Quantcast
Channel: Chickenbroccoli
Viewing all 772 articles
Browse latest View live

The 8e1/2 eight

$
0
0
The 8ful eight
Trama: Otto sotto un tetto

Overture

Come al solito divideremo questa recensione in capitoli. Perché 1) Tarantino non l'ha inventata questa cosa, ma l'ha fatta suo marchio di fabbrica 2) Coi film di Tarantino c'è sempre così tanto da dire che dividere in capitoli facilità la messa in ordine dei pensieri 3) sì.
Capitolo 1
Ennio Morricone situation
Proprio come questo post, l'ottavo film di Quentin Tarantino - l'unico che può scrivere prima del suo nome la numerazione dei suoi film, proprio come fosse un evento - inizia con un'overture di circa cinque minuti, solo musica, un fermo immagine grafico. Finalmente inizia il film, con un lungo, lunghissimo dolly
che, partendo da un crocifisso di legno ricoperto di neve, si allarga pianissimo su una distesa innevata, fino a far apparire finalmente una carrozza con sei cavalli che corre sulla neve. 

Altri 7, 8 minuti, solo musicali.
In pratica il primo quarto d'ora del film è un concerto di Ennio Morricone, eccellenza italiana in quanto a colonne sonore.
E questo è probabilmente il fatto più importante del film. Suo vero motore. Motivo primo e probabilmente unico per cui Quentin ha fatto un altro western subito dopo Django. Ennio Morricone è la persona su cui tutto il film ruota. 
Non faccio nesunissima fatica a pensare che, dopo la canzone scritta per Django, Tarantino ha iniziato a scassare le palle ad Ennio così tanto, ma così tanto (parlo di telefonate notturne, regali faraonici tipo che ne so, la prima pianella di Mozart o l'unico spartito in cui Paganini ripete una nota), che Ennio, sfiancato, ha finalmente accettato di scrivere un'intera partitura per Quentin. A quel punto, Quentin, non poteva che costruire intorno a quella musica un western, perché non c'è altra dimensione naturale se non il western, per le musiche di Morricone.
E non tradisce nessuna aspettativa, Ennio, che compone una colonna sonora sontuosa, inarrestabile, bellissima, densa come quelle di 40 anni fa.
Quindi facciamo pace col cervello e con l'annosa domanda che - almeno a me - tortura la testa: ma perché diavolo adesso Tarantino s'è fissato coi western? La risposta è questa colonna sonora
talmente bella da giustificare pienamente la realizzazione di un intero film solo per mettercela dentro. Anzi il contrario, è il film che viene messo dentro alla musica. Tarantino ringrazia senza mezze misure come al suo solito

Ennio Morricone ha 87 anni. È candidato all'oscar; se la vede con il grande John Williams per Star Wars, e con Il ponte delle spie, Carol, Sicario. Ho sentore di oscar italiano.
Capitolo 2
Un negro su 10.000
L'altra persona a cui il film e la carriera di Quentin devono molto è quel negro su 10.000 (nei post sui film di Tarantino si può usare la parola negro, è lui a darci il permesso) che si chiama Samuel L. Jackson. La L non è muta.

Samuel, da Pulp Fiction in poi, è praticamente in ogni film di Quentin (sì, è anche in Kill Bill). I due se la divertono, come si suol dire, sono cresciuti insieme. Certo Samuel fa 26 film contro l'1 di Quentin, tipo

ma va bene così. chissà quante spese ha Samuel con tutti quei cambi di pettinatura

Questa volta, più di altre, Samuel è il centro del film, il vero protagonista. Si mangia il film per tutto il tempo, parla e parla e parla, sembra proprio di vedere un prozio di quel bad mother fucker di Jules Winnfield, cacciatore di taglie di frontiera (non che ci sia troppa differenza rispetto al lavoro da sicario di Jules) che si ritrova intrappolato insieme ad altri 7 (ma saranno solo 7? Spolier supersexy qui) sconosciuti in una locanda sperduta del Wyoming (uno di quegli stati che non sai neanche dov'è, e va bene così anche questo).
Otto gaglioffi che il più buono c'ha la rogna. Loro:




Una bella combriccola. Anche in versione Action Figures d'altri tempi.

Ora, tra un Samuel L. Jackson che gigioneggia e giganteggia come al suo solito

un Tim Roth che torna a farsi dirigere da Tarantino dopo mille anni, con tanto di inside joke gigantesco con Mr. Orange (non vi spoilero), che fa un po' una parte a là Christophe Waltz

e un Micheal Madsen imbolsito e inutile più del solito
the hateful eight film trailer quentin tarantino samuel l jackson
che porello sarà un qualche debito di sangue e puttane che lo lega a lui per convincere Tarantino a trovagli sempre una parte (certo rivedere insieme Mr. Orange e Mr. Blonde non è niente male) a spiccare su tutto il cast è una donna, l'ottava meraviglia del film: Jennifer Jason Leight, giustissimamente candidata all'oscar e probabile vincitrice (sì, è meglio della Winslet, a meno che per farsi perdonare l'#oscarsowhite lo danno alla Mara così almeno non si beccano pure l'#oscarsostraight).
La sua Daisy Domergue parte in sordina, massacrata di botte dall'inizio, diventa un mostro di bravura e cattiveria prima della resa dei conti finale.

Non c'è che dire, un cast da novanta, ma questa è anche una costante (castante, quindi) di Quentin: fa recitare anche i sassi.
Capitolo 3
Cosa di casa
The 8ful 8 è anche altro oltre ad essere un western. È un giallo. È un horror. Anzi è due horror, per la precisione La cosa e La casa (grande allitterrazione titolistica che perà funziona solo in Italia. Con The Thing e Evil Dead non funziona). 

Esatto, gli elementi in comune che appaiono più che lampanti con questi due film sono tantissimi, smaccati: da Kurt Russell rinchiuso da una tormenta di neve insieme a tizi di cui non si fida alle botole di legno di aprono e chissà cosa ne esce fuori, per arrivare a questo

In un finale che fonde in un solo diabolico personaggio in bilico (diabilico, quindi) tra una final girl scream queen 

e una stronza (nei post dei film di Tarantino si possono chiamare le donne stronze) posseduta del La casa

