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Channel: Chickenbroccoli
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CB ANTEPRIMA • The Beatles - Eight Days a Week

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C'è questa leggenda metropolitana per cui i critici cinematografici NON LAVORANO e allora si possono tranquillamente organizzare le anteprime dei film di mattina tanto che ci frega i critici NON HANNO ORARI DI UFFICIO e verranno tutti in blocco, mentre - BREAKING NEWS! - io LAVORO e HO ORARI DI UFFICIO (te credo, non sei un critico cinematografico tu, sento qualcuno dire nelle retrovie! Portatemi la sua testa su una picca!) quindi non sono potuto andare all'anteprima del documentario di Ronron Howard sui Fab Four a cui tenevo molto e a malincuore felicissimo ho dovuto mandare un altro al posto mio, questa qualcuna la chiameremo Vale.
Del giudizio di Vale mi fido tantissimo, ma soprattutto le dovevo dei favori quindi per sdebitarmi ripago in film, che bellissima moneta. Io lo accetterei uno stipendio per il fatto che LAVORO... nine days a week.
Vi lascio agli scarafaggi.
CB 

Eight Days a Week

Per chi, come me, è cresciuto a pane e Beatles l’uscita nelle sale del documentario di Ron Howard è una di quelle date che si segnano sul calendario: 15-21 SETTEMBRE. Nota bene: non fare come quella volta di “Montage of Heck” che alla fine hai dovuto vederlo online. 
No, non stiamo parlando di niente di simile alla storia di Kurt Cobain, ma il punto è che questa storia dei film-evento che al cinema stanno pochissimi giorni per me è una mannaia sul collo, è una fonte inesauribile di stress perché… e se mi ammalo? Se mi rompo una gamba? Soprattutto: se mi dimentico? 
Non potevo perdere “The Beatles – Eight days a week” al cinema. 
Per questo motivo, da più di due settimane, tormentavo ChickenBroccoli: «Se hai 2 inviti per l’anteprima, porta me, scegli me, THINK OF ME-ME-ME» [questo è uno spoiler ma non lo capirete mai]. 
E lui in effetti mi ha scelta, ma solo perché l’anteprima era di mattina e non poteva andare. Peggio per lui perché, se sei fan dei Fab Four ma per motivi anagrafici e geografici non li hai mai visti dal vivo, la storia dei loro tour dal 1963 al 1966 la vuoi vedere prima di tutti, that’s it. 
Se poi la promessa del documentario è quella di presentare video amatoriali inediti e interviste esclusive, non guardi in faccia nessuno anche se, per dirla tutta, i Beatles sono stati ben documentati su pellicola. 
Nel 1964 John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison hanno recitato nel finto documentario di Richard Lester “A Hard Day Night” e, solo un anno dopo, sempre Lester li ha buttati in trincea in “Help!”, per non parlare di quella meraviglia di cartone che è “Yellow Submarine”, di recente rimesso a nuovo. 
Non solo: la band ha chiuso la propria carriera con il film verità “Let it be”, l’impietoso documento del periodo più confuso e teso della loro storia, con tanto di concerto in pelliccia sui tetti della Apple C.L.. Quello che mancava, però, era proprio questo:

La sensazione di essere lì, allo Shea Stadium il 15 agosto del 1965, insieme ad altre 54.999 persone a strapparsi i capelli e, allo stesso tempo, sentire le canzoni meglio di come a suo tempo il pubblico riuscì ad ascoltarle. La verità è che in “Eight days a week” il lavoro dei filmmakers, che hanno migliorato sia le porzioni video sia quelle audio delle registrazioni live, è qualcosa di incredibile e già solo questo merita la fila al cinema. Anzi, quando farete la fila, consolatevi subito che QUELLA NON È NIENTE: per vedere un concerto dei Beatles dal ’63 in poi, voi non avete idea! 
La avrete solo dopo aver visto “Eight days a week”, insieme alla scoperta che anche le eyelashes possono essere sexy… incredibilmente sexy. 

L’altra idea che vi farete è che, in una società che stava cambiando radicalmente (e questo si vede nel film di Howard ma senza prendere mai il sopravvento, a mio parere, giustamente), per i teenager degli anni ’60 i Beatles erano un filtro per interpretare il mondo a dispetto dei genitori che consideravano la band “una minaccia per la società” [cit.]. 

Non si poteva scegliere modello migliore. 
I quattro ragazzi che ci racconta Howard mostrano una generosità infinita sul palco, insieme a una grandissima ironia fuori e un affiatamento premuroso come gruppo. Come dice lo stesso Paul McCartney, “we were kids, but we weren’t dumb”, e vedrete quanto lo dimostrano nel tour nel sud degli Stati Uniti del 1964. 
Come se questo non fosse sufficiente, malgrado fossero fabulous also on stage, i Beatles non erano “animali da palcoscenico”. I loro concerti non erano performance perché l’obiettivo non era quello di creare uno show o, in casi peggiori, un circo (come se ne vedono oggi negli stadi), ma suonare. Amavano la musica, Paul, John, Ringo e George, e non hanno mai recitato nei loro live: lo dice chiaramente Lennon “I am not an actor, I am a musician”. 
E c’è una bella differenza.

CB ANTEPRIMA • Trafficanti

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Trafficanti
Trama: Wolf of War Street

