cita, quello sì e pure tanto, era inevitabile dài, ma almeno lo fa con una consapevolezza che molte volte queste reunion filmiche non hanno (erano passati vent'anni anche dal primo Independence Day e guarda che merda che è uscita fuori)

Non siamo più quelli di vent'anni fa, quindi giochiamoci anche un po' su, facciamo un film vent'anni dopo che parli proprio dell'irripetibilità di quello che fu. Facciamolo noi, che siamo quelli che vent'anni fa hanno fatto il miracolo, e fottiamocene pure un po' di quelli che diranno che siamo vecchi, imbolsiti e che pensiamo solo ai soldi che possiamo fare riesumando il cadavere Trainspotting. Facciamolo e basta. 

Begbie, Mark, Spud e Sick Boy sono tra i personaggi più iconici del cinema anni 90. E oggi si fanno le selfie come tutti


ma non per questo dobbiamo amarli di meno. 
Choose fare l'attore, choose non parlare con Danny Boyle per dieci anni perché non ti ha fatto fare il protagonista di The Beach che in effetti ci saresti stato benissimo, choose invecchiare e non capire bene perché tutti usano i filtri di Snapchat, choose vivere, che è il contrario di morire.
Abbiamo imparato davvero a "choose life" da quattro scozzesi scotennati scoperchiati scatenati? Non lo abbiamo fatto consapevolmente, perché non ammetteremo mai che un film, un film qualunque, ci possa davvero far prendere una strada piuttosto che un'altra, ma dentro lo sappiamo, ogni volta che ripensiamo a Trainspotting, al miracolo Trainspotting (che parlava del più schifoso cesso di Scozia e di drogati, ma parlava anche della nostra indolenza anche se non eravamo mai andati in Scozia e non ci eravamo mai drogati), che è stato un film che ci ha cambiato. Un film nato da un'alchimia miracolosa di facce, corpi, parole, personaggi, scene, situazioni e, soprattuto, contesto storico (che spesso è una cosa che decreta il successo di un film più della qualità del film stesso), tutte cose che mai si potranno ricreare. Mettiamoci l'anima in pace e facciamo un film che ci diverta fare, senza stare neanche a pensare di farne uno migliore. La gente capirà. Altrimenti si buttassero nel cesso

Il mio grande pentimento è di averlo visto doppiato in italiano (questo passava l'anteprima), non fate assolutamente questo errore.
Ah. C'è una cosa, una singola cosa, che è rimasta unica, splendida, speciale, anche dopo venti fottutissimi anni. Quel sorriso lì

La colonna sonora comunque è bella. No, non come la prima, ma niente lo è come la prima volta.
Choose ChickenBroccoli.

CB ANTEPRIMA • The Great Wall

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The Great Wall
Trama: Matt demoni

Pochi altri film si raccontano da soli come questo. Cioè le cose che si possono dire sono tutte contenute nel progetto: un film con un budget multimiliardario di yen con UNA star americana (più un vecchio Willem Deforme e un rampante bellimbusto che viene dalle serie TV) e tutto il resto CINESE! CINEMA CINESE! Da oggi possiamo dire, al posto di "un'americata" anche "una cinesata" parlando di un film. Che comunque la valenza è uguale di tutto il resto, dal mondo della moda alla tecnologia: una copia di una copia.
Il film racconta di questa leggenda per cui la Grande Muraglia è stata costruita per tenere fuori dei mostri cattivissimi che vogliono attaccare il rigole e la virtù del popolo cinese: gli americani.
Però Matt Damon fa breccia nella Grande marmaglia e partecipa al primo film veramente blockbusteroso dei cinesi, un film che vuole fondere l'azione e gli effetti speciali tipici dei filmastri americani da centro commerciale al fatto che ora i cinesi vanno più al cinema degli americani.
La cosa che ci colpisce è che ci sta Matt Damon. A parte che era già tutto scritto in Team America:
ma di che ci stupiamo? A parte che non è il primo. Ma comunque mai sottovalutare il potere dei soldi. Mai. Li Soldi Mai. Vedi, pare proprio un nome cinese.
Allora Matt Damon! è un mercenario (intendo nel film, non come attore che cede agli yen e va a fare film cinesi) che arriva in Cina (!) e a una certa si trava davanti questa muraglia. Sopra la grande muraglia ci sta la grande armata cinese, e tutti si stanno cagando sotto preparando per un terribile attacco che sta per arrivare, ancora non si capisce di cosa.
L'armata cinese è composta da combattenti rossi
combattenti blu
e combattenti gialli
che vengono lanciati a frotte a morire contro i nemici. Ogni gruppo di soldati ha il suo comandante col suo bel colore sgargiante addosso e la sua abilità. Dimmi se non sono Pikmin! Pure gli stessi colori...
Però hanno delle armature più fighe dei Pikmin. Sembrano un mix tra i Power Rangers e i Cinque Samurai. Sì ecco i costumi e tutta l'oggettistica di scena mi è piaciuta. Belle cinesate.
Deer Corps. The legendary protectors of The Great Wall.Bear Corps, masters of close-quarters combat.
Tiger Corps, sharpening the army’s claws.Eagle Corps, precise and cunning.
Una volta ci sono andato in Cina e stavo nella Città Proibita e io:
- Certo oh sembra tutto molto nuovo. Tenuto benissimo. Questi colori sui tetti, le statue... sono così accesi...
- Sì perché qui ogni tot anni ridipingono tutto.
- Ah ok ridipingCOSA?! MA COME RIDIPINGONO LE COSE DI MILLE ANNI FA?!
E insomma se entri nella mentalità cinese, tutti quei colori sono anche divertenti. Guarda che è solo Game of Thrones colorato con gli Stabilo Boss.
I cattivi da sconfiggere sono MOSTRI, che ogni 60anni si svegliano a vanno a mangiare i cinesi. Li capisco, quando ti viene voglia di mangiare cinese non c'è pigrizia che tenga, devi mangiarlo.
I mostroni sono in computer grafica e arrivano tramite un utilizzo smodato di copia/incolla che manco i cavalli di Mulan o le navi di Troy. Che poi non sono bruttissimi eh. Cioè sono brutti
ma sono carini. Vabbé.
Segnarsi per gli Award il megatrend MOSTRI. Non parlo di mostri interiosi o "i mostri siamo noooi", parlo proprio di animaloni schifosi pieni di zampe e denti affilati. Abbiamo avuto The monster e stanno arrivando questo e questo. Mostri, mostri a perdita d'occhio. Il tuo.
Comunque penso di non aver mai visto Matt Damon recitare tanto svogliatamente. ll fatto è che dentro questo film ci sono delle star che in quanto a numeri Matt Damon se li sogna, secondo me doveva fare a star americana e invece s'è sentito mezzo uno sfigato.
Tipo questo ragazzino qui
dice che è una megafantaipergigastar, proprio che in confronto Leo DiCaprio in età Titanic era meno famoso di me sull'internet, e in Cina lo osannano. Proprio frotte di ragazzine adoranti appena muove un passo.
Certo i cinesi hanno strani gusti in fatto di uomini. Sono sbagliato io se penso che un uomo debba essere più simile a questo
che a questo?
Chissà.
Insomma a questo film gli si vuole più male o più bene? Ma non gli si vuole niente. Ok s'è preso il Broccolo, ma solo perché subito dopo ho visto Logan e non è che posso regalare Chicken a tutti. Sto diventando troppo bono. Fatto è che seppure diverte mentre lo vedi, proprio non lascia nulla, manco quella pena che fa un film come Warcraft (altro film che in Cina ha guadagnato fantastriliardi). Insomma The Great Wall si rompe subito, come le cose che compri dai cinesi.
Comunque Pedro Pedro Pedro da Santa Fè (che ricordate in Game of Thrones e Narcos, giusto?) è un fico:
lo dice pure la Regina Lannister che infatti ci ha fatto del sesso e dei figli.
E io che pensavo che questo film parlava della leggenda di quello che ci è passato attraverso:

Bonus: Tom Hiddleston che non c'entra un piffero col film ma corre sulla muraglia
PS: NONE! NON CI SONO ANDATO sULLA MURAGLIA DIO SANTO POSSIBILE CHE OGNI VOLTA CHE DICI CHE SEI STATO IN CINA TI CHIEDONO DELLA MURAGLIA!!! Poi madonna che avrà mai di speciale ora che l'hanno trasformato in un Aquafan

OSCAR 2017 • Vota e [non] Vinci

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La vedete questa gif qui sopra? L'hanno fatta
DANIELE SIMONELLI (le illustrazioni) 
e
 MATTEO GOI (l'animazione)
Quando me l'hanno mandata io mi sono veramente inviperito! MA IO DICO! NON SI ERA DETTO CHE DOVEVATE FARE UNA COSA TANTO FICA quando vi ho coinvolto per fare l'illustrazione di copertina per il form annuale dedicato agli OSCAR! NON ERANO QUESTI GLI ACCORDI! GRAZIE TANTE! Grazie per farmi sentire del tutto inadeguato! Ma guarda questi, gli chiedi una cosa gratis e loro te la fanno anche STUPENDA! E la animano pure! Ma non "animano" tipo le gif a due frame che faccio io, no, loro fanno il CARTONE ANIMATO che se metti la musica sotto, tipo che ne so, QUESTA, va pure a tempo.
Io veramente non so più che fare con questi artisti...
Allora. Come ogni anno dal 2012 [prego Mario Bianchi]:
ecco a voi il modulo per gli Oscar VOTA E [non] VINCI di ChickenBroccoli, l'unico modulo con una copertina illustrata bellissima e il resto quasi illeggibile.
Quest'anno, sull'onda della furberia dell'entusiasmo per LA LA LAND, ci siamo dati alla grafica tutta bella Sixties! Va' che robina:
Non fa sempre un po' paura vedere come gli anni si accumulano qui e tu non ti ricordi manco chi ha vinto l'oscar come Montaggio Sonoro nel 2012? A me fa sempre una certa impressione quando arrivano questi appuntamenti annuali (gli Oscar, gli Awards, il post estivo, la visione annuale di The Mist) perché stanno diventando tanti (anche se mai troppi...)... 
Ma bando alle solite inutili somme sull'onda dei ricordi da vecchio rincitrullito che ormai mi prendono sempre più spesso (pensa quando arriveremo al Decimo anno, che peraltro corrisponderà ai miei 40 anni. Paura eh?), vediamoci TUTTI i candidati nella solita foto di rito che mi piace sempre perché penso "pensa se crollava il tetto proprio in quel momento, finiva mezzo cinema oh". Eccola:
(QUI la trovi proprio gigante)
Vengono fuori sempre tante cose da dire guardando questa foto annuale 
• Pharrell ma come cazzo ti sei vestito? Ma che pensavi di andare a buttare la spazzatura? Ma insomma!
• Quanto è fico Casey Affleck?
• Denzel Washington e Mel Gibson sono delle sagome di cartone? Per forza.
• Matt Damon l'hanno lasciato chiuso dentro lo scorso anno ed è rimasto pure in questa? Per cosa sarebbe candidato, non certo per il film cinese.

• Ma se io non riesco a organizzare una cena con due amici e sono circa due anni che ci diciamo "oh giovedì cena cascasse il tetto!" e poi alla fine uno dei tre matematicamente dà buca, ma loro come DIAVOLO fanno ogni volta a mettere insieme così tante persone che, immagino, hanno molto da fare tipo nuotare nelle loro piscine o lucidare oscar precedentemente vinti. Un inferno per organizza 'sta foto.
• Emma i tuoi occhi li ho visti anche senza ingrandire.
• Non avrebbreo dovuto riesumare la salma di quello morto 15 anni fa e candidato per Barriere un tantinello in ritardo?
Infine, per darvi un po' la bussola di quelli da NON votare, come al solito vi metto link di tutti i film che hanno almeno una candidatura, perlomeno quelli già visti e recensiti da me (ovviamente male, mica sono SImonelli e Goi io! Ma guarda te, quei due, non mi ci fa pensa'...)
Io come al solito non vedrò la nottata (che bello quell'anno che non lavoravo e ho potuto vederli e commentarli in diretta. Da sotto quel ponte. Vestito di stracci. Senza cibo... al freddo... mentre anche l'ultimo fiammifero si spengeva... che bello..) ma voi che potete (stando alle vostre storie di Instagram/Facebook/oraanchesuWhatsapp state sempre in vacanza oh) scaricate il PDF spingendo il pulsante rétro qui sotto:
E votate i vostri CB OSCAR! Se volete mandarmi il form o metterlo pubblico sulla pagina FB di CB, fate quello che vi pare, tanto ormai mi sembra che SImonelli e Goi hanno dimostrato che le mie direttive valgono zero. L'ho sempre detto... Simonelli e Goi dei paesi tuoi... comunque hanno anche dei siti, mi sembra il caso di metterli (tipo gogna):
Ah, io comunque gente professionale così non la chiamo più! Non ci può lavorare con gente così brava!
BUONA NOTTE (degli Oscar!)
PS: Tornate Domenica che c'è una sorpresa.

♰ Bill Paxton ♰

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♰ Bill Paxton ♰
Mi uccise un Alien.
 Mi uccise un Terminator.
Mi uccise un Predator.