C'è un ma. Un "ma" che dura almeno 90 interminabili minuti, un "ma" che è tutta la prima parte del film.
Il fatto è questo: The Hateful Eight dura tre ore, ed è diviso esattamente in due parti distinte, a talmente distite da farlo sembrare due film attaccati insieme. Il risultato - che già ho potuto notare in diverse recensioni - sarà la spaccatura esatta che manco Mosè con il Mar Rosso del pubblico: c'è chi odierà, tra uno sbadiglio e l'altro, tutta la prima ora e mezza, amando invece la seconda parte ben più ritmata e "tarantiniana" (nel sendo lusinghiero di "cazzo che botta ho detto cazzo"), e chi, viceversa, si lancerà in grande difesa della verbosità allucinante della prima parte mentre bollerà la seconda sempre con "tarantiniana" (nel senso dispregiativo di "che palle si sparano e vomitano sangue a spruzzo ridicolo").
Io? Ovviamente sono della prima scuola. Mi sono scese le palle fino al centro della Terra per 90 minuti. Non li seguivo più, non li volevo più ascoltare, li odiavo. Quentin ha davvero esagerato questa volta (e io sono un grande fan del suo film più chiacchierone Inglorious Basterds). Capisco che Tarantino non è uno che puoi relegare a "visione disimpegnata", ma così si esagera. Parole parole parole soltanto parole parole. Non aiuta l'impostazione volutamente teatrale del film, il che ci porta al:
Capitolo 4
Otto piccoli cowboy
Horror, certo, ma non solo. Giallo, dicevamo. Già, perché l'altro debito palesato da Tarantino è di certo Dieci piccoli indiani (ne vedemmo una riduzione cinematografica, ne hanno rifatto da poco un serial che devo vedere) e in generale i gialli di una certa epoca, quelli con la porta chiusa dall'interno, dove l'assassino non è sempre il maggiordomo e alla risoluzione del mistero ci si arriva o per deduzione o perché, come suona il titolo originale di Dieci piccoli indiani, "e poi non ne rimase nessuno" (per esclusione quindi).
Dieci otto persone intrappolate in un luogo iniziano a morire una dopo l'altra. Qualcuno sta uccidendo i più stronzi farabutti del west, chi sarà? Il sospetto sale, nessuno può bersi una tazza di caffè in pace o distruggere una chitarra dei primi dell'ottocento (storia vera. era un pezzo da museo che doveva essere sostituito in tempo con una copia, e poi nessuno l'ha fatto. Vabbè, l'altra volta che si sono incasinati con gli oggetti di scena a qualcuno è andata peggio) in serenità.

Certo anche io avrei fatto la manovra John Belushi dopo quella canzone.

Poi ovviamente è tutto in salsa tarantiniana, grandi chiacchiere e distintivi.
Capitolo 5
 Tutto sarà ok
È un capolavoro, questo 8° film di Tarantino? No. È una merda? Neanche.
E non è neanche "minore" come Deathproof o Jackie Brown. Perché, tornando alla divisione in due del film e quindi del pubblico, accontenterà tutti: possiamo litigare sul fatto che la prima parte ti fa due coglioni così e la seconda è una bomba, o sul fatto che la prima parte è un capolavoro di scrittura proto-teatrale e la seconda un rifugio nella violenza esagerata marchio registrato di Tarantino con tanto sangue e parolacce per accontentare i fan. Come la metti la metti, vinciamo tutti, chiunque sarà soddisfatto da una parte del film. 
Per questo il film si becca il Chicken, perché dopo il grande sonno del primo tempo, mi ha tenuto sveglio forte per tutto il secondo. A vincere è di nuovo Quentin.
Mi rifiuto di inoltrarmi nelle lande innevate, solitarie, impervie e stranoiose delle discussioni di cui si sta riempiendo il web criticologico su: 
- Violenza gratuita... già detto tutto dai Simpson

- Razzismo (a parte che l'unico negro è il personaggio più positivo). 
- Politica... basta, lo dice anche lui

- Autoreferenzialità (8ful8 ha molto a che vedere con Le iene oltre alla presenza di Orange e Blonde. Ma ha a che vedere con tutta l'altra filmografia tarantiniana, come sempre);
- Antipatia (dei personaggi, del regista, mia, di tutti quanti);
- Mancanza di idee (questo è effettivamente il film meno "geniale" di QT); 
della pellicola. 
Questa cosa di essere tutti critici cinematografici ci sta davvero prendendo la mano (con Star Wars abbiamo veramente toccato lo zenith stellare di critiche non richieste). Non voglio dire che io lo sia, critico, sempre detto che sono un criticone, non un critico, ma ecco, si sta davvero esagerando. Poi tutti a dire "ognuno ha la sua opinione", e questo è sacrosanto, ma perché doverla per forza condividere con me? È un po' il motivo per cui continuo a fare CB nonostante i blog siano morti. Non mi bastano140 lettere per esprimere un giudizio. Non mi piace il blu di FB tutto intorno e il fatto che scrivo e il post tempo cinque minuti è già in fondo alla pagina. Insomma io continuo a costringervi a venire qui sul sito. Ok, non c'entra nulla, ma un po' di odio lanciato senza motivo ci stava bene, visto il titolo del film. The 8ful CB.
Ah, comunque mangiare la neve con la lingua va un casino quest'anno.
Capitolo 6
Lottavo film di Quentin Tarantino
Allora facciamola, la calssifica dei miei film preferiti di QT. La stanno facendo in molti, non vorrei mai che CB fosse meno ai siti di grande giornalismo che stilano le classifiche click baiting (si dice così?). Ovviamente la faccio con le gif. Se clicchi sulla gif vai alla recensione del film (quando c'è. e c'è sempre tranne l'ultimo).
Capitolo 70mm
Cinecittà ha l'aspetto di una puttana?
Capitolo a parte merita questa cosa del 70mm, formato larghissimo che sta a metà tra l'effettivo utilizzo (70mm di larghezza e poi tutto il tempo dentro una stamberga? Pensa se Revenant lo facevano così allora...) e il solito gusto di Tarantino di fare le cose che "solo io solo io" e la successiva sequela di proiezioni speciali che si sono organizzate in giro per l'Italia, che dice sono andate benissimo. Certe volte succedono cose che ti fanno credere che allora le cose SI. POSSONO. FARE! (detta così, ovviamente).
Io sono andato a vedere 8x8 a Cinecittà, nello Studio 5 (quello di Fellini, da qui il titolo del post, se non si fosse capito, furbacchioni). Prima di entrare nella "sala" ti ritrovi sul set innevato del film. Eccolo in splendenti foto panoramiche 5mm tutte da cliccare:





Be', fatemelo dire: mi sono divertito. Certo magari qualcuno storcerà il naso per l'effetto "gardaland" della questione, ma non rompete sempre l'anima, ce ne fossero di spese ed eventi e organizzazioni del genere se ruotano intorno ad un film e non a qualche becera partita di calcio o chenesò.
Vogliamo proprio trovarci la pecca? A questo punto - visto anche che quando uscì Django fece più soldi nei cinema dove lo proiettavano in lingua originale che altrove - facevano bene a fare la versione originale. Sì, la pecca ce la devo trovare sempre.
Capitolo 8
Fanproof
Chiudiamo con la solita tormenta di fan art che ogni film di Tarantino scatena, e per la peculiarità dei suoi personaggi e per la cura per l'outfit che non ha nulla da invidiare a quella che ci mette Anderson.