La missione era chiara, palese, quasi innocente: rifare in tutto e quasi per tutto Wolf of Wall Street, invece del trading, il mercato della guerra, la vendita di armi con tutta la sua incoerenza. 
E almeno ha il merito di non nascondere questa missione dietro le ditine piccoline e cicciottele e le braccette rotondette di Jonah Hill
che infatti è protagonista in entrambi.
Jonah ingrassa di nuovo (vi ricordate quando era diventato così? Madonna che ricordi...) e si carica tutto il peso del film. 
Che detta così pare chissà quale impresa, invece no, perché il peso del film è veramente ma veramente pochino.
Non è un brutto orrendo penoso schifoso film, Trafficanti, ma è un film inutile per sua stessa ammissione.
È semplicemente copiato a TUTTI i film di ascesa/caduta criminale di mezze calzette che hanno un'intuizione per fare soldi e, passando ovviamente per la scena del contasoldi che sappiamo essere la scena spartiacque del "sta facendo i soldi"
che adesso come adesso potrei o fare una lista lunga una quaresima o farvi fare a voi la ricerca che parte dai capolavori Scarface e Quei bravi ragazzi, passa per Narcos e American Ganster e arriva nel cassone dei film tutti uguali tipo Blow.
Ecco, Blow è proprio un buon esempio.
Qui però, almeno, c'è un po' più di divertimento, perché Jonah (due candidature all'oscar e già è intrappolato nel personaggio dell'amico stronzo pronto a tradirti appena ti giri) non perde la vis (e il pes) e quando lo vedi fare il matto coll'AK47 in mano è comunque un piacere.
Miles invece deve finirla di pomparsi come un palestrato ridicolo e concentrarsi di più, da Whiplash a fare la fine di Charlie Sheen è un attimo.
Il film è quello che promette la locandina rippata da Scarface: due scemi vendono armi all'esercito americano, ne vendono sempre di più, lo fanno con spocchia e tracotanza
fanno soldi a palate
peccato che poi entrano in un affare più grosso del loro girovita e girospalle messi insieme, arrivano i cattivi, le mogli si incazzano, l'FBI inizia ad indagare e i due iniziano a farsi le inculate che non ti aspetti.
Todd Philips, regista, è quello che ha il merito di Una notte da leoni e le colpe del seguito e di aver fatto cantare Mike Tyson, e qui tenta il passo più serioso, impacchettando un film che non lascerà intonse le nostre memorie e probabilmente anche i conti in banca degli attori (non credo che Jonah o Miles siano in grado da soli, o anche in coppia, di trascinare un qualche guadagno...), ma che, almeno, non arriva mai ad essere inguardabile.
Sfruttare tutti i meccanismi risaputi di un certo tipo di cinema ti permette comunque di, come si dice, portare a casa il risultato.
Se poi ci metti TUTTE le canzoni più famose di Hollywood e le metti nelle scene più banali del mondo - arriva la scena di guerra, vai di Creedance Clearwater Revival; appare una gang di neri? Vai con 50 Cent. Ci sono diversi aerei da prendere? Iggy Popè l'uomo giusto per te. C'è una scena tragica al ralenti? Vai di The Who e il gioco è fatto. E quando c'è la scena a Las Vegas? Ma ovvio, Dean Martinè lì per servirti. E per il finale? Leonard Cohen e chiudi con il giusto tono profondo di quelli che hanno raccontato una grande storia vera, tanto incredibile da sembrare un film.
Una colonna sonora quando è bella è bella, ma una colonna sonora furba come questa mette l'orticaria, anche se composta di grandi canzoni.
E comunque l'utilizzo migliore di una canzone in un film sulla guerra vista come business rimane quello di Lord of War. Va che opening

Io queste storie poi di persone che alla fine della loro carriera criminale la svangano pure inizio a non sopportarle più, le storie eh, non i film se sono belli come quello di Scorsese. Perché ti fanno venire voglia anche a te di mollare tutto, prendere di mira qualche fesso e spillargli tutti i soldi che ha.
E sapete che c'è? L'HO FATTO! Ho risposto alla mail di Svetlana Truffaldova che mi offriva la fantastica occasione di cambiare tutti i miei averi in BROCCOLDOLLARI, una nuova valuta che mi assicura raddoppierà i ricavati entro l'anno. E io le ho creduto a Svetlana, mi ispirava fiducia il nome.
Per fortuna all'anteprima mi hanno regalato il sobrio fermasoldi del film, così posso tenere fermi tutti i miei Broccoldollari
Attenti tutti criminali da strapazzo! C'è un nuovo boss in città! Il boss delle torde.

• CHICKENBROCCOLISCOPE al TCBF •

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SIGLA STUPENDA!

Allora. Vi copio/incollo un testo. Tempo di lettura quello che vi prendete per farlo.
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Era il 2009 e in una notte chiara e luminosa di fine Agosto nasceva CHICKENBROCCOLI, un sito di critica cinematografica con un sottotitolo che era tutto un programma: cineblog per chi ama odiare il Cinema
Cosa c’è di più gustoso che vedere un film e poi distruggerlo pezzetto dopo pezzeto, fino a che non ne rimane nulla? È liberatorio, è divertente, è sincero. Ed è quello che fa CHICKENBROCCOLI quotidianamente, con recensioni scanzonate, sarcastiche, puntuali e piene di gif animate che mandano in palla i computer. 
Vedere una quantità incredibile di film, anche quelli brutti, raggiunge due scopi: 1) ti fa amare di più il buon cinema; 2) fa risparmiare ai lettori visioni orrende. 
Su CHICKENBROCCOLI non ci sono le ★★★★★, si usano solo due voti: il CHICKEN per i bei film, il BROCCOLO per quelli brutti, nessuna mezza misura!
E dopo i film sono arrivati gli artisti. Realizzare poster alternativi di famosi cult è una pratica ormai radicata all’estero. Ora fi nalmente si afferma anche in Italia.
CHICKENBROCCOLI è il primo sito italiano che produce magazine, poster, infografi che, gif, eventi artistici e gadget dedicati alla Settima Arte. Che cosa si può volere di più?
«Vogliamo una mostra di Cinema e Illustrazione!» ha gridato il TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL, evento noto per avere gusto nella scelta delle collaborazioni.
CHICKENBROCCOLISCOPE è un’esibizione di bellezza gargantuesca (succede raramente di poter usare in una frase l’aggettivo gargantuesco) che per un mese trasforma Treviso in un angolo di Hollywood. Lo fa mettendo in piazza 14 visioni creative di altrettanti film eccezionali, in un mix di stili che combina artisti affermati e giovani promesse. Il tutto condito dalle sardoniche recensioni e gli insindacabili CHICKEN BROCCOLO di CB, più che un critico, un criticone.
Non abbiamo badato a spese, benvenuti al...
CHICKENBROCCOLISCOPE!
Di tutte e di nessuna, ma sempre vostro, ChickenBroccoli