CHICKENBROCCOLI CULT POSTER • La La Land by Maddalena Cerrai

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E IL MIGLIOR FILM È LA LA LA... ah no. È Moonlight... Intanto però il film danzerino si porta a casa 6 statuette e anche se da oggi in poi sarà scherzato tantissimo per il clamoroso errore di qualche ora fa, a noi La La Land continuerà a piacere da matti e a farci credere che ballando si può affrontare tutto, anche le delusioni più cocenti, tipo chessò, quella di salire sul palco del premio più importante di tutti, agguantare l'Oscar e doverlo dare al film dopo. 
Per festeggiarlo degnamente io e la stilosissima illustratrice Maddalena Carrai abbiamo realizzato questo fantastico poster! Secondo me è un premio migliore dell'Oscar.
Mia e Sebastian uniti e divisi da una platea, forse nel poster le cose andranno diversamente che nel film? A voi deciderlo.
Potete acquistare il poster sul CHICKEN BROCCOLI SHOP 
spingendo a tempo di musica questo pulsante:

Naomi Wattsup

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Shut In
Trama: Sciatt In

La carriera di Naomi Watts è una montagna russa.
È piena zeppa di cose belle quando non bellissime (Mulholland Drive, La promessa dell'assassino
(me lo chiedo ogni  mattina)
The Ring (ahò a me m'è piaciuto), 21 grammi, The Impossible, Birdman, Demolition) e la MERDA. Non dico qui film bruttini fatti tanto per farli che comunque li fanno tutti gli attori o per rimpinguare il CV o per racimolare quanto basta per rifare la tappezzeria della stanza da letto, della quarta stanza da letto, intendo proprio LA MERDA.
The international, Movie 43, DIANA! Come scordarsi di Diana... Divergent... e ora questo Shut In, forse il più basso gradino della sua carriera. Non ok Diana è il più basso, ma questo è qullo subito sopra.
Naomi è una psicologa infantile (nel senso che cura i ragazzini non che è infantile lei) che riceve i pazienti a casa perché si è dovuta accollare il figliastro adolescente con la faccia da pazzo
dopo che il suo ex-marito è morto in un incidente stradale in cui è rimasto coinvolto anche il figlio che appunto adesso è ridotto una pianta grassa
non so voi ma io già mi sono perso.
Insomma questi abitano in questa casa isolatissima che rimane ancora più isolata per colpa di una bufera di neve (certo furbo vivere col tuo figliastro ficus benjamin in una casa a mille chilometri dal centro abitato più vicino. Chi è il tuo agente immobiliare, STEPHEN KING?!) e Naomi inizia a fare brutti sogni.
A un certo punto uno dei ragazzini problematici che Naomi ha in cura (te lo ricordi quello di Room e di Somnia? Lui, che è già candidato a diventare il nuovo Haley Joel Hosmet, tanto caruccio da piccolo, tra 15 anni lo ritroviamo nelle liste web tipo "10 children actors once pretty now shit like wrost shit in the world of shit".) problematico pure lui, infatti è muto per non ricordo quale dramma e lui non lo dice (!).
Insomma se non hai un problema non avevi posto nel film.
Ad un certo punto 'sto ragazzino, che si era molto affezionato a Naomi, si perde, non si trova più, e in contemporanea Naomi inizia a fare sogni strani tipo che questo ragazzino è a casa sua (indovina un po'...).
MA ATTENZIONE!!! PROPRIO QUELLO CHE LA FACCIA DA PAZZO DI PRIMA VI HA FATTO PENSARE POTESSE SUCCEDERE, SUCCEDE!
Infatti il figliastro era un finto filodendro e fingeva cactus sin dal momento dell'incidente solo per farsi fare il bagnetto da Naomi.
La famosa sindrome di Edipastro (essendo i figliastro...)
Da quando arriva questo turning point il film diventa meno movimentato di quando il tizio imitava uno spatifillo:
Diventa in pratica un home invasion con Naomi che scappa, l'ex ragazzo felce che la insegue non si capisce se per scoparsela o ucciderla, probabilmente entrambe (non chiediamoci quale delle due cose per prima), e TA-DA! anche il ragazzino muto è in giro davvero per la casa.
Insomma la fiera delle stronzate tutte belle inzeppate in un film fatto con due lire, peraltro tutte spese per la neve finta.
E pensare che la sceneggiatura era in un roba che si chiama Black List, che è una zona grigia nell'iperspazio di Hollywood che raccoglie tutte quelle sceneggiature che nessuno vuole fare e ogni tanto tramite votazione (probabilmente del Gran Consiglio delle Piante d'Appartamento) ne pescano una e la fanno davvero. Film come The Millionaire, Il discorso del Re, Il caso Spotlight, Revenant erano in quella lista. Evvabbéddai, non ti può dire sempre bene quando peschi dal mucchio.
Factoid: Shut In è quel film che ha fatto cambiare il titolo in Intruders a un altro film che aveva la sola colpa di avere attori meno famosi o forse quella di essere nettamente più fico. 
Non è giusto! Al limite avrei chiamato questo Shut (the fuck) Up! Io so i Naomi.
C'è in giro una locandina "sincityata" che mi chiedo veramente a chi è venuta in mente. A un bonsai?

LE PRECENSIONI • Episodio#1

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L'ABBIAMO FATTO DAVVERO! 
Io e la compare Alabama (la stessa che ogni due anni si degna di scrivere qualche articolo su quegli assurdi film giapponesi) abbiamo iniziato il nostro personalissimo podcast.
Si chiama LE PRECENSIONI e come dice la parola stessa è un podcast di recensioni fatte prima di vedere i film (almeno la maggior parte delle volte, c'è sempre la componente Anteprima).
In pratica ci siamo noi due che (stra)parliamo dei film in uscita in settimana per tutto il tempo, una roba imprescindibile per scegliere cosa andare a vedere o meno.
Abituatevi che nei nostri sogni c'è che almeno una volta a settimana ne esce uno e io mi risparmierò qualche recensione scritta! Ad esempio se volete sapere cosa penso di LOGAN ascoltatevi le PRECENSIONI fino alla fine.
D'altronde che altro avrete di meglio fare per i prossimi 40 minuti non lo posso immaginare.
Io consiglio di spingere PLAY e metterlo come sottofondo di qualsiasi cosa stiate facendo, funziona se state lavorando, se state correndo, se state cucinando. Forse funziona anche se state facendo roba, potrebbe ravvivare il rapporto.

In questa puntata i film in uscita tra il 1° e il 2 Marzo 2017:
BUON ASCOLTO!

Sangue di Colonia

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Colonia
Trama: Colonia infiammata