Bonus
Channing Tatum 8 pussy

Bobby solo

$
0
0
Pawn Sacrifice
Trama: Scatto matto

Finalmente l'hanno fatto. Un film su Bobby Fischer. Lo temevo/aspettavo dal lontano 2011



L'occasione per il mio solito sproloquio era l'uscita del documentario su Bobby, che non ci aveva proprio soddisfatto in pieno. Poi c'è anche un film col suo nome dentro, ma insomma un film fiction con lui protagonista non c'era ancora, fino ad oggi, fino a questo sacrificio del pedone.
A fare la parte di Bobby hanno preso Toby Maguiderman, che se all'inizio può sembrare un scelta azzardata alla fine sai che ti dico, ha fatto bene il suo lavoro, non ha esagerato con la follia (non oso immagine un Bobby recitato da qualcuno più istrionico) e riesce a mantenere un certo aplomb. Il fatto è che anche nelle scene più matte non fa le manovre Beautiful Mind o Aviator, giusto un paio di urletti qua e là.
A fare Spassky (il campione russo) c'è Liev Coso Shchbhbsh... come si chiama.. non mi entra in testa, che comunque adesso si vede che ha problemi con la paghetta dei figli perché dove mi giro c'è lui (qui, e qui, e qui) tre volte in un mese è troppo persino per gente come Ben Kingsley.
Comunque Toby fa Bobby e Liev fa Boris. E anche se di primo acchitto come detto nessuno dei due ci sta proprio a pennello, finisce che, aiutati dalle pettinature e dai nei (ma i nei fanno parte dello scacchista? Unire i puntini!!11!), alla fine fai il confronto con le foto vere e dici "ma lo sai che pure pure":

Con Bobby che vuole giocare in una stanza isolata per problemi con il pubblico che respirava:


Deve essere stata una bella cosa da vivere.
Bobby (nella mia personale triade di personaggi che meritavano un film fatto BENE, insieme a Charles Manson, rovinato in un brutto serial e Harry Houdini, rovinato in una brutta miniserie) è stato il campione di scacchi più matto (!) della storia. 
La sua biografia è così pazza (tra picchi altissimi di gloria planetaria a abissi di barbonaggine e delirio) da essere materia di film e letteratura anche solo se presa a metà. Bambino prodigio, ragazzo prodigio, scacchista campione prodigio e poi bum, scapoccia e ciao ciao testa. Bobby genitalità + manie di persecuzione + pazzia cervellare + + +
Tutta questa cosa della follia derivata dagli scacchi che si incastrano con la Guerra Fredda è di per se affascinantissima. Il fatto è che fare il giocatore di scacchi ti fa uscire di testa per forza; dicono nel film che ci sono più possibilità di partite che stelle nel cielo, tipo 40 milioni, qualcosa così. Ci credo che vai fuori. 
Sarà per questo che io so a malapena giocare a Dama ve'?
Il film racconta brevemente l'ascesa nell'olimpo degli scacchisti (avete mai partecipato ad un torneo di scacchi. Non chiedetemi perché ma io sì, come spettatore, e si respira quell'aria assurda di concentrazione che pensi che da un momento all'altro esploderanno teste), per poi raccontare la partita più famose (forse della storia degli scacchi) tra Bobby l'Americano e Boris il Russo. Partita giocata in Islanda nel 1972, che fu davvero INCREDIBILE soprattutto quando all'apertura 1. e4 Nf6 2. e5 Nd5 3. d4 d6 4. Nf3 (Difesa Alekhine, Variante Moderna) g6 5. Bc4 Nb6 6. Bb3 Bg7 7. Nbd2 O-O 8. h3 a5 9. a4 dxe5 10. dxe5 Na6 11. O-O Nc5 12. Qe2 Qe8 13. Ne4 Nbxa4 14. Bxa4 Nxa4 ma ecco che in risposta 15. Re1 Nb6 16. Bd2 a4 17. Bg5 h6 18. Bh4 Bf5 19. g4 Be6 20. Nd4 Bc4 21. Qd2 Qd7 22. Rad1 Rfd8 23. f4 Bd5 24. ma Boris con coraggio Nc5 Qc8 25. Qc3 e6 26. Kh2 Nd7 27. Nd3 c5 28. Nb5 Qc6 29. Nd6 Qxd6 30. exd6 Bxc3 31. e poi bxc3 f6 32. g5 hxg5 33. fxg5 f5 34. Bg3 Kf7 35. Ne5+ Nxe5 36. Bxe5 b5 37. Rf1 Rh8 38. Bf6 a3 39. Rf4 a2 40. c4 Bxc4 41. d7 Bd5 ma inaspettatamente  42. Kg3 Ra3+ 43. c3 Rha8 44. Rh4 e5 45. Rh7+ Ke6 46. Re7+ Kd6 47. Rxe5 Rxc3+ 48. Kf2 Rc2+ 49. Ke1 Kxd7 50. Rexd5+ Kc6 51. Rd6+ Kb7 52. Rd7+ Ka6 53. ma, nessuno se lo sarebbe mai aspettato R7d2 Rxd2 54. Kxd2 b4 55. h4 Kb5 56. h5 c4 57. e allora Bobby Ra1 gxh5 58. g6 h4 59. g7 h3 60. Be7 Rg8 61. Bf8 h2 62. Kc2 Kc6 63. Rd1 b3+ 64. Kc3 h1=Q 65. Rxh1 Kd5 66. Kb2 f4 67. Rd1+ Ke4 68. Rc1 Kd3 69. Rd1+ Ke2 70. Rc1 f3 71. Bc5 Rxg7 72. Rxc4 Rd7 73. Re4+ Kf1 74. Bd4 e alla fine f2 0-1!
VI RENDETE CONTO! DA SUDORE FREDDO!
Tanto che tutta questa pressione mi ha fatto venire voglia di diventare il CBobby Fischer del web e fare una partita con uno online. Ecco com'è andata. Io ero i neri.

HO VINTO! PAVIDO MANGIACAVIALE DOVE SCAPPI! HO VINTO! HAI ABBANDONATO!
Forse per quella mossa di aver mosso i pezzi senza sapere cosa stavo facendo! Ti ha messo paura il mio attacco matto vero?! CODARDO!
Insomma a me ha soddisfatto il film di Zwick, regista tra gli altri de L'ultimo samurai (che non so perché mi dà l'idea che sarebbero ottimi giocatori di scacchi, i samurai, con tutta quella cosa del sacrificio) e sceneggiato da Stefen Knight, che è lo sceneggiatore de La promessa dell'assassino e di Locke, ma anche dietro cagate tipo Il settimo figlio o incomprensibili tipo Closed CircuitE ha inventato Chi vuol esse milionario?... già.
Che volete che vi dica, Fischer mi accende tutta una serie di lampadine neurali che lo rendono uno dei personaggi più interessanti del secolo. L'avrà mai giocata la mossa CB?
A pensarci bene questa sì che era la volta buona per farci un bel serial TV, con Bobby, tutta la sua ascesa tra i campioni, con la madre spiata (si chiamava Regina! Lo so che fa specie solo in italiano, ma intanto...), poi il diventare campione, poi la paranoia, poi la vecchiaia da pazzo vagabondo. Se per Narcos - che sappiamo tutti come va a finire - minimo due serie le fanno, Netflix si poteva operare prima del film.
OH! Ritornando alla questione attori per i biopic e l'annosa domanda "devono essere identici o chissenefrega?" mi è venuto in mente chi sarebbe un perfetto Bobby Fischer: KYLO REN!
Viso magro, naso lungo, c'ha pure i nei di suo! Perfetto! Poi dopo le incazzature che si prende in Star Wars, ci starebbe benissimo!