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Lo sapete quanto grande sarà stampato questo testo? Tantissimo, roba che se non avete problemi di vista, vi verranno per quanto saranno stampati grandi.
Esatto, siccome a me questa cosa del "le dimensioni non contano" mi è sempre saputa un pochetto di scusa che  o ci raccontiamo o ci raccontano se sono gentili abbastanza (...gli spettatori delle mostre! Che avete capito?!), questa volta abbiamo fatto le stampe in grande, ma veramente in grande! Grande così [allarga le braccia per indicare DUE METRI PER DUE METRI!]
Le parole che avete letto sono la presentazione del CHICKEBROCCOLISCOPE, una mostra gigante che mi hanno fatto fare quelli del TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL
Proprio mi ci hanno chiamato! Non vi sembrano incredibili quali possono essere le conseguenze di un numero sbagliato?
La mostra unisce le passioni di CB: la fi l'Illustrazione e il Cinema, e rappresenta, lasciatemi dire una di quelle cose da uomo vissuto ma con un occhio al futuro, un punto di arrivo e insieme un punto di partenza.
"Arrivo" perché questa è una di quelle cose che se ti guardi indietro la vedevi già quando ti mettevi a fare i magazine, o le serate, o le maratone di film. 
"Partenza" perché dopo questa mostra l'unica cosa che si può fare e andare avanti accellerando. Se vi dico che c'è un progetto con ogni singolo illustratore coinvolto mi credete? (Il bello è che loro ancora non lo sanno...)
Volete sapere cosa vi aspetta domani, dalle 17 e per il seguente mese e mezzo? Una piazza in festa - vi dico solo che abbiamo messo l'invito in ogni singola buca delle lettere della piazza, più che altro per farci amici quelli che altrimenti ci avrebbero tirato secchiate di olio bollente dalle finestre - con tanto di streetfood, concerto e io che guardo i lavori insieme agli altri umarelli dicendo "eeehh io 'sti pannelli li avrei fatti più grossi".
Vi metto queste preview, vediamo se indovinate i 14 film
Volete un'anteprima? La volete davvero? E va bene. Ecco una delle 14 opere che faranno bella mostra di sè da domani e per un mese e mezzo a Treviso! L'ha fatta Rino Lionetto (e sì, si potranno acquistare in formato poster durante il TCBF. Che credete che facciamo tutto perché ci piacciono le cose Belle? Bravi perché è così.)
CI VEDIAMO DOMANI!
E se i bollettini meteo danno Tifone forza OZ, io starò lì così:

• CHICKENBROCCOLISCOPE - FUGA PER LA VITTORIA by OSVALDO CASANOVA •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISOCOMICBOOKFESTIVALe curata da CHICKENBROCCOLI 
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli. 
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra!
Questo è il poster di OSVALDO CASANOVA dedicato a
FUGA PER LA VITTORIA

Sul retro stampate la recensione del film e tutte le info dell'artista.

Specifiche cartotecniche: 
• Formato: 42 x 29,7 cm (A3)  • Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
 • Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero )
Potete acquistare il poster a 15 euro(+ 3 euro di spese di spedizione) 
spingendo questo pulsante PayPal:

CB ANTEPRIMA • Bridget Jones's Baby

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Bridget Jones’s Baby
Trama: London Bridget is falling down falling down falling down.

Non so come ci sono riuscito ma (quasi mi vanto) NON HO MAI visto Il diario di Bridget Jones e, anche se è un traguardo meno prezioso, NON HO MAI visto neanche il secondo. Dove si ritira la coppa?
Ma siccome la prima regola delle anteprime è vedere tutte le anteprime, mi sono catapultato all'anteprima del terzo, che non si sa mai che poi non ti invitano più e finisce che la prossima a cui non ti invitano è Animali Fantastici e allora tu che fai, rischi? No, non rischi e vai a vedere il film in cui una delle icone del cinema anni 2000, Bridget Jones, se la deve vedere con la gravidanza geriatrica (si chiama così).
Posso dire che stavo benissimo anche senza sapere quando goffa, ridicola, fastidiosa fosse Bridget Jones, o meglio, lo sapevo, ma non avevo idea di come potessero stufare queste sue caratteristiche se sorbite per tutto un film.
LA domanda che nasce spontanea dopo tutto un film con Bridget Jones che fa cose buffe, faccine, gaffes, piange e si ripiglia, casca nel fango di fronte al figo di turno, è: perché tante ragazze ci si sono riconosciute? Dov'è finito l'afflato aspirazionale che caratterizza la psicologia umana, di tendere verso modelli migliori? Attenzione. Forse siamo davvero evoluti e abbiamo scardinato il falso mito del bello accentandoci con tutti i nostri difetti? Ma quando mai.
È solo che lo sfigato fa sempre tenerezza, fa ridere, ci si riconosce, ma in senso contrario, del tipo "oddio speriamo di NON essere come Bridget Jones". Insomma è logico al perdente, a Paperino, gli vuoi bene, ma se ti dicono "oh sei proprio come Bridget Jones" se sei autoironico ti ci fai una risata, ma sotto sotto quando ti dicono "oh sei proprio come [insert here un'icona femminile figa che può andare da Katniss alla Contessa Madre di Grantham] è meglio.
No, ditemi voi se è bello riconoscersi un un’eterna zitella in cerca di marito che passa le serate con tazzone di latte caldo, calzettoni pesanti e pigiamone di flanella coi pinguini a chiedersi «Ma perché non trovo marito? Eppure sono così appetibile mentre mi lamento dentro il mio pigiama di flanella coi pinguini sorseggiando un latte caldo, ma perché mai?» 
(Donne, è arrivato broccolino, arrota luoghi comuni, maschilismo. La tua cugina perde femminilità? Noi ripariamo la femminilità della tua cugina.)
Insomma a me Bridget Jones come modello in cui riconoscersi mi pare una sconfitta in partenza.
ATTENZIONE: penso la stessissima cosa anche delle protagoniste di Sex & The City, eh.
Perché? Ma semplicemente perché sappiamo bene che la Donna selvaggia Donna un controsenso affascinante sei è entrambe le cose. Ah. Le Donne, sono così, dolcemente complicate, sempre più emoziante, delicate, le potrai trovare tutte su Tinder.
Insomma torna Bridget, a dodicilioni anni di distanza dall’ultimo episodio, fuori Hugh Grant, dentro il Doc. Patrick Dempsey. Fisso nel suo ruolo di stoccafisso Colin Firth.
E se la storia è la stessa (la sfigatina che incredibilente si ritrova a dover scegliere tra due uomini entrambi superperfetti, superinnamorati, superuominidellavita), e le dinamiche sono le stesse di tutte le storie rosa del genere (no, nessuna sorpresa nel finale, la donna sceglierà sempre l’amore romantico. Per noi Julii Iglesias sono tempi duri.), ad essere cambiata è Bridget, che ha perso tutti i chili di troppo e al suo posto ci ha messo il botox.
Ricordate quando apparve quella tizia che diceva di essere Renée Zellweger e tutti a dire “ma chi sei? Dove l’hai nascosta? Che le hai fatto? TIRALA FUORI! ESCILA!
Questo è il primo film della sua trasformazone chirurgica, e si vede, che ok il corpo è mio e me lo gestisco io, va bene tutto e chissefrega se vuole diventare anche lei la sosia di Nicole Kidman che fa la sosia di Courtney Cox che fa la sosia di Meg Ryan che fa la sosia di quello coi capelli rossi, ma il problema è che Renée non ride più, non tanto perché sia triste, ma proprio non ci riesce, è tirata come una sella da gaucho peruviano, ha la pelle di un pescatore greco. Fa un po’ paura.
Ispira lo stesso simpatia? Dai, sì.
Certo, non capisco perché cammina come avesse sempre la stampella del vestito infilata dietro la schiena (per non dire altrove) e perché debba essere così imbarazzante nella sua idiozia (cadere in un pantano di fango non fa più ridere di quanto lo faccia Massimo Boldi che scivola su una buccia di banana)