Vi pensavate che una volta iniziato il podcast avrei lasciato perdere le vetuste recensioni scritte che faccio da OTTO anni e non avrei parlato e fatto altro eh?
E AVEVATE RAGIONE! 
HEY! Io e Alabrava abbiamo iniziato un podcast! Si chiama LE PRECENSIONI e le ascolti su SPREAKER (dopo un tentativo assurdo di video su Vimeo abbiamo provato a googhellare "dove mettere un podcast" e thò, c'è un sito fatto proprio per quello ma guarda se ne inventano una più del Diavolo questi di Internet).
Insomma, come se non fosse abbastanza chiaro dal bofonchio registrato, da qualche tempo le recensioni scritte, perlomeno alcune recensioni scritte, mi cominciavano a stare un po'"qui"... "qui"... vedi dove "qui"... guarda avvicinati che vedi meglio... ecco, stanno proprio "qui". Sì è molto affolato, ci stanno tutti gli ovosodi che non vanno né su né giù.
Quindi ARIA FRESCA! SVECCHIUME! COSE NUOVE! PODCAST! IL FUTURO! (oh. ho aperto un blog sito l'anno in cui morivano tutti, ovviamente apro un podcast quando è già cosa vecchia, evvabbéddai).
Insomma LE PRECENSIONI già dalla prima puntata ha sortito l'effetto sperato: ora scrivere di LOGAN o di La legge della notte (che ho visto entrambi in anteprima e che avrebbero meritato recensioni pazzeschissime) mi va meno che zero. 
Ovviamente questo ha aperto in me una voragine di paranoie, la più grande delle quali è "ma poi lo devo mettere il film di cui parlo in TUTTI I FILM?"... vedrò dopo venti nottate insonni a pensare a questa cosa importantissima cosa mi dirà il cuore*.
Quindi per ora va così, alcuni dei film visti ve li sorbite nel podcast direttamente sparati nelle orecchie. Una bella tortura, che nel caso di questo film capita proprio a fagiuolo.
Infatti per rassicurare quelli di voi che non vogliono perdere l'onore e l'onere di leggere invece di ascoltare CB (e i sordi, ovviamente), facciamo la recensione pazzesca di Colonia, un film in cui Hermione Granger recita molto male (inizio a dubitare seriamente delle sue doti. Ha la sindrome Kristen Stewart in questo film) in compagnia di Daniel Bruhl (non so fare la u coi puntini, immaginateli), uno che non invecchia MAI.
Invece Hermione cresce e tu che te la ricordavi così

e te la ritrovi cosà

ah no, te la ritrovi cosà che gira per casa tua con la tua camicia e veramente chi ti ha detto che potevi prenderla vabbéperstavolta passi
Il film è l'ennesimo STORIA VERA (ennesimo! no ma basta davvero, siete riusciti a farmi aprire e chiudere una rubrica per sopraggiunta noia! a me! non era mai successo...) che racconta una porzione di storia cilena durante la dittatura di Pinochet (vi prego qualcuno mi faccia smettere di pensare a lui vestito Pinocchio ogni volta che nomino Pinochet. Oppure no...): ci stava questo posto chiamato Colonia Dignidad. 
Diapositiva

Ed è subito Arbeit Macht Frei. Infatti in questa colonia non ti profumavano tutto come lascerebbe intuire in nome, ma anzi era un di campo di prigionia brutto nascosto da villaggio Valtour bello, dove all'esterno era tutto perfettino, tutti vestiti come tirolesi, uomini al lavoro, donne al lavoro, tutti pettinati e sorridenti, poi invece era un lager con tanto di torture (fisiche e verbali, ma più fisiche), soprusi, omicidi. Un posto orrendo. Insomma avevano esportato i lager. Tutto vero.
Insomma Daniel, rivoluzionario innamorato, finisce a Colonia come sovversivo. Emma, fotografa innamorata, entra a Colonia volontariamente per salvarlo. Lo trova frantumato di botte che per salvarsi finge di essere diventato ritardato per colpa dell'elettroshock (eh?).
I due, dopo averne subite della qualunque, organizzano una fuga un po' rocambolesca con tanto di passaggi subaqqui! e un inseguimento all'aeroporto che ricalca quasi pari pari la scena finale di Argo, ma con un decimo del patos.
Nel film si respira l'atrocità che gli ospiti di Colonia Dignidad hanno subìto in quel luogo per nulla ameno, e la cattiveria pazzoide del suo direttore, 'sto maledetto qui:
interpretato dall'attore più viscido che esiste, Michael Nyqvist (porello, condannato a queste parti, forse anche colpa del cognome), che comunque è quello che funziona meglio

Il tipo aveva creato un clima da Setta (le Sette vanno molto negli ultimi due anni, arrivato a sette faccio la lista) in cui lui era gran visir maestro capo che faceva e disfaceva e decideva per la vita degli "ospiti", tutto con l'agida di Pinocchiet, alla fine la questione "storia d'amore" rovina un po' tutto. Colonia racconta l'ennesima pagina storica veramente molto brutta, ma lo fa concentrandosi sull'amore di 'sti due con un piglio troppo romantico e francamente è il filtro sbagliato da cui guardare. 
Insomma secodo Colonia l'amore è più forte anche della dittatura di Pinochet. Tiè. Ma se ripenso a un film come Garage Olimpo (stessa geografia, stesso contesto storico, anche con sfumature romantiche, ma tutto altro spessore), non c'è proprio paragone. E per quanto riguarda le Sette recuperare Martha Marcy May Marlene, quello sì che fa paura.
Ah, l'essere umano, che meraviglioso abitante di questo pianeta, quante belle storie di atrocità regala ogni giorno. Se ti metti a cercare trovi fatti terrificanti di violenza e soprusi in ogni parte del mondo, in ogni epoca, in ogni estrazione sociale, in ogni. Ma quando fanno un film che racconta l'estinzione?
Comunque, a proposito di Emma, tra una settimana ci andiamo a vedere La Bella e la Bestia. Se avete dato un'occhiata al pupazzo di Emma c'è da chiedersi chi è la bestia del titolo

White Obama e la Bestia. 
*ovviamente metterò il link alle PRECENSIONI dei film che ho visto. Sèplufasil. Io che parlo di una cosa terribilissima come Colonia Dignidad e in realtà penso solo al podcast la dice lunga su quanto mi ha colpito nel profondo questo film.

Crudeli Demon

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The Neon Demon
Trama: Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che uccide