Invece così: 


Evviva la pazzia scacchistica ed evviva fortissimo quando Bobby dice che per diventare campioni devi rinunciare a tutto. È un po' come in Whiplash, non farsi distrarre da niente e da nessuno, e poi impazzisci e muori a Reyikiavik tra i geyser e i microfoni che tu credi il governo ti abbia messo nei lampadari.
Povero Bobby e la sua follia. Tutta la gloria e la celebrità, ma soprattutto una vita, buttate nel chess.
Il documentario di cui parlavo prima è tutto su youtube, eccolo:

E ora, Re, Regine e pedoni, alfieri di esserlo, al cinema:

disney robin williams aladdin chess geniemovie animation brave chess brave moviechess animated GIF


Pensate che io sia matto a passare la domenica pomeriggio a cercare gli scacchi nei film? Guardate questi come stanno: ricreare le partite dei film e vedere come andrebbero a finire se giocate veramente. Poi sarei io il matto.

How To Bradley

$
0
0
Il sapore del successo
Trama: Minchia questo film pensavo che era cazzo di merda invece era bbùono meglio ancora se tu hai gusti di merda però e ti piace pensare al cazzo di Bradli Cuper che te lo mette in forno ma alla fine ammè anche pareva bbùono quando lo vedevo senza pensare al cazzo di Bradli Cuper

Lo so che adesso tutti penzerete che cazzo scrive di minchia questo coglione di ChickenBroccoli di merda che si vede questi film di cazzo con Bradli Cuper che tanto nessuno frega più niente di lui è così.
Scrive le parolacce? Si che cazzo me ne frega scrivo quello che mi pare.
Tanto che infatti anche io mi dicevo porca puttana no me lo vedo la merda con Cooperfagia infatti sì di lui che fa chef di stelle ninja Michelin non faceva le ruote di gomma? vaffanculo che già mi era abbastato ultimi film veramente schiffosi di Bradli che faceva soldato di merda che sparava ai arabi che non mangiano maiale o tizio con parrucchino riccio che sembrava capelli di nero africano e si era preso pure candidazioni all'oscar sai dove doveva metterzelo l'oscar nel culo ecco.
Allora mentre che vedevo questo film penzavo che mi era proprio rotto il cazzo di questi film con personaggio genio di qualcosa ma arrogante come uomo di merda che tratta male tutti quelli intorno e allora però siccome lui genio di qualcosa tutti lo perdonano anzi gli voghliono bene. Sempre la solita storia schifosa ma alla fine talmente minestra riscaldata che ti piace.
In questo caso lui genio di cucinare la merda e farla sembrare gelato al cioccolato e farlo pagare come una Lamborghini vaffanculo veramente con le ruote a stella della Michelin.

E invece incredibile sorpresa mi sono visto tutto il film con l'attenzione alta e mango si vedevano tette grosse incredibile. 
Ci sono solite scene di chef ma chiamalo come cazzo ti pare cuoco che fa il pazzo e sbatte tutto di qua e di là ma solo perché se lo può permettere di prendere tutti letteralmente a pesci in faccia
food bradley cooper yahoo movies chef burntfood bradley cooper yahoo movies chef burnt
Lui diventa chef di un ristorante anzi gli aprono proprio tutto un cazzo di ristorante intorno a lui e quindi molto stressato. Mette su gruppo di altri cuoci amici suoi che sembra quasi uno film di quelli che devono fare rapine nella banca. Craccooper.
Nel film fanno apparizioni attori di molti nazioni anche tipo Riccardo Scamarcio del cazzo e Daniel Brul come minchia si scrive e quello nero alto di quel film che non mi ricordo merda comunque quello. Ma più di tutti riappare quella fregna bbùona di Sienna Miller che adesso metto foto purtroppo non di sua vagina perché mi arrapa cazzo
 
Ovviamente Bradley vuole mettere salsiccia nella sua vagina e ci riesce facendo ciucciare il suo dito sporco lascio immaginare voi cosa sporco di.

E già che ci sta mette anche lingua in bocca ad altro uomo perché la famiglia è quella dove qualcuno ti cucina non importa se ha il cazzo o la vagina
havealemonade:  burnt (2015)

Noi anche vorremmo e invece dobbiamo al massimo mettere salsicce nel forno e pensare che sia Sienna Miller.
La COOPer sei tu. Il film che penzavi essere una merda alla fine si rivela decente come succede con certe scopate cazzo. Incredibile.
Io lo che adesso voi state lì tutti un po' incazzati e con penzieri strani perché non capite che cazzo questa cosa di mettere tutte le parolacce e parlare come se ero uno polacco matto sessuomane ma voi dovete ora stare zitti e capire che questa era solo mio grande omaggio scritto a genio totale chef senza faccia che si chiama FOOD EMPEROR che è ma molto molto molto meglio di quelli che vanno in televisione porca puttana.
Se ancora non avete capito o peggio per voi o vedetevi i video che ti fanno ridere e ti fanno venire davvero voglia di cucinare ma non le cagate di merda solite ma cose bbùone lo dimostra questa foto fatta a casa mia domenica scorsa di cazzo che bbùona che era è già finita e vaffanculo

Ecco i video. Vedeteli e poi rileggete tutto da capo con voce di Food Emperor. AVE FOOD EMPEROR! Adesso tu hai altro suddito, io. Fai una ricetta di ChickenBroccoli per favore?



Adesso visto che tanto lo so che non ci avete capito un cazzo e forse troppe parolacce di merda vi hanno rotto le palle vi metto una cosa tutta dolce quasi vegana con i registi che vi invitano a cena pensa che merda, nessuno è grande come FOOD EMPEROR!

Vi è andata bene che non ho fatto una recensione come How To Basic:

CB ANTEPRIMA • Zoolander 2

$
0
0
Zoolander 2
Trama: Hansele e Derek e la cassetta di marzapane

Purtroppo Z2 non è bello bello in modo assurdo come VOLEVO che fosse.
Perché anche io - come TUTTI gli altri - amo il personaggio Zoolander alla follia, uno dei pochi personaggi che negli ultimi dieci anni è riuscito a diventare icona anche, e soprattutto, fuori dallo schermo. 