però capisco anche l’esagerazione del carattere, funziona un po’ come un supercattivi dei cinecomics: Bridget è supersfigata, quindi ad ogni scena deve esserlo un po’ di più della scena prima, è una questione di character.
Io, libero dal confronto coi primi due, vi dirò che non è andata così male come mi aspettavo. Ad esempio, pochi mesi fa, affrontavo la visione del seguito del grasso grosso matrimonio greco pur non avendo mai visto il primo, e quella volta era così palese la bruttezza del film che poi non sono andato in Grecia in vacanza quest'estate come avevo programmato solo per evitare di dover ricordare quel film. 
Questa volta voglio salvare il salvabile, e per salvabile intendo quelle due/tre risate sincere che ti fanno fare alcune delle imbarazzanti uscite (mi dicono tipiche) di Bridget, le interpretazioni dei due maschi (sì, anche questa volta ho messo da parte il sospetto che Colin Firth sia ipersopravvalutato, a fare il lorduccio inglese ingessato è sempre credibilissimo)
e in definitiva il fatto che il film sia… come dire… carino. 
Certo, troppo spesso si capische che il brodo è allungato con miniepisodi del tipo "Bridget Jones va al festival rock"
"Bridget Jones se la vede col capoufficio", "Bridget Jones a cena coi genitori", quasi puntate di Mister Bean, e la regia, quella bisogna dirlo, è da denuncia. Ma in fondo chi la guarda la regia in un film come questo? 
Insomma, se vi basta carino e siete fan sfegatati di Bridget e delle sue cadute negli inferi delle figure di merda e dell’innamoramento perenne, correte a vedere il film e mim raccomando state attente a inciampare al primo scalino della sala così quello in prima fila vi aiuta a rialzarvi e mentre vi rialzate vi guardate profondi negli occhi e vi innamorate evviva. Ho messo quel benevolo Chicken solo per voi, pensando alle vostre serate in pigiama e calzettoncioni con in testa al vostro principe verde, DarchickenBroccoli. Che intanto va alle anteprime.Avvabbèddai.
Vi lascio con il roscio, non quello rifatto, il cantante, che fa una cameo nel film e che canta la colonna sonora perfetta per ogni Bridget, che stando alle visualizzazione sono già 1.283.950.035 and counting. 

• CHICKENBROCCOLISCOPE - MARY POPPINS by ILARIA FALORSI •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI 
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli. Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di ILARIA FALORSI dedicato a
MARY POPPINS
 Sul retro stampate la recensione del film e tutte le info dell'artista. 
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) • Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr • Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro(+ 3 euro di spese di spedizione) 
spingendo questo pulsante PayPal:


• CHICKENBROCCOLISCOPE - FRANKENSTEIN JUNIOR by ALE GIORGINI •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di ALE GIORGINI dedicato a
FRANKENSTEIN JUNIOR
 
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) • Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) 
spingendo questo pulsante PayPal:

♰ Curtis Hanson ♰


NOTTE BROCCOL ANTEPRIMA • Blair Witch

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E insomma tutti svegli eh? Svegli per comprare i poster del CHICKNEBROCCOLISCOPE? Questo? O questo? O questo? E ve ne aspettano altri 11! Liberate quei muri! Costruitene altri!
Insomma se proprio non servono valemelarooptonina o botte in testa, allora vi facciamo compagnia io e la strega bacheca di Blair con la nuova puntata notturna di Notte Broccol (che tradotto vuol dire recensioni notturne scritte ovviamente durante il giorno perché io mi addormento alle 21, se voglio fare la notte brava 21 e un quarto).
Infatti solo perché era alle 18, sono andato all'anteprima di
Blair Witch
Trama: Toni Blair

Riassunto delle witch precedenti. Quando è uscito il primo Blair Witch Project nessuno si aspettava nulla. 
Noi non ci aspettavamo l’invenzione (ok, non proprio l’invenzione, ma di certo il primo utilizzo per un horror) di Telecamerina, quella tecnica che consiste di prendere una telecamera possibilmente mezza scrausa, farci un film e poi specciarlo tutto come se fosse il contenuto di un VHS ritrovato sotto una cacca di cane (il termine esatto è found footage)
e, soprattutto, spendere 1 per (inaspettatamente o meno) guadagnare 1000.
Non se l’aspettavano loro, quei due matti che - dice la leggenda cinematografica che va oltre alla leggenda raccontata nel film - hanno preso tre amici, li hanno fatti andare in un bosco con uno straccio di sceneggiatura, le telecamere e, senza dirgli cosa avrebbero dovuto fronteggiare per alcune notti, gli hanno fatto prendere dei coccoloni mettendogli gli stecchetti appesi agli alberi e facendo BU fuori dalla tenda. Sai, è come quando ti dicono che in certi film hanno fatto sesso vero. Ecco, si dice che nel primo Blair Witch la metà degli spaventi erano veri veramente.
I tre sono spariti dalle scene. Forse stanno ancora in analisi dalla paura 

Non se l’aspettavano i produttori di fare fantamiglioni con un film girato in una settimana e costato meno di un metro quadrato di polistirolo da Vertecchi.
Però, non si sa perché, Blair Witch non diede vita a quello che ora noi conosciamo come moda trita e ritrita di Telecamerina. 
Ci volle invece Paranormal Activity a far scoppiare la moda e a far diventare praticamente la metà degli horror prodotti nell’ultimo decennio Telecamerina. E non solo horror, abbiamo avuto fantascienza e supereroi, persino un cartone animato abbiamo avuto.
Certo, non è tutta merda quella uscita in Telecamerina (al volo mi vengono in mente REC, Trollhunter, Chronicle, V/H/S), ma sicuramente c’è più roba brutta che bella (come il cinema tutto, peraltro, l’equazione è sempre la stessa sia particolare che generale). Il problema di Telecamerina è che quando è brutta, è brutta per davvero. 
È pure vero che se spendi così poco e guadagni così tanto, è logico il proliferare di questa tecnica. 
Sta di fatto che torna al cinema Blair Witch. In questo periodo in cui se non sei un remake, uno spinoff, un reboot, allora non sei nessuno, è logico che un mito del passato anche se telecamerinoso si riaffacci sul mercato.
Che poi i furbi del marketing hanno anche tentato di creare l’effetto sorpresa non dicendo fino alla fine che era il seguito di Blair Witch chiamandolo The Woods fino alla prima anteprima pubblica. 
E stanno anche cercando disperatamente di lasciare nell’oblio quello SCHIFO del vero Blair Witch 2, non scordiamocelo!