Finalmente ho visto Neon Demon e alla mia faccia gli è presa per tutto il tempo una paresi esattamente a metà tra lo stupore estasiato che assunse nel vedere (e rivedere) Drive e quell'espressione riassumibile con "ma che è 'sta merda" raggiunta quella volta che ero solo io e al cinema da soli a vedere Solo Dio perdona.
Detta così sembra proprio una faccia distorta in un'espressione imprescrutabile, invece man mano che il film procedeva, e io riprendevo le misure col cinema di Refn (lo stesso che mi ha frantumato i coglioni con Vhallhala Rising, ci ho messo due anni a ritrovare tutti i pezzi e rimontarli insieme col bostik), diventava una faccia quasi felice.
Sì perché Neon Demon è la purezza di Refn. Refn ha raggiunto il suo stato dell'arte. Visto Neon Demon niente sarà più lo stesso. La sua consapevolezza è definitivamente la nostra consapevolezza: Refn è questo e questo soltanto. Se ti piace, amerai ND, è la summa del suo stile. Se lo odi e lo reputi un coglione manierista, ND ti darà la conferma definitiva. Un po' come per Wes Anderson quando vedemmo Grand Budapest Hotel. Ormai il ragazzo è diventato uomo. Se poi quell'uomo ti piace o meno, fatti tuoi.
Il manierismo, la perfezione, la bellezza fotografata piuttosto che filmata (quanto gli piacciono le riprese luuuuuunghe a Refn, non si sa), la messa in scena prima ancora della storia, il sospeso prima dell'agito, i neon che come luci nella notte ci attirano come farfalle e poi ZZAP, cadiamo a terra elettrizzati, la bellezza esteriore che corrisponde sempre all'atrocità interiore: le tematiche di Neon Demon, e il modo di raccontarcele, sono già tutte nella stupenda locandina (stupenda sì, anche se metterci i neon è sempre una certezza).
Neon Demon è tutto quello che potrebbe essere IL film di Glamorama, il libro di Breat Easton Ellis sul mondo della moda (e del terrorismo), un mondo "vacuo vacuo in modo assurdo".
Prendete Zoolander, rivoltatelo come la prima scimmia che fa il teletrasbordo ne La Mosca (ricordate che fine fa?) e avrete Neon Demon: la bellezza fashion delle modelle nasconde un'invidia capace di distruggere l'innocenza vergine dell'ultima arrivata, che con la sua eterea fanciullezza conquista gli sguardi di tutti.
Fate nelle copertine patinate, streghe (letteralmente, il trend continua...) dentro, pronte a farsi un bagno di sangue di vergine pur di rimanere belle per sempre.
Neon Demon è un horror a tutti gli effetti, perché scorre molto sangue, ci sta gente che mangia bulbi oculari, ci sono streghe che fanno riti propiziatori, ci sono assassini che si nascondono nell'ombra e sul finale le ragazze corrono in magioni vuote e paurose con dei coltellacci in mano. 
C'è molt(issim)o del Dario Argento originale nel film - Refn ha pubblicamente dichiarato il suo amore per Argento, visto che peraltro sta ripresentando in giro per il mondo i suoi primi film. Refn fa quello che fecero i registi di Amer e che hanno fatto film come Berberian Sound Studio, cioè rifare un horror con quel sapore antico, rifarlo quasi scena per scena. Un esempio: 
Suspiria
Neon Demon
e poi ci sono puma feroci che appaiono nelle stanze di motel, fotografi che nel "modellarti" sembrano masturbarsi ossessivamente, musica anni 80 (c'è anche molto Lynch e un po' di DePalma).
Una cosa molto giusta che si può fare, una cosa che faccio sempre ma che questa volta è più giusta di molte altre volte, è mettere una sequela di gif del film, perché quasi nessun altro regista riesce a creare delle scene così perfette da trasformare in microfilm (quello che effettivamente sono le beneamate gif) come Refn
The Neon Demon (2016)


(e la Beecroft che dice?)
Neon Demon ricopre i corpi in putrefazione di polvere d'oro e fiumi di sangue (e la scena della doccia), è l'adagio "eros e thanatos" fatto film.
Ci metterete un po' - un bel po'! - ad entrare nei tempi del film, ma alla fine ne uscirete meno innocenti nel dire "che bella questa, che fortunata, che bella vita che fa" e quando avrete tra le mani una qualsiasi rivista patinata piena di modelle e pose innaturali (quella con le mani sui fianchi e le spalle in avanti va per la maggiore) non potrete fare a meno di pensare a quale strada hanno intrapreso per arrivare fino a lì. 
Tipo cosa nasconderà questo servizio bellissimo?
L'abbiamo già detto che Refn ha questo problema agli occhi che gli fa vedere il mondo o blu o rosso?
E poi c'è Elle Fanning 
(sorella della ormai meno famosa Dakota, chi l'avrebbe detto... 2017 anno di fratelli minori che vincono gli oscar e fanno dodicimila film all'anno e quelli maggiori che stanno a guardare) che è il corrispettivo femminile e perfetto del Gosling di Drive, modellata da Refn come vera musa
capace di farti sentire in imbarazzo nel pensare contemporaneamente "madonna che je farei" 

e "oddio ma quanti anni ha? sono legali i pensieri sudicelli che ho appena fatto? Chiamate la polizia, mi dichiaro colpevole!"

Credo che l'agenda della Fanning abbia preso fuoco da sola nel biennio 2016/2017: Neon Demon, La legge della notte, Ballerina, 20th Century Woman, poi arrivano il nuovo della Coppola, quello su Mary Shelley,  quello sugli alieni e altri due amorosi. E Dakota dove sta, con Ben in terapia?
Per chi ha visto il film o per chi lo vedrà c'è questa gif che fa esplodere la testa:
Occhio (!) a vedere il film a stomaco vuoto.
Illustraneon:
Beauty isn´t everything



SIAMO SERIAL • Giovanni Ribeasy

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Sneaky Pete • Stagione 1
Trama: Giovanni decollato

Perché ti piaccia Sneaky Pete bisogna che ti piaccia moltissimo Giovanni Ribisi. 
E a me piace moltissimo, da sempre. 
Perché Ribisi non è annoverato tra gli stragrandi non lo so. C'ha 'sta faccia strana, 'sta vocina acuta, ed è sempre bravissimo a fare quello che una ne fa e milleducento ne pensa. Quello stronzetto ma non cattivo fino in fondo, quello che ti frega ma è più colpa degli eventi o addirittura più colpa tua che sua.
Poi bisogna che ti piaccia anche molto giocare con la fantasia e pensare che il Bryan Cranston della serie

cattivissimo boss (molto gigione) che tiene in pugno il gioco d'azzardo clandestino di New York, altri non è che un redivivo Walter White che finalmente accetta la sua posizione di kingpin e senza più moglie e figli tra i piedi diventa il vero boss che ha sempre meritato di essere.
Poi ti devono piacere molto i film di truffa, perché Sneaky Pete è a tutti gli effetti un telefilm di truffa e di truffatori, quelli che lo fanno per lavoro, come Ocean o Will Smith in quel film, quelli che chiamano le truffe col nome (facciamo "Il numero del Turco", o "Andata e Ritorno", o che ne so, "gli hai fatto un doppio Valentine"... cose così), che però - non si sa come, ma ci riesce - mischia tutta la struttura classica di film di mala e truffe con un'ambientazione da Otto sotto un tetto, da Gilmore Girls, da telefilm per famiglie con la famiglia e i problemi delle famiglie che le famiglie sentono famigliari.
Infatti che succede. Allora succede che "Pete" (in realtà si chiama Marius) esce di carcere (scopriremo avanti perché ci è finito) e ad aspettarlo c'è il Boss (Cranston, anche creatore della serie) con cui ha un debito di mille soldi.
Lui scappa e si rifugia presso una placida famigliola che vive in un paese a svariati chilometri dalla metropoli, fingendosi il nipote che non vedono da vent'anni (il vero nipote, Pete appunto, era in cella con lui, ed era un dannato chiacchierone, quindi lui sa tutto di quella famiglia). Che poi la famigliola tanto calma non è, sta nei casini pure quella visto che come lavoro fanno quelli che tengono i soldi delle cauzioni dei criminali condannati. E a Marius/Pete servono proprio i soldi che stanno nella cassaforte... L'abilità di Pete nel mentire e nel mantenere il sangue freddo in ogni situazione faranno il resto.
La serie scorre episodio dopo episodio (10, seconda stagione già confermata), e anche se nessuno griderà o ha già gridato al miracolo - e già per questa mi è stata più simpatica - nessuno potrà negare che fa tutte le sue cosette per benino, aiutata dagli attori (RIbisi e Cranston, ma che vuoi deppiù) e tutte le cose classiche dei film di truffa (i tradimenti, i giochi di carte, la "stangata" finale con doppio, triplo, quadruplo colpo di scena) e di famiglia (adolescenti rompipalle, i tradimenti, i nonni saggi). Un truffatore per amico.
Una serie facile, easy, Giovanni Ribeasy, che vale di più di tante altre che tutti si affrettano a chiamare "capolavoro" e a "al terzo episodio mi è scoppiata la testa", "totale", "binge watching subito".
Ah, per fartela piacere ti deve piacere anche questa tizia qui:
ma credo non ci siano problemi su questo fronte.
Sono anche molto contento di averla vista da solo perché oltre al fatto che già non mi va più di vedere le serie in generale, sto periodo pure quelle che mi va di vedere non me le posso vedere perché 

e rosico.