Le sue Magnum, le Blue Steel, le Tigre, il suo essere "bello bello in modo assurdo" sono diventati modi di fare e di dire internazionali e intergenerazionali, e non è cosa da poco, ma proprio per nulla. Hanno anticipato di una buona decade le selfie e le "duckface" che ora fanno tutti, sono diventati un modo di essere, tutti almeno una volta facendo una foto hanno detto "ora faccio una Magnum".
Lo abbiamo analizzato qui, il potere comunicativo di Derek e soci idioti: la sua innocenza candida fusa a un egocentrismo ai massimi sistemi (la Terra ruota intorno al Sole che ruota intorno a Zoolander) che creano un corto circuito divertentissimo.
Ma, oltre al divertimento oggettivo delle cose che dice e fa, la potenza di Zoolander personaggio è stata da subito quella di perculare un modo effimero, beota e narcisista come quello dell'haute couture eppure essere amato alla follia prima di tutti da modelli, stilisti e fashion addicted. Lo dimostra la corsa al cameo che questo Zoolander è diventato (poi ne riparliamo).
Diciamo che è come quando Verdone fa il verso ai coatti burini e quelli per tutta risposta invece di incazzarsi lo citano e se lo incontrano invece di pigliarlo a sberle lo abbracciano. Ci vuole molta intelligenza per fare una cosa del genere, un po' di culo anche, ma prima di tutto intelligenza e bravura, ti basta strafare solo un pochino e sei fottuto.
Prova tu ad andare da uno e a dirgli "Sei un idiota. Anzi non solo sei un idiota, sei l'essere più idiota che esiste. Sei talmente idiota che adesso neanche capirai che ti sto dicendo che sei idiota e mi amerai". E, in un incredibile serpente che si mangia la coda, Ben Stiller ha fatto proprio questo in faccia ai modelli e quelli, a sottolineare che aveva ragione, gli hanno risposto, dopo un minuto di spaesamento, offrendogli un "ORANGE MOCHA FRAPPUCCINO!!!"

e lo hanno fatto diventare loro mito personale.
Quindi tanto di cappello (firmato Borsalino ovviamente) a Stiller, perché Zoolander personaggio si merita tutto il successo che ha e se proprio dovremo ricordare la carriera di Ben tra 30, 40 anni sarà per Derek e Derek soltanto
(vi ricordate avevamo fatto una Big Ben Week tempo fa, di quei film me ne ricordo meno della metà).
Tornando al secondo capito(mbo)lo di Zoolander: non ci siamo.
Zoolander è uno di quei film che dovevano rimanere lì, intoccabili, illuminati dal successo guadagnato sul campo e con gli anni (il film fu un flop al botteghino) e bisognava avere il coraggio di non fare il seguito, nessun seguito, perché non è adatto a un franchise. Sarebbero bastate delle comparsate geniali ogni tanto a rispolverarne la celebrità.
Non dico che non si ride in Z2, qualche volta si ride, ma una trama faragginosa ai limiti del cinecomics (Derek ha praticamente i superpoteri), personaggi scontati (il figlio di Zoolander grasso e intelligente, ma va?) e una troppa consapevolezza dei meccanismi "zoolanderiani" che rovina la naturalità del progetto (il primo era davvero una scommessa e non a caso alcune delle battute migliori erano improvvisate) finiscono per posizionare il VHS di Zoolander 2 sulla bacheca dei sequel inutili (in cui troviamo i due Matrix, il seguito di 1997: fuga da New York, tutti i Lo squalo dopo il primo, c'è pure Baciami ancora pensa).
Da cosa si capisce che il film non va? Che tutto quello che c'è intorno al film è cento volte più geniale e divertente. Dalla prima (ri)apparizione pubblica di Derek e Hansel alla sfilata di Valentino a inizi dello scorso anno:

a tutte le comparsate dei due supermodelli nelle città del mondo in cui sta uscendo il film:




alla costruzione nella stazione di benzina del memoriale ai male models caduti:
ai poster promozionali come fossero adv fashion

alla mostra illustrata di Gallery88 zeppa di cose figosissime


La promozione di Zoolander 2 è essa stessa Zoolander 2.
Tornando un attimo ai camei. Ci sono proprio tutti: stilisti e giornalisti (Valentino, Marc Jacobs, Anna Wintour), attori (Benedict Cucumberbac in un personaggio straniante

Christina Hendricks bonissima, Susan Sarandon, Kiefer Sutherland), cantanti (Sting, Justin Bieber,

Katy Perry) e altri vari ed eventuali (comprese fashion blogger coi porri e attorucoli italiani fortunati che sono un paio d'anni che Roma sembra essere tornato un set a cielo aperto) a sottolineare che Stiller e soci in questo senso hanno vinto: tutti vogliono apparire insieme e farsi prendere per il culo da Derek e Hansel, che rimangono, nonostante il film non sia all'altezza del mito, due icone immortali; icone che però valgono più fuori dal film di cui sono protagonisti, cosa che, a livello puramente cinematografico, non è così positiva.
La paura adesso è che il film vada bene e ci sia un terzo capitolo, il lettering è già scritto: Zooland3r.
Personaggi secondari non pervenuti: Penelope Cruz insipida anche se è la prima volta che la vedo davvero figa, Will Ferrel impegnato in una macchietta di Mugatu pittosto che un vero Mugatu


Kristin Wiig (ma è brava? io non la trovo brava, né divertente) nei panni e nel botox di una Donatella Versace più strega cattiva che stilista (con sorpresone finale davvero eccessivo):

Certo, se poi mi invitassero alle anteprime serie quelle dove ci sono anche loro
invece dei tristissimi critici italiani che stanno tutto il tempo prima e dopo il film a sparlare di cosa gli è piaciuto e cosa non, forse sarei più buono buono in modo assurdo nei confronti dei film.