Un film che io vidi al cinema, e ancora ricordo per la bruttezza. E non era manco Telecamerina. 
La storia di questo numero TRE è proprio quella che vi aspettate: colui che all’epoca era il fratellino piccolo di Paola Cortellesi

no, scusate, della protagonista quella col mocciolo facile

ora è cresciuto e va a cercare la sorella nello stesso bosco con un gruppo di amici. Ottima idea.
Al posto di una telecamerina scrausa il gruppo si equipaggia con supertelecamerine digitali attaccate alle orecchie, droni per riprese aeree, GPS, walkie talkie, ma dimentica a casa l'intelligenza.
Risultato? Ma che volete che gliene freghi alla strega di Blair dei prodigi tecnologici, quella se ne frega e inizia a farli fuori tutti.
C’è un problema ENORME in questo seguito, e non il film in sé, è piuttosto la “legacy” che si porta dietro e i centinaia di epigoni che l'originale (e Paranormal Activity) hanno creato, che hanno annacquato e diluito questo brodo horror a Telecamerina facendolo diventare ripetitivo come se avessero spinto il pulsante II PAUSE.
Blair Witch è vittima di sé stesso, si potrebbe dire. Quasi che avrebbero fatto meglio a lasciare il titolo The Woods e via, un altro Telecamerina qualunque ma almeno non schiacciato dal ricordo del primo, che era così
ed è stato "rinnovato" così:
Che poi l'originale è stato anche il primo film ad aver utilizzato internet bene. Ah, che bello un tempo che era internet, non c’erano i social e i cineblog di cinema, era il tempo in cui una coppia di matti si metteva a girare delle finte interviste a gente che parlava della leggenda della strega di Blair, si prendeva la briga di fare dei finti avvisi di gente scomparsa e attaccarli in giro
e caricava tutto su un sito a cui la gente ha abboccato come pesci lessi. Insomma un progetto che allargava il concetto di found footage grazie a un battage promozionale che in confronto le robe virali che fa oggi JJ Abrams sono meno potenti di un volantino di un supermercato.
Incredibilmente il film che finalmente distruggerà la moda Telecamerina porta lo stesso nome di quello che diede inizio a tutto. C'è quasi un disegno affascinante se la vedi così.

• CHICKENBROCCOLISCOPE - IL TRENO PER IL DARJEELING by GIOVANNA GIULIANO •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di GIOVANNA GIULIANO dedicato a
IL TRENO PER IL DARJEELING
 
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) • Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) spingendo questo pulsante PayPal:

• CHICKENBROCCOLISCOPE - GLI AMANTI DEL PONT NEUF by ELISA TALENTINO •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di ELISA TALENTINO dedicato a
GLI AMANTI DEL PONT NEUF
 
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) spingendo questo pulsante PayPal:

• CHICKENBROCCOLISCOPE - BASTARDI SENZA GLORIA by MICHELE MARCONI •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di MICHELE MARCONI dedicato a
BASTARDI SENZA GLORIA
 
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) spingendo questo pulsante PayPal:

DEFICENT DELL'ATTENZIONE - Demolition

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Benvenuti dentro una nuova rubrica che si chiama DEFICENT DELL'ATTENZIONE. Praticamente si tratta di recensioni che non ci metto più di dieci minuti a scriverle io e più di quattro minuti a leggerle voi. Esatto, sembra incredibile ma ci metto molti ma molti più minuti di dieci minuti per scrivere le mie recensioni, e quei 2 minuti sono diventati preziosissimi.
Questa è un'epoca in cui regna il deficit dell'attenzione, in cui non abbiamo tempo di leggere recensioni lunghe, in cui ci sembra sempre che il contenuto successivo sia più interessante di quello attuale, in cui difficilmente un discorso riesce a considerarsi veramente buona lettura.
Demolition

Trama: Demolition Man

Demolition è un film sull'elaborazione del lutto. 
A Jake Gyllénà°Lh§ muore la moglie. Non l'adorata moglie, non l'amata moglie, praticamente la sconosciuta moglie, più che altro, per sua stessa ammissione "la facile moglie" (dove facile vuole dire quelle volte che fai le cose non tanto perché ne sei convinto ma perché sono facili, non ti devi sbattere più di tanto).
Jake non piange, non ride, non sente nulla. Lei muore, lui torna in ufficio. Non perché si è liberato di un peso, ma neanche per reagire a un dolore enorme. Tanto da fare le prove di pianto al funerale
Non fosse che qualcuno gli dice una frase: "per ricostruire bisogna prima distruggere". 
Jake prende la cosa un po' troppo alla lettera e inizia a smontare troppo. Diventa una puntata vivente di Human Wrecking Balls.
Distruggere cose per scoprire come sono fatte dentro diventa la sua ragione di vita, si comincia col frigo di finisce con la casa, l'intento inconscio, ovviamente, è distruggersi per capirsi.
Ovviamente questo andamento o ti porta al suicidio (autodistruzione) o alla rinascita o a Naomi Watts nel suo solito ruolo di donna borderline che vive una vita un po' trista ma ha un gran cuore, questa volta alle prese con un figlio preadolescente (forse) gay 
e fichissimo (tieniamo a mente quell'attor giovine...).
Il rapporto con la donna, ma ancora di più col pischello, costringerà Jake a ridere di nuovo, o per la prima volta. Costringerà in senso letterale:
Il film è bello, non stupendo, soprattutto per un finale troppo buonista e "americano oddio non facciamolo finire iperdepresso che poi la gente inizia a distruggere l'America".
E soprattutto non scordiamo che Jake ha il suo pubblico femminile che non va deluso quindi facciamo la scena di lui che sbrocca e balla fichissimo in mezzo alla gente
Jake bello ma che balla, è bravo (molto meglio di quando si pompa, ma peggio di quando il film ha più sprint) , sta facendo le prove generali per l'oscar, prima o poi. Naomi col pilota automatico. Il regista - quello di Dallas Buyers Club - si perde sempre in un certo timore, inizia a esplorare i sentimenti (alla maniera di Inarritu per capirsi) e poi rovina un po' tutto tirando il freno a mano fermando la tragedia, che purtroppo di solito è più plausibile della rinascita.
Gif sorniona (ma anche un po' Deficent) di Jake per farvi passare altri 2 minuti su ChickenBroccoli.