CB ANTEPRIMA • Kong: Skull Island

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Kong: Skull Island
Trama: Apecalypse Kong

Di Kong ne abbiamo già avuti svariati. 
Il primo, quello originale che è sempre un pupazzetto di 30 centimetri che si credono 30 metri bello da ricordare per la sua stop-motion antelitteram.
Poi ci sono quelli assurdi giapponesi con gli uomini dentro che ti immagini ma quanti ne saranno morti dentro quei costumi? Che poi essendo giapponesi come minimo glieli cucivano proprio alla pelle e via, eri Kong per venti/trenta film senza bisogno di cambi.
Che sono poi la serie a cui più si ispira la nuova ondata di kaiju giganti targati Warner. Lo sapete bene no che questo Kong apre le porte all'universo condiviso dei mostroni, il primo sarà un film con Godzilla, poi arrivano tutti gli altri tipo Mothra e Gorat - da non confondere con quello condiviso dei mostri di statura normale della Universal, con Mummia, Dracula, Wolfman e tutti gli altri... 
Poi quelli anni 70/80, di matrice italiana e con tanto di oscar a Rambaldi
Poi è arrivato Peter Jackson col suo King Kong innamorato, non male ma con una CGI da crimine contro le scimmi e l'umanità (non per i mostri che erano pure fichi, ma totalmente assurda nelle interazioni umane, ricorderete la famosa corsa sul... nulla)
Ah, non scordiamo la clamorosa apparizione finale (proprio come un cameo degno di un film di supereroi) nel mai troppo osannato Bingo Bongo.
E adesso Kong diventa ancora più grosso, ma proprio grosso grosso grosso
E non kinkongatevi subito perché vi ho fatto vedere la gif di Kong bell'e fatto sotto il sole perché la prima cosa che si nota, nei trailer e nel film, è che non c'è nessuna intenzione di nasconderlo, Kong, anzi, passano dieci minuti di film e lui appare, grande grosso e per nulla giuggiolone, in tutta la sua maestosità pelosa. Non ci sono più quei trucchetti anni 90 e anche un po' 2000 di farti aspettare almeno 3/4 del film per farti vedere bene il mostro anticipandolo con grandi orme o rumori fuori scena - le grandi orme le hanno riservate al marketing sulla spiaggia di LA:
 
Ora mil mostro è protagonista da minuto 1.
Ecco uno schemino sulle varie dimensioni del Kong:
Kong come non l'avevamo (quasi) mai visto - come reciterebbe la frase più inflazionata del mondo - in 40 metri di possenza, 40 metri di incazzosità, 40 metri di kingosità.
Anche se Godzzy era più fico. Scusa Kongy Boy.
Ma comunque è fico pure lui dài, questo Kong, anche perché è davvero poco scimmiesco. Se quello di Jackson era proprio un gorillone oversize, questo è più un gigante umano ricoperto di peli e con la faccia da scimmia. 
Ha persino un bel culetto scolpito. (Sì lo so suona molto strano dire che King Kong ha il culo scolpito, ma vi giuro c'è proprio questa inquadratura che...) e poi proprio nelle decisioni che prende e in come combatte. Usa armi, pensa, organizza, è più intelligente della metà degli esseri umani che ci sono nel film.
E poi ditemi voi se non è umano uno che proprio come Tom in Cast Away, siccome si sente solo sull'isola, si fa il suo Wilson personale, ovviamente formato montagna:

WIIILKOOONG!!
Insomma Kong king del film, e il regista fa la scelta giusta: no spiegoni (non troppi almeno), tanta azione e ZERO e dico ZE! RO! dimensionalità dei protagonisti umani. 
Il personaggio più approfondito è il joker del gruppo (che di solito sta sempre in sottofondo no?) - uno STUPENDO John C. Reilly, ah, Reilly, che amore che sei, con la tua faccia ormai quasi più scimmiesca di quella di Kong. Ti amo. 
Brie Larson (ti amo sempre eh, anche se ora stai monetizzando l'Oscar) e Tom Hiddleston, che dovrebbero essere gli eroi assoluti del film, fanno la figura di cartonati messi lì solo per mostrare le sise (che sise!) e il fascino guascone (che fascino!)...


Tom uno di noi.
...senza che dicano un totale di 20 parole, messe insieme. Ma non duole più di tanto, la loro quasi invisibilità, ad esempio duole più quella dei vari Toby Kebell (che bell che è, sempre alle prese con le scimmia sta), John Goodman e Samuel L. Jackson (un cattivo mosso dal più profondo dei sentimenti umani: l'antipatia. Proprio che arriva sull'isola e appena vede Kong lo vuole ammazzare, così, solo perché gli sta sulle palle fortissimo, a pelle, a pelle sulle palle. Comunque molto meglio della sua partecipazione in Tarzan.), e degli altri soldati che uno dopo l'altro si fanno certi voli in giro per l'Isola, prima in elicottero che manca solo Jim Morrison e ok, ma poi scaraventati come mozziconi di sigaretta dall'altra parte della montagna da Kong o dagli altri mostroni che popolano l'isola (fichi tutti tranne quelli senza gambe che però mi servono per il trend di fine anno sui mostri). 
Strano a dirsi ma non c'è la Cavalcata delle Valchirie, qui partono solo i Creedance Clearwater Revival (ne usano mezza discografia) perché se non usi i Creedance Clearwater Revival in un film in cui c'è di mezzo la guerra del Vietnam sei un cretino

L'isola, la natura, KONG meet LOST;  in questo KK non ci sono palazzi e grattacieli, qui è tutto combattuto (combattutto, quindi) nella vegetazione selvaggia.
Il film è veramente Apocalypse Now rivisitato in chiave mostrona (e già ne avevamo avuto un assaggio, di scimmia apocalyptica). Non a caso:
con aggiunta di tanto umorismo cazzone, alle volte se non stai attento lo confondi con Tropic Thunder per quanto non si prendono sul serio. D'altronde il clima sul set era abbastanza chiaro dalle foto social:

Il tutto tinto di una fotografia ipersaturata. Ci sono scene degne di un trip di acidi, in quanto a colori, tipo la scena dello scontro nella nebbia arancio e verde


Gorilloni nella nebbia acida.
Se lo prendi dal verso giusto ti diverti un mondo. Anche se ribadisco che Godzilla era meglio. A me questa cosa dei multiversi comunque a me mi piace! Oh! Voglio tantissimi multiversi! 
Attendiamo Godzilla vs Kong. UNIVERSO KONGDIVISO! Intanto è già trapelato uno screen test 