SIAMO SERIAL • Netfic

$
0
0
L'avete capita? Net... fic... Ah. Ah. A... Sì, trasudo maschilismo in barba alle serie TV con protagoniste femminili con le palle (e alle volte nel senso di "che palle") di cui andrò a parlare, e allora? Ma prima, signore e signore, il solito pistolotto introduttivo che tanto vi piace.
PISTOLOTTO INTRODUTTIVO CHE TANTO VI PIACE
Allora, ho già detto e ripetuto che le serie TV sono morte, RIP, KAPUT, Aurevoir Shoshanna. Tanto che sono almeno tre mesi che non facevo il punto sulle serie viste o meglio dire interrotte. 
Il fatto è che non accennano a rinascere, non riescono ad avere la mia attenzione come un tempo, sono tante, troppe, e più ne vedi più ne scoperchi le magagne, i trucchi, e quando sai già cosa dirà il protagonista anticipandone la battuta (sono sicuro che sarà capitato anche a voi, di avere una battuta in testa), non è che siamo noi superintelligenti o sceneggiatori mancati, sono loro che vanno sul sicuro.
Dico una che sia una, non c'è, che vale anche solo il mignolo (del piede, notoriamente una cosa utile solo a scontrarsi con i piedi del letto di notte) di Breaking Bad o Mad Man, che sono state - e ogni volta che inizio una serie nuova lo penso più fortemente - il picco massimo della serialità. Del decennio. 
Ve lo dico io, fateve servì, passeranno almeno altri 5, 6 anni così, con serie che al massimo saranno un "sì vabbé ma vuoi mettere con BB o MM?", mentre tutte le altre saranno inutili, anche quando le vedrai tutte, saranno inutili.
Non voglio fare il menagramo d'un menagramo, ma fatevi anche voi un esame di coscienza: da quanto, davvero, non gridate al miracolo vedendo una serie TV? Ve lo dico io da quanto, da questo momento qui:
Detto questo torniamo a bomba all'argomento principe di questa selezione di serial TV (ma anche di tutta la vita, ora che ci penso): la fic... il miracolo della donna. Esploriamo le diverse forme (!) della donna nel serial TV contemporaneo, con 4 serie che ho visto (anche se due le ho interrotte... serius interruptus).
Jessica Jones 
Trama: Divano e Jessica

Dopo quel miracolo cinecomico (suona male, non era così comico) di DareDevil, Netflix mette in forno la serie di Jessica Jones, una tizia di cui non avevo mai sentito parlare, ma d'altronde, se dovessi conoscere tutti i personaggi della Marvel non avrei tempo libero, e io al mio tempo libero ci tengo, devo usarlo per vedere film.
Jessica Jones è lei:
una tipa molto tosta che i più scaltri di voi avranno riconosciuto e ricordato (sempre a proposito di BB) l'ultima volta che l'avete vista, e cioè su quel letto giallo, affogata nel proprio vomito:
La tipa ha superpoteri, ma non sono poi così super, ha tipo solo una superforza, sai che ce vo' ad avere la superforza. Per il resto è una che sbarca il lunario facendo l'investigatrice privata. Ad un certo punto succede che arriva dal suo passato un tizio cattivissimo che come potere ha il controllo della mente e si veste malissimo.

L'attore è quello della linguetta in quel Harry Potter ma dicono dalla regia anche un fichissimo DOC WHO che però non ho mai visto, quindi per me rimane linguetta. Il cui superpotere come attore è farsi zommare addosso


E di rosicare tantissimo. Esatto, il suo grande odio per Jessica è dovuto alla rosicata. Dimme un po'.
La serie va a singhiozzi, ci sono puntate belle, altre di lungaggine inutile. La protagonista funziona, non sta mai davvero antipatica e fa bene il suo lavoro di essere donna oggi, vivere il prodigio del suo ciclo mensile (sessista pure questo ve'?), con gli alti e i bassi del suo essere donna selvaggia donna.
Ma c'è qualcosa che non si incastra bene. Se in DareDevil filava tutto liscio e finalmente vedevamo un eroe Marvel senza tutina ridicola, bello darkettone e contemporaneo tanto da sembrare un prodotto DC alla Nolan (il che era ancora più sorprendente visto che i prodotti televisivi della DC sono fatti solo per le ragazzine tipo Arrow o Flash) e riuscivamo addirittura a scordarci di Ben Affleck (ora Batman, continuo a non fare pace con questa cosa che un attore fa un supereroe e poi ne fa un altro, ne parliamo prossima settimana che vedo Deadpool), Jessica Jones non riesce a trovare una sua personalità definita. Parlo proprio di regia e storia, senza mai una scena da ricordare, una puntata particolare, un guizzo che ti sorprende.
Si perde in bicchieri d'acqua, in chiacchiere inutili e personaggi tagliati con l'accetta che peraltro hanno storyline di nessun interesse (il vicino drogato per forza? La sorella matta?L'unico fico è il poliziotto cattivo/buono/cattivo) o peggio ancora personaggi stereotipatissimo come la lesbo molto forte con il tailleur (in questo caso una rediviva e redibotoxata Trinity) che sembra uscita dal 2002. Si fa in tempo anche a sdoganare scene di sesso interracial e super con Luke Cage, un nerone alto due metri che sarà poi il protagonista del prossimo serial Netflix, che nonostante la stazza eil supertoblerone è un cagacazzi romanticone mezzo depresso. 

Poi fanno il Punitore. E poi li mettono tutti insieme. Un'altra cosa con cui non faccio pace è questa progettualità serializzata di cinque anni in cinque anni. Forse era così anche prima, ma non ce lo sbattevano in faccia come a dire: tanto lo so che vedrete TUTTO quello che produco.
Insomma JJ non completamente bocciato, ma certo non entusiasmante.
Ma, almeno, di certo meglio di:
Blindspot
Trama: W.W.W. mi piaci tattoo

Dunque. Questa l'ho interrotta subito e neanche so se poi è andato avanti o meno, fammi controllare...



...sì è continuata e addirittura rinnovata per una seconda stagione. Vabbé informazione inutile tanto a malapena sono riuscito ad arrivare alla fine della prima... puntata.
Già il presupposto di tutta la serie lo trovo debolissimo: una tizia viene ritrovata dentro una sacca (di Ikea? Ti piace la sacca gialla? Prendine una blu con una donna dentro!) al centro di Times Square. Arrivano gli artificeri e aprono la sacca, dalla sacca esce questo popò di figliuola qui:
(che è una delle amichette di Thor) Brutta? No dico, brutta?
La tipa è completamente ricoperta di tatuaggi. La tipa non si ricorda nulla, né chi è, né chi l'ha tatuata, né perché è lì. La prima cosa che gli dicono i poliziotti è subito molestia sessuale:
VENIRE RITROVATE NUDE E SENZA MEMORIA IN UNA SACCA A TIMES SQUARE NON È CONSENSO!
Insomma la tipa viene tascinata alla centrale dove conosce un tizio burbero ma giusto, bravo nel suo lavoro perché non è che puoi fare il poliziotto a NYC se sei una mammoletta.
Si capisce presto che i tatuaggi della tipa sono in realtà tutti dei messaggi in codice  - ma va - e vanno decodificati per capire chi è chi non è eccetera. 