• CHICKENBROCCOLISCOPE - AMERICAN BEAUTY by RINO LIONETTO •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di RINO LIONETTO dedicato a
AMERICAN BEAUTY
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) 
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CB ANTEPRIMA • Cafè Society

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Giusto ieri inauguravo questa rubrica, DEFICENT DELL'ATTENZIONE, perché, a ritorno da Treviso - dove a proposito tutto è andato oltre le più verdi aspettative. No non sto ammiccando..
qualcuno mi ha detto che viviamo nel getto delle mie recensioni, cioè insomma che SCRIVO TROPPO?! IO!? IO SCRIVERE TROPPO?!
Voi siete pazzi. 
Cioè voi state dicendo che scrivo troppo? Non capisco il vostro punto di vista, è come dire che una cosa bellissima dura troppo. 
Allora. Mettiamo il caso che muori. Arriva coso, lì, Dio, e ti dice: «Adesso tu puoi fare la cosa che preferisci al mondo e la puoi fare per sempre senza che quella cosa ti stanchi mai. Esatto! Nessuna fregatura! Vuoi mangiare per sempre? Lo puoi fare, provando sempre lo stesso gusto e nessuna controindicazione di peso e salute. Vuoi vedere una partita di calcio infinita? Ecco Totti! Vuoi fare giardinaggio? Ecco il letame! Vuoi viaggiare in tutto il mondo per sempre? Ecco il biglietto! E attenzione, non ti stancherai, non ti pentirai, no fregatura, sarai felice di quella cosa per sempre. L'ho pensata bene eh? Sono Dio mica per caso a bello...»
Dai sarebbe bellissimo!
Voi direste mai che mangiare la vostra pasta preferita è troppo? Direste mai, che ne so, stare su un'amaca a dondolare su una spiaggia caraibica è troppo? Direste mai che baciare la persona che vi piace è troppo? 
Ecco, e allora come fate a dire che CB scrive troppo? Perché CB È il vostro sito preferito, no?
Ovviamente io chiederei di vedere film per sempre. 
Insomma scrivo troppo. E allora, per non affaticare le vostre stanche membra ho inaugurato DEFICENT DELL'ATTENZIONE, una rubrica che doveva essere molto veloce da scrivere e da leggere, mi sembrava un'ottima idea.
La prima reazione in assoluto che ho avuto è stata questa: 
"Dài questa recensione l'hai proprio tirata via."
E allora ditelo. Che volete farmi scapocciare. 
Per fortuna mi salva una delle prime regole del CB Club. Parlare solo del CB Club, ma facendo finta che non ci sia nessuno ad ascoltarmi.
Soprattutto quelli che mi hanno invitato all'anteprima di:
Café Society
Trama: Hollywoody

Che Woody abbia la chiarissima intenzione di morire sul set di un suo film, è lampante (fa un film all'anno DAL 1978, e dice che lo ammette pure in più di un'intervista (ma le interviste le fa sul set? Perché se muore mentre sta dicendo "voglio morire sul seARJHH."TUMP. ...Signor Woody? Signor Allen? Presto prendi tutto e andiamo via, diremo che lo abbiamo lasciato addormentato...), e allora via di film in film, fino a quando lo troveranno steso e crederanno a uno scherzo.
Il film dell'anno di Allen è di quelli ambientati in una delle sue epoche preferite, gli anni 30. 
Dalle Radio Days alla Rosa purpurea del Cairo, da Pallottole su Broadway alle escursioni spaziotemporali di Midnight in Paris fino a quello di due anni fa, quando appaiono lustrini, macchine bombate, gagster con abiti inamidati, Woody rende sempre benissimo. Gli piace da matti e si vede, come li costruisce lui, gli anni 30, quasi nessuno (non ci è riuscito così bene neanche Lurhmann con Il Grande Gatsby con un budget che da solo Woody ci campava 10 anni di film).
Quindi tutta la parte scenografica e fotografica (se poi ti affiidi a Storaro, c'è poco da preoccuparsi, anche se per la prima volta in vita tua usi cineprese digitali, forse è il primo film che riesce ad essere "caldo" nonostatne la freddezza del digitale) è bella e bellissima.
Vestiti, pettinature, scene, locali, ville con piscine, studi cinematografici, che bello dev'essere stato vivere la Golden Age hollywoodiana.
Purtroppo quella che viviamo noi è la Grey Age Allewoodyana, perché ormai l'altalena non è più tra film belli oppure meno belli, ma tra film  "salvabili" e film "insomma". 
Come dicevo anni fa, è praticamente impossibile per Woody fare un film propriamente brutto (Non ho visto quello a Roma...), ma certo i fasti di tanti anni fa sono ampiamente superati.
Cafè Society è un film che arranca, che non trova facilmente un legame tra una scena e l'altra, che racconta un ventaglio temporale troppo ampio - si parla di anni, minimo 4, ma potrebbero essere 10 - ma non ti fa mai veramente capire di che momento nella vita dei proganisti stiamo parlando. Dà troppe volte per scontato l'assunto "e dopo tanto tempo le persone sono cambiate", mentre non sembrano molto cambiate sullo schermo. Il montaggio sembra costantemente in difficoltà, come gli fossero mancati dei pezzi.
E poi questa società dei cafè non è mai veramente una parte integrante del film, i protagonisti ci si muovono dentro e sono vestiti come si addice all'epoca, ma non la "vivono" mai veramente, e quindi non la trasmettono allo spettatore. 
Non c'è la magia di proiettarsi lì con loro. Mai.
Anzi i protagonisti si muovono tutti un po' spaesati e, incredibilmente, la vera catalizzatrice di attenzione è la biondissima Blake Lively, una che fino a uno squalo fa non sapevo neanche chi fosse (mai interessate le bionde, come tutte more e le rosse e le more che diventano rosse di Hollywood sanno già) che mangia in testa (non solo per l'altezza ma per la vispa vitalità) a quella scrocchiazeppi un po' burinella di Kristen Stewart

Insomma un Woody minore in un decennio minore.
Comunque questa cosa di voler continuare a lavorare fino a schiattare la condivido tantissimo. Voglio farlo anche io. Ve lo immaginate il giorno in cui entrate qui e iniziate a leggere una recensione che finiscAARHGGF!
TUMP.