E poi l'universo mostri grossi si mischia con quello Marvel in questa modalità supernerd che sfida le leggi della logica ed è impossibile che non ti faccia un po' gasare:
Un'altra cosa che sfida le leggi della logica sai qual è? La barba del regista.
Comunque questo post adesso finisce improvvisamente perché è inutile che scrivo le cose e poi le devo ripetere da capo domani nel podcast LE PRECENSIONI! Il nuovissimo PODCAST di ChickenBroccoli e Alabama! Tornate domani per il resto della recensione, grugnito come uno scimpanzé.
Per ingannare l'attesa facciamo proprio come avevamo fatto per quell'altro amorino formato palazzo (Godzy) e mettiamo qualche bella locandina assurda di tanti anni fa. A partire però dal clamoroso poster jappo 2017:
Non ha nulla da invidiare a quelli vecchi:

Sì sono in altissima risoluzione per farci quei poster da mettere in casa e fare quelli un po' esperti e simpa che si appendono i poster di film sconosciuti per fare colpo sulle ragazze. Le famose Queen Kong
Comunque scoprire l'esistenza di una Queen Kong apre nuovissimi spiragli sul futuro del franchise con Kong arrapatissimo così
fa di tutto per rimorchiarla. E poi ovviamente se la cucca Godzilla perché alle ragazze piacciono i lucertoloni.
Io intanto ci ho rimediato una maglietta, stranamente indossabile

Voi preparatevi per il poster di King Kong targato CB che arriverà ad aprile (king spoiler)!

LE PRECENSIONI • Episodio#2

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L'ABBIAMO RIFATTO DAVVERO!
Abbiamo registrato una nuova puntata de LE PRECENSIONI DI CHICKE.. ah no.. DI ALABAMA E CHICKENBROCCOLI! (Qui conta l'ordine alfabetico: A... C... B... e la trascurabile evidenza che "precensioni" l'ha invetato Alabama)
Ecco a voi 30 e rotti minuti di recensioni pazzesche, o anche solo pazze, dei film che escono oggi! Tutte in formato megadoblysurraund! (siate clementi con l'audio e scusate se dopo averci ascoltato vi viene l'acufene, stiamo prendendo la mano con i prodigi tecnologici dei microfoni e delle cuffie. Abbiamo già contatto la MAICO per farci da sponsor)
Qual è la cosa più pazzesca che succede in questo episodio? MA LO VEDETE DA VOI! DA oggi LE PRECENSIONI sono belle non solo da ascoltare, ma anche da guardare! Infatti da oggi faremo illustrare delle COPERTINE ORIGINALI (tradotto: ci accolleremo) a vari illustratori belli e bravi.
La prima cover illustrata viene dal grande FRANCESCO GUARNACCIA! Il nostro primo fan.. fancesco infatti... Ecco il suo sito.
Va' che belli che siamo (anche se non so proprio chi sia quel tipo col cappello da broccolo là, ma tant'è, chi sono io per criticare le visioni degli artisti... Alabama è u-gu-a-le!) GRAZIE FANCESCO!
Insomma spingete PLAY e buon ascolto!

In questa puntata i film in uscita tra l'8 e il 9 marzo:



Like a fighting stone

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Hand of Stone
Trama: Eh, ma stone?

Sogno un nuovissimo universo condiviso! Dopo quello dei supereroi, quello dei mostri piccoli che inizierà con la Mummia e quello dei mostri grandi iniziato con Godzilla e Kong, voglio l'universo condiviso dei pugili!
Questa grandiosa idea mi è venuta vedendo Bleed - Più forte del destino (o del festino?), che è quel film con Miles Teller e Aaron Eckart di cui non troverete una recensione scritta perché ne abbiamo parlato con Alabama ne LE PRECENSIONI e ci abbiamo fatto anche una pilllola (le pillole servono a rispondere a quelli che "eeehhh ma 30 minuti sono troppi! Io mi ero tenuto quei trenta minuti giusti giusti per scorrere la timeline di Facebook con sguado ebete! Mica posso sentire voi!), che vi faccio ascoltare, mi ha fatto ridere tutte e 37 le volte che l'ho ascoltata:

Insomma sì un universo condiviso di pugili dei pesi Piccoli, dei Pesi un Po' Più Grandi e dei Pesi Grossi! Tutti film stand-alone con le storie singole dei pugilatori - che sono un personaggio cardine della Storia del Cinema, un po' come gli agenti segreti, i soldati, i poliziotti e i criminali - ma che poi si incontrano/scontrano sul ring con quello dell'altro film, capito come?! Proprio con gli stessi attori che entrano nel film dell'altro!
Tutto questo profondissimo ragionamento mi è venuto una volta che mi hanno menato perché sul finale di Bleed ci sta questo incontro Pazienza - Duran!  Che tu lo vedi e, avendo visto proprio la settimana prima Hands of Stone, che racconta la storia di Duran - dici: MA DAI! DURAN È QUELLO LA CUI STORIA È RACCONTATA IN HANDS OF STONE! Pensa se ora entra proprio l'attore che l'ha fatto nel suo film STORIA VERA dedicato! Sarebbe pazzeschissimo.
Infatti Hands of Stone è la storia (sempre solita, come avete sentito: ascesa - caduta - rivincita) di Roberto Duran, pugilatore panamense supercampione dei pesi... Piccoli... no Leggeri! Leggeri...
A interpretarlo ci sta Edgar Ramirez, uno che nasce figo, e ci ha provato in vari modi a diventare ancora più figo, ma non ci è mai riuscito davvero. Sì, ha fatto molti film, anche quel vecchio serial sul criminale che se usciva adesso che tutti stanno in fissa con Escobar faceva molto più successo, ma poi mi è cascato in roba micidiale, dimenticabile o tipo il remake di Point Break, e quello è difficile da perdonare. Non lo vedo destinato a grandi cose...
Insomma lui fa Roberto Duran (a parte che tutta la parte giovanile fa un po' ridere visto che Ramirez ha già 41. Capisco che ok arrivace così a 41 anni
ma vederlo fare il 16enne è un po' improbabile), pugile che dalla segregata Panama (era tutto il periodo in cui i rapporti America-mondo sudamericano non erano proprio rosa e fiori, tutte quelle cose di Cuba, dittature militari, insomma quelle storie che ci hanno fatto millle film.
Come avrete capito Duran rappresenta il riscatto di un popolo, un uomo che porta alta la bandiera del suo popolo povero contro l'America cattiva e via dicendo scontro dopo scontro, banalità dopo banalità. Ecco, se c'è una cosa che Hands of Stone fa male è raccontare quelle che sono le differenze che questa storia potrebbe avere con gli altri mille film di pugilato che esistono. 
Se è vero che le storie di pugili che [sognano di diventare campioni], allora [si allenano duramente e diventano campioni], poi quando sono all'apice [diventa tutto un mignotte,droga&egocentrismo (IO SONO IL CAMPIONE! E VOI NON SIETE UN CAZZO!)], allora iniziano [a perdere gli incontri], ma alla fine [arriva allenatore che gli insegna che si vince solo con l'umiltà], e quindi [rivincono], ne abbiamo viste a bizzeffe, un buon film di pugilato deve sapermi incuriosire soprattutto per quello che succede fuori dal ring.
Qui di interessante fuori dal ring c'è solo quella scena con Ana de Armas (quella di Knock Knock... ora già rinominato Knock Knock Out)
scena che ti fa proprio chiedere ma quanto attore professionale devi essere per non rischiare una denuncia per molestie sessuali se giri una scena del genere? L'ho rischiata io cercando la gif cristo santo! Dopo lunghe... ricerche l'ho trovata. È un duro... lavoro...
Certo tutta quella callulite...
Forse l'unico dato fondamentale del film è che ci sta Robert DeNiro, che ormai ha una sezione a parte nella sua carriera dedicata ai film di pugili. 

Mitico Toro Scatenato, poi triste vecchietto sul ring, ora ha l'eta giusta per fare l'allenatore vecchio col passato che l'ha deluso ma grazie alle vittorie del campione che allena ha un suo riscatto personale pure lui (proprio come quello di Bleed... e di tutti gli altri film di pugilato).
Ci sta la scena del combattimento con Sugar Ray (ne parlo come ne sapessi qualcosa, se conoscessi nomi di pugili oltre a quello di Rocky) che l'hanno rigirata quasi shoot-by-shoot:
Insomma HoS è un po' sfigato perché magari sarebbe anche stato un Chicken un po' regalato, ma visto che è quasi contemporaneo a Bleed, che fa molto meglio il suo lavoro e racconta una storia ben più interessante, si becca un Broccolo che lo manda al tappeto (questa era proprio un uppercut).
Sebbene il genere pugili non ha mai conosciuto un vero e proprio declino, nell'ultimo biennio si può dire che è particolarmente florido. Creed, Southpaw, Bleed e questo, ma io continuo a pensare che l'unico pugile che veramente merita un film tutto suo è:

E ora siparietto comico finissimo:

L'hai capita? Perché metti i guantoni?

Sonno come tu mi vuoi

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Che vuoi che sia
Trama: Giùporn

Nelle PRECENSIONI di qualche giorno fa - SI! PARLO SOLO DI QUELLO OK! È LA MIA NUOVA FISSA OK! VOGLIO FARE SOLO QUELLE OK! BASTA SPRECARE TUTTO QUESTO INCHIOSTRO! BASTA DISBOSCARE L'AMAZZONIA PER TUTTA QUESTA CART...ah... - le definivamo "commediole anpassan", cioè quelle commediole che servono solo ad allungare il CV degli attori coinvolti.
In Italia siamo esperti. Oddio non che non lo siano anche in America, di commedie che te le scordi dopo un secondo. Qualcuno si ricorda questa? O questa? E questa? E soprattutto questa, che è un po' la base di partenza di questo filmetto di Leo, infatti parla sempre di una coppia un po' disperata, sempre di loro coinvolti in una disavventura che riguarda un filmetto porno amatoriale, sempre di come alla fine l'amore è più forte anche del porno. Tiè.
Ci sono Leo e Foglietta (che passa dall'essere toscana a romana a siciliana a milanese con un colpo di spugna, no, devo dire brava, non sono sarcastico) che sono due pinguani che vivono a Milano e fanno la vita di due pinguani: lavoro poco, amore normale, famiglia ok, sogni nel cassetto troppi, scopare anche stasera facciamo domani, insomma il solito.
Poi a un certo punto Leo apre un crowdfunding per un progetto lavorativo ma nessuno se lo caga (non è mica facile! Lo sappiamo bene, no?) e si ubriaca, e mette un video nella pagina crowdfunding in cui promette di fare un pornazzo con la moglie se arrivano i soldi. Arrivano 250.000 euro. Cazzo se lo sapevo che era così facile alzare (!) 250.000 soldi la facevo anche io quella promessa. Invece noi a fare le cose con le maschere. Evvabbeddai.
Insomma quando arrivano i soldi loro disperati perché devono farlo davvero quel porno. Certo disperati proprio. Pensa che stronzi tutti quelli che lo fanno gratis. Siamo davvero stronzi... SONO! SONO gli altri sono... giusto giusto...
Insomma mezzo ridere e mezzo critica sociale già vintage del tipo "a questi social rovineranno la gente buona e onesta e i rapporti tra persone e che brutto i social andiamo subito a condividere su facebook un video di quanto è brutto stare sui social".
Lo faranno 'sto porno? Non lo faranno? Se cerchi "che vuoi che sia gif" su Google esce questa 
Ma sono Leo e la Foglietta? No. Ma sarebbe stato bello se avessero fatto una roba trash così, voglio vedere se gli davano i 250mila denari.
Leo come regista adesso si è specializzato in quelle commediole che non fanno male a nessuno, che per fortuna non prevedono battute alla "AISIDEEFAMMENAPOMPA" e neanche derive scatologiche, ma che il più delle volte diluiscono un briciolo di idea per un'ora e mezza di scene messe lì senza il minimo sforzo di scrittura o regia o quel che è. Insomma sono quelle commedie che "dai almeno non sono volgari come i cinepanettoni", ma non per questo allora sono belle eh. 
A Leo gli era riuscitissimo DAVVERO Noi e la Giulia, questo qui è lontano mille miglia da quella alchimia di attori (una cosa è avere Buccirosso e Amendola come vecchia guardia, una cosa Papaleo), e a parte due, massimo tre scenette divertenti (merito di Leo attore che è diventato bravo a fare quello "passavo qui per caso" e a Foglietta attrice brava a fare quella "sembro una ficasecca ma se mi metto i tacchi vedi"), il resto del film è banale e rasenta il fastidioso quando poi racconta dei giovani smart che parlano di start up ai "vecchi babbioni" trentenni.
Forse l'avrei visto bene inserito in una serie di film per la TV con temi molto attuali dedicati ai social, una sorta di Italian Mirror, meno tragico e più commedia, più local, ma come film stand alone non lascerà traccia. Ripensi a Perfetti Sconosciuti (che c'era Leo, che c'era Foglietta. Poi dici che non esistono più di dieci attori in Italia...) e dici be' allora quello è un capolavoro sì. Pensa come stiamo messi.
Quando mi vedo queste commediole italiane mi vengono sempre in mente quelle di quando ero piccolo, perché insomma ci siamo andati avanti tutti a commedie italiane, e mi chiedo se mi piacevano perché ero piccolo io o erano meglio loro.
Domande profondissime, se le inizia a fare CB.
Sta di fatto che la cosa italiana più divertente che ho visto negli ultimi mesi è questa:
Ad ogni modo, senza lanciarmi in discorsi profondissimi e socialissimi sulle derive che possono prendere le chat e tutte quelle robe zozzine lì, vi lascio con un'istruzione sempre valida nel caso vi debba far vedere qualcosa sul mio cellulare:
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