Insomma una roba alla Prison Break. Alla fine del primo episodio si capisce che la tizia è addestrata come una vera soldatessa e si definisce l'andamento della serie: i due divanteranno una coppia di investigatori particolari che ogni settimana risolveranno un caso ma contemporaneamente dovranno capire chi è la tipa. Non gli basta il fatto che è così fica? A me basterebbe, non mi servirebbe sapere altro.
Comunque la cosa più fastidiosa di quando i serial TV tirano in ballo i tatuaggi è che per farsi quella quantità di tatuaggi, e poi così dannatamente particolareggiati, ci vuole UNA VITA. Questi invece spariscono due giorni e si ritrovano tutti tatuati.
Sogno un serial dove al posto di quei trasferelli arriva una tipa con tatuaggi del genere:
Deciframi questo, bitch! Ci vuole l'FBI...
Quantico
Trama: Ma Quantico belle figlie madama dorè

Quantico l'ho seguita per molte più puntate di Blindspot, addirittura tipo 5. Poi ho mollato anche questa. Attenzione però, non perché non mi piacesse, ma perché me so scordato. Può capitare.
Mi piaceva che avessero creato una cosa uguale uguale a Grey's Anatomy (o comunque quelle serie molto romance) ma con sfondo poliziesco/terroristico.
La storia è che questa tipa, un'altra niente male
entra nell'accademia di Quantico, dove addestrano gli agenti dell'FBI (da dove sono usciti personaggi fondamentali della nostra vita tipo lei
jodie foster the silence of the lambs clarice starling
o lui:
Tutti quelli dell'accademia sono o stronzi o bravi, o tutt'e due, oppure uno sembra buono ma è cattivo e l'incontrario, tutto può accadere.
Contemporaneamente seguiamo anche la storia di un attacco terroristico tipo Torri Gemelle, per cui la tipa viene accusata e quindi si deve dare alla macchia.
Quindi due piani temporali: lei all'accademia che è la più brava di tutti + lei in fuga che cerca aiuto dagli ex-compagni di accademia che a quel punto si rivelano stronzi e no.
Il tutto condito da molti momenti romance, incastri di sguardi, scopate varie ed eventuali, tanto che la parte nell'accademia sembra quasi un teen movie ambientato in un college.
Ripeto, la serie è un buon mix di azione e romance. Almeno fino alla 5a puntata, dove poi mi sono scordato di continuare.
Scopro ora che la protagonista ha vinto un meritatissimo premio dalla forma equivoca
C'è una serie che invece non mi scordo, ci sono arrivato tardi lo so. Sono all'inizio della terza serie, la prima e la seconda divorate in una settimana. Sì, tanto ho detto tanto ho fatto, mi sono abbonato a Netflix, ma questa, come si dice, è un'altra serie storia. Parlo di:
Orange Is the New Black
Trama: Figa da Alcatraz

OitnB parte proprio a bomba. La prima stagione è uno degli esempi di dramedy (drama + comedy) migliori degli ultimi anni. Dosi di divertimento calibratissimi e condivisi alla perfezione con la gravità di certi temi (il carcere, l'abuso sessuale, l'omicidio, le doppie punte).
Piper - la protagonista e contemporaneamente, come spesso succede, la più scialba e odiosa - è una wasp newyorkese che si fa incarcerare per dei reati di traffico internazionale di droga, abitudine che aveva una decina di anni prima, quando stava con Alex, pin-up lesbo. 

Adesso Piper è una modigerata ragazzetta dell'upper class, che una volta sbattuta in gattabuia (in tutti i sensi) affronta, attraverso le amicizie e gli scontri con le altre carcerate, tutta una serie di umanità diversa dalla sua.
Tutto molto bello, gestita benissimo, con il meccanismo alla Lost di farci vedere, per ogni personaggio (tutti bellissimi) un flashback che ci racconta chi erano prima di indossare la divisa arancione: c'è la russa che ora è a capo della cucina e fuori era affiliata alla mafia, c'è la nera pazza che viene da un passato di tristezza e "diversità" perché un "diversa", c'è la tizia malata di cancro che si scopre essere un'ex rapinatrice di banche. Per ognuna scopriamo pian piano il reato e la psicologia. E sono tutte scritte un gran bene, hai voglia di sapere come sono finite lì dentro, hai voglia di conoscerle tutte meglio. Tranne Piper, ovviamente, che è una fica tra le più secche e scialbe che serialità americana abbia mai conosciuto. Lei e i suoi "i'm so so so so so sorry" ogni due puntate.
Il "ma" arriva purtroppo molto presto, ed è, paradossalmente, colpa dell'ottima scrittura, proprio colpa di quella voglia di dare più minutaggio ai personaggi secondari: tutte assumono un'importanza pari a quella della protagonista, quando non di più, e quindi finisce tutto per diventare una serie di spot un po' slegati con cui accontentare tutti, ma proprio tutti; non aiuta la divisione razziale evidenziata nel serial, e che avrà creato anche nei fan i vari gruppi di ascolto: nere che vogliono vedere più nere, ispaniche che vogliono vedere più ispaniche. Di certo sono accontentate le lesbiche (e gli uomini tutti) perché di scene saffiche ce n'è in abbondanza.
In OitnB ci sono molte lesbiche che girano per il carcere (di minima sicurezza, tanto minima che a volte sembra che stanno in un ostello della gioventù) ad infilare lingue e dita in vari orifizi. E se nella prima serie ache questo aspetto era ben calibrato, pian piano diventa un fan service per arrapare i più dove tutte baciano tutte (esempio lampante il bacio inutile delle due ispaniche fiche (ispafiche, quindi) durante la seconda stagione.
I personaggi maschili? Riassume il pensiero comune questo provino fatto da BoJack (ne parliamo presto, anche di lui):

Comunque team Pornobaffo tutta la vita:
Una sorta di Matthew McConaughey versione Freddie Mercury.
Ad ogni modo al momento ci sono incastrato e lo porterò a termine, anche perché sta per arrivare (almeno per me) lei:
e diciamo che mi sembra un buon motivo per continuare. 
Che sia stato rinnovato per una 4a, 5a e 6a stagione non depone proprio bene. Diciamo che però siccome l'arancione è un colore che sottovaluto sempre, adesso gli dedichiamo anche una gallery illustrata, va
Comunque memento mori: le serie sono morte. Domani sezioniamo altri cadaveri.

SIAMO SERIAL • Making a crime serial

$
0
0
Ve l'ho già detto che le serie sono morte? Sì vero? Be' ve lo ripeto.
Le serie sono morte. 
E chi le ha uccise? MA FACILE! È STATO STEVEN AVERY! 
Chi è Steven Avery? Semplice, è l'uomo più colpevole d'America, quello che se hai un qualsiasi crimine senza nome, chiami la polizia della ridente cittadina di Manitowoc , e lui subitissimo va in carcere, non importa se lui dice che è innocente innocente, intanto ci va e tu procuratore distrettuale puoi dormire sonni tranquilli. Chi ha ucciso JFK? Steven Avery! Chi ha coperto Al Capone? Steve Avery! Chi ha crocifisso Gesù Cristo? Steven Avery! Chi ha rubato la marmellata? Steven Avery! Otto Bassotto scoprirà la verità! Tutto documentato in:
Making a Murderer
Trama: Serial Innocent Killer

Adesso è il momento del crime-docu-serial. Documentario criminale che sfiora la fiction.
L'abbiamo imparato ad amare con quello che è stato il miglior serial del 2015, The Jinx, e ora siamo in piena onda modaiola. 
Oltre al tanto decantato podcast Serial (che non ho mai ascoltato), ci siamo visti tutte e dieci (molte, troppe) puntate di MaM, documentario che racconta la vita sfigata di questo redneck (perché di redneck si tratta, per quanto tutto il serial sia troppo accondiscendente rispetto alla sua natura un po' borderline), Steven Avery appunto, che verso i ventanni viene accusato di aggressione e stupro. Lo incarcerano nonostante lampanti prove e testimonianze che lo geolocalizzano a chilometri di distanza dal luogo del crimine, e il poveretto si fa 18 anni di carcere. Da innocente. Avery is the new Black.
Innocenza provata a un certo punto quando un nuovo test del DNA che rivela la sua estraneità ai fatti. Avery esce di prigione, tutto ripreso dalle telecamere delle due registe del serial che iniziano proprio in quel momento a seguire la vita di Avery, per trarne qualcosa, forse un film, ma non di più.
Non potevano immaginare, né loro né Avery né noi né Netflix, che dopo un anno dalla scarcerazione il "povero" Avery viene accusato di nuovo, di omicidio questa volta, e di nuovo si professa innocente, e di nuovo la sequela di prove a suo carico palesemente costruite dai poliziotti persecutori sono talmente lampanti che ogni due minuti gridi "MADDAI NON È POSSIBILE! CAZZO! MA È UN'INGIUSTIZIA! DEVE INTERVENIRE QUALCUNO!" 
E vi ho detto solo delle prime due puntate. Il resto è un inferno che man mano diventa sempre più allucinante. Ti fa venire voglia di partire e andare tu ad organizzare la fuga, o la difesa perlomeno, di questo poraccio.
Ora. Detta così sembra che Avery sia un angioletto finito nelle grinfie di gente veramente brutta e cattiva. Almeno il serial è davvero molto innocentista nei suoi confronti.
C'è un ma (forse colpa anche dell'eccessiva durata delle dieci puntate, troppo spesso un po' diluite, per volere di Netflix, peraltro): ci sono spesso sprazzi di stranezza troppo lampanti per non essere notati; per chi ha visto il serial: le lettere che Avery e la moglie si scrivevano? Il fatto che a fasi alterne tutti i famigliari di Avery fossero in carcere "per scontare una piccola pena"? Il gatto bruciato?... insomma questa famigliola non è che sembri proprio la famiglia Bradford ecco. Non dico che sono quelli di Non aprite quella porta, ma c'è qualcosa di immerso e sotterraneo che le registe secondo me hanno un po' taciuto, edulcorato, "dimenticato" a favore della costruzione melodrammatica dell'innocente che passa la sua vita in carcere, che è sempre un bel personaggio (Montecristo docet).
Passano le puntate e finisce che anche il nipote viene accusato e lui prima si professa colpevole, poi innocente, poi colpevole, poi boh:
Posso dire la mia? Siamo qui per questo giusto? Be' ve lo dico: secondo me Avery È COLPEVOLE! Sì! A parte sarebbe bellissimo a livello drammaturgico, che alla fine di tutta questa campagna innocentista, con la gente che manda a Obama le firme per farlo scarcerare (solo dopo aver visto il serial ovviamente) e poi lui, quel bambacione biondo, si rivela un pazzo assanato di sangue. Sarebbe pazzesco, il degno colpo di scena finale.
Voi che dite?
Com'è come non è, in Making a Murderer intanto conoscerete cosa vuol dire l'odio quando sentirete parlare questo tizio qui:
Aspetto un'intervista ad Avery della Leosini:
Ad ogni modo, innocente o no, la verità è che per Steven Avery...
I serial criminali con storie vere continuano con questo:
American Crime Stories - The People vs O.J. Simpson

Trama: Il processo più pazzo del mondo

Ryan Muprhy (quello di Nip/Tuck e American Horror Story e altra roba tipo Glee) fa il verso a se stesso e fa American Crime Story. Un serial che tratterà ogni stagione un famoso caso giudiziario diverso. Si parte con O.J. Simpson che ha ammazzato la moglie eppure l'ha fatta franca.
Per ora ho visto un episodio e per quanto mi possa interessare la vicenda, non mi sembra un granché, probabilmente sono stato distratto dal make up assurdo di John che stavolta fa un avvocato

Gli altri sono Cuba Gooding Jr. nei pani di O.J., Ross di Friends con la frezza bianca, Selma Blair tutti alla ricerca di una certa veridicità fisica
Poi c'è anche Sarah Poulson, che a Murphy gli piace tanto

Sembra Lana Del Rey tra dieci anni ve'?
Nonostante pensi che sapere come è andata a finire non aiuti molto (proprio che il caso sia così famoso potrebbe essere controproducente, almeno di Avery non avevi mai sentito parlare) continuerò a vederlo per inerzia, soprattutto perché mi fa ridere (ma anche un po' no) pensare che lui:

era poi un uxoricida di merda.
Secondo me su casi ingarbugliati come quelli di Avery e Simpson doveva investigare uno e uno soltanto (anzi due):
Sherlock - L'abominevole sposa
Trama: L'abominevole spora

Li risolveva subito. Oppure no? Perché sai che c'è, anche il giocattolo Sherlock si è un po' rotto.
Arriva, incastrato tra i diecimila impegni dei due attori principali Benny
e Marty
lo special natalizio di Sherlock, quella serie che ci ha fatto esplodere il cervello alla prima stagione, poi semplicemnte massaggiato alla seconda, e anche un po' stufato alla terza.
Lo special si incastra anche con l'andamento della serie regolare, nonostante sia ambientato in epoca vittoriana, e con un trucchetto spazio-temporale, come al solito intelligente (non sto a dirvi come e soprattutto "quando"), risolve anche degli enigmi lasciati in sospeso alla fine dell'ultima puntata della terza. Ma non tutto si può dire perfettamente riuscito.
Vederlo al cinema, e purtroppo in italiano, ha probabilmente penalizzato la visione, ma non è solo colpa mia; la puntata è un concentrato delle cose positive e negative delle serie: si ridacchia, ma le cose davvero esilaranti mancano. Si ammirano gli attori, ma che a dire il vero sono un po' in modalità "attore automatico". Si seguono gli sproloqui iperintelligenti di Sherlock, ma la risoluzione dell'enigma, questa volta, è davvero troppo scontata. Il femminismo combattivo, vero tema caldo della produzione cinematografica degli ultimi due anni, deve essere portato "sul campo" (vedi Mad Max) e non sbandierato con un verbosissimo spiegone finale tipo "siamo donne oltre ai corpetti c'è di più", come in questo caso.
Ormai si è perso quell'effetto novità,  forse è il caso di lasciar andare questo Sherlock, prima di peggiorare ancora la