No, sono scivolato, tutto a posto.
Comunque alla fine dell'anteprima mi è successa una cosa bellissima che mi ha proiettato nella mia personale Café Society. Ero lì appoggiato alla mia Vespa con fare annitrentesco, quando una signora mi approccia e mi fa:
- Scusi ma lei sa se viene?
- Viene? Ma chi signora?
- Woody!
- Woody Allen?
- Sì... sa se viene dopo?
- Ma guardi. Non mi ha chiamato questa volta. Lui non chiama mai...
- Ah. Ma perché lei non è del giro?
(Le gif che ho usato in questa recensione - lunga abbastanza? corta il giusto? - sono state attentamente scelte per rappresentare solo attori che non hanno MAI lavorato con Woody, che è tipo il gioco più difficile del mondo. Provate voi a trovarne altri.)

• CHICKENBROCCOLISCOPE - CLERKS. COMMESSI by IRENE RINALDI •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cultEsposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione 
poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di IRENE RINALDI dedicato a
CLERKS - COMMESSI
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) 
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• CHICKENBROCCOLISCOPE - NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE by ISOÌ •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cultEsposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione 
poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di ISOÌ dedicato a
NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero ) 
Potete acquistare il poster a 15 euro (+ 3 euro di spese di spedizione) 
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CB ANTEPRIMA • Liberami

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Quella di Liberami sarà una recensione molto personale, di quelle volte che sembro più parlare dei fatti miei che del film.
Ma, dopo le mani avanti, facciamo un passo indietro.
La domanda e la perplessità con cui vi avevo lasciato l'altro ieri, quel quesito folle che faceva più o meno così: "tu non sei del giro?", mi ha dato da pensare. 
No, posso ben dire che non sono del giro, già non mi sento particolarmente inserito in nessun giro, quello cinematografico poi, proprio per nulla. 
Forse sono del giro della presa in, ma di "gente di cinema" ne frequento poca.
A volte succede che amici - quelli che puoi definire amici, che conosci personalmente, magari ci hai collaborato, insomma che ok non avete fatto mille vacanze insieme, ma non è la gente di facebook che insomma, lì si broccola più che altro - fanno un film.
È successo con LRNZ e LRNZ (sì, lo so, ditelo a loro che esistono anche le vocali), oppure magari conosci qualcuno che ha fatto gli storyboard di quel film, o di quell'altro. Ma insomma, del giro non ci sei.
E poi arriva Liberami.
Questa volta è successa una di quelle cose che esulano da tutto, da giri, da amicizie, da tutto. Succede che un amico, quelli veri, vince il Festival di Venezia, quello vero.
Zvetkov lo avete conosciuto anche voi. Lo avete letto, o almeno avete provato a farlo, qui e qui, qui e qui.
Poi è sparito, perché, a suo dire, stava facendo un film.
Immaginatevi la scena. 
Ci siamo io che conosco Andrea Sanguigni (il suo vero nome, anche se è vero pure Zvetkov) da 15 anni e lui che conosce me da altrettanti (non è così scontato se ci pensi).
Abbiamo lavorato insieme a progetti che esistevano prima di ChickenBroccoli, o anche durante. Abbiamo parlato tanto (è forse la persona con cui ho parlato di più? Mia madre esclusa a priori visto che tanto parla solo lei quando ci vediamo e io mi limito ad annuire e fare "m.mh." per far vedere che sto attento.). È una di quelle persone che quando le senti parlare, quando vi scrivete, anche fosse un messaggio su whatsapp, ti dà la precisa idea del perché l'italiano è una lingua bellissima, e ti fa venire il dubbio che tu sei un po' analfabeta.
Poi un giorno Andrea si ritira in Sicilia. Non ci sentiamo per molto tempo. Io colpevole, lui colpevole, tutti colpevoli.
A un certo punto, qualche settimana fa, mi arriva un messaggio che mi dice che sono uno stronzo. Io dico "aaah. eccone un'altra". Poi no, era lui. Il messaggio continuava con l'annunciazione della partecipazione a Venezia, nella sezione Nuovi Orizzonti, del documentario da lui sceneggiato (e come operatore in parte girato) sugli esorcismi, girato da Federica Di Giacomo. 
Io, col mio solito aplomb rispondo: ma stronzo ce sar Bravo. Senza nessun filtro. Bravo
Quel documentaio era, ed è:
Liberami
Trama: Mizziga al diavoletto

Liberami racconta l'opera (pia?) di Padre Cataldo (e di altri sacerdoti), un esorcista siciliano che catalizza intorno a sé "posseduti" di ogni genere. C'è la donna che pian piano pare tarantolata e finisce all'angolo della chiesa urlante mentre il prete la bagna con acqua santa, c'è la ragazzina timida che piano piano strabuzza gli occhi e iniza a sbavare urlando cose ignominiose all'indirizzo del padre, c'è il ragazzo pieno di piercing e tatuaggi che giustifica i continui scatti di rabbia come il tentativo del demone che lo possiede di uscire dal suo corpo.

La domanda che lo spettatore si fa, e se lo sono fatti anche regista e sceneggiatore, sin da minuto 1 è una e una soltanto: questi sono matti?
Ma la risposta, che a minuto 1 è formata dalle stesse parole della domanda ma senza punto interrogativo, diventa via via sempre meno sicura. 
Sono davvero matti? Schizofrenici? Esauriti? Sono alla ricerca di un'attenzione che probabilmente non hanno mai ricevuto in vita loro? O magari proprio perché ne hanno ricevute di ignobili cercano di, come dire, distogliere l'attenzione? Oppure. Oppure?
Ma attenzione, non esiste, in Liberami, il tentativo di assecondare la via della possessione, che viene continuamente stemperata con degli sprazzi di ironia (involontaria o meno) di esplosiva ilarità - ci sono momenti in cui si ride, davvero, senza filtri, anche se l'humus del documentario è prettamente inquietante, e un po' penoso - e neanche però di negarlo in assoluto. 

Non sono ferventi cristiani che cercano di canonizzare gli spettatori, gli autori, ma neanche darwiniani convinti che vogliono smascherare gli impostori.
Sono documentaristi, e Liberami è un esempio perfetto di documentario: ci racconta, senza dare una chiara definizione di quello che vede, la realtà. Se c'è una cosa che proprio non si può afferrare, è la definizione di realtà. E il peggior documentarista che esiste è quello che dice allo spettatore: la realtà è così.
Un gran lavoro di montaggio, un ancora più grande lavoro in loco (le messe con annessi esorcismi di gruppo ci sono tre volte a settimana, se il demoniaccio entra lunedi, magari per venerdì l'hai debellato, dài), e soprattutto la sensazione che esiste, ora e qui, un certo paradossale, a volte tragico e altre spassoso, moderno medioevo, in cui i "posseduti" prima rantolano e sbraitano in chiesa, poi prendono la macchina e vanno a mangiare le arancine. Il diavolo fa le pentole e pure i coperti.


Forse c'è una risposta che sta nel mezzo tra la possessione demoniaca e la malattia mentale, e Liberami si pone proprio lì in mezzo, senza pena né supponenza, senza superiorità atea né misticismo martire, sta lì e ti apre una finestra su qualcosa che non avevi mai pensato esistesse davvero al di fuori di Hollywood e dei suoi famosi esorcismi.
Il risultato più gravoso che Liberami ti appiccica addosso è però una sensazione che poi ti "possiede" una volta uscito dalla sala, in Vespa verso casa, sul letto mentre fissi il soffitto, nei sogni quando dormi, ti istilla un dubbio che, è il caso di dirlo, serpeggia: questo documentario non ti fa credere in Dio, ma di certo ti fa credere un po' di più nel Diavolo.
Volevamo organizzare un'intervista con Andrea, ma io ero troppo impegnato per dare un po' di tempo a un vincitore di Leone a Venezia, quindi mi sono fatto mandare alcune foto, che vedrete solo qui, scattate durante le riprese - molto lunghe, di quella lungaggine che ti fa pensare di gettare la spugna più e più volte, e anche qui un grande plauso per non averlo fatto, in cinque anni di lavorazione -  e che non vedrete in nessun altro sito. Nel giro le chiamano esclusive:

Liberami è uscito ieri. Dovete, dobbiamo, andarlo a vedere, per far continuare la sua corsa nelle sale, e poi, chissà... 
Non mi aspetto meno di un messaggio che reciterà "Sei sempre lo stesso stronzo. Sto partendo per Los Angeles." 

• CHICKENBROCCOLISCOPE - HARRY POTTER SAGA by NICOZ •

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Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cultEsposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione 
poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di NICOZ dedicato alla saga di
HARRY POTTER
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
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Biond Laden

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Whiskeyt Tango Foxtrot
Trama: War Typical Film

Negli ultimi giorni mi frulla in testa una domanda ed è questa: avranno ragione quelli che dicono che se vuoi tantissimo qualcosa, ma proprio la vuoi tantissimo, l'unica cosa che devi fare è stare fermo immobile perché verrà da te? ma stanno facendo solo film brutti in generale o sono io che vedo solo film brutti per il timore di non avere il giusto tempo per fare delle recensioni adeguate al film bello e quindi mi rifugio nelle merdate annunciate così posso svangarla con due gif, qualche battutina, una frase cancellata che ovviamente riguarda tutt'altro e il cucuzzaro tipico di CB?
Vedi? C'è chi si fa domande esistenziali profondissime, c'è chi trova il nirvana non chiedendosi mai niente e agendo solamente, c'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma, e poi c'è CB, che vede film di merda tutto il giorno. Evvabbéddai.
Forse però ultimamente sto esagerando. 
Avrei pletore di film belli - che so già che sono belli - da vedere (non ho ancora visto Mommy e quello ha già fatto in tempo a fare un altro film, per dire), eppure finisco lo stesso a vedermi film che già so non mi accontenteranno, magari con protagonista Tina Fey, attrice che già so che non mi piace (mi è mai piaciuta Tina Fey? No e poi no.). E oltrettutto film con una storia che già so che sarà a metà strada tra quella serietà soldatesca tipica dell'America contemporanea che un po' si pente di tutti i fattacci dell'Afghanistan, come con il Vietnam ma più veloce, quella volta ci hanno messo dieci anni a iniziare a fare i film "forse ci siamo sbagliati", ora sono bastati 3, 4 anni, infatti già sa di vecchia come ambientazione.
Insomma perché mi metto coscientemente nella situazione di "perdere tempo"?
Eppure 7 anni (!) di CB avrebbero dovuto insegnarmi quantomeno a scegliere meglio i film... oppure aspetta, non è che vedere tanti film brutti mi ha creato dipendenza? Interrogarsi, dopo aver visto quel film brutto magari.
Sì, è brutto WTF (a. a. a. che ridere l'acronimo.) perché vuole per forza buttare fuoco comico sulle parti tragiche (i morti, le mine, i droni, la guerra) con la parte comedy, che però è ripetitiva fino alla nausa con tutte le mossette di Tina Fey quarantenne disperata in cerca dell'amore ma anche dell'affermazione professionale ma comunque donna forte e vigorosa, il suo solito personaggio insomma, e non fa ridere mai, non è caustico per davvero anche se finge di esserlo, non è Four Lions, per capirsi.
E poi c'è la prima donna afgana che prende la patente e fa il parcheggio e...


...ok un po' fa ridere perché è vero. Ma solo questa scena.
Intorno alla Fey si muovono tutta una serie di attori che presi altrove amo molto, da Alfred Molina a Billy Bob Thorton (ehy, io ci credo ancora) e soprattutto Martin Freeman, che per me è sempre perfetto come uomo medio (magari un po' assassino), come aiutante di Sherly, al limite come hobbit (l'unica cosa che ho sempre salvato della trilogia hobbittiana), ma ecco, sceglierlo per fare il playboy un po' sboccato e piacone, non ci siamo proprio. Vederlo fare questo
stona proprio con l'idea che ho di lui. 
La presenza assolutamente accessoria di Margot Robbie (ma quanto ha lavorato quest'anno Margot? Questo, e questo, e questo. Voglio dire, lungi da me dire che è brutto ritrovarsela davanti, ma non è che se io sto qui immobile lei deve venirmi davanti in ogni film, non era lei quella cosa che intendevo.) è la tipica mossa per convincere i maschi a vedere il film e poi riempire le loro recensioni di gif
troppo facile signori, troppo facile.
Il finale buonista degno di un video di un candidato alle presidenziali ti fa venire voglia di farti esplodere.
Io intanto me ne sto qui e aspetto che arrivi. Un bel film.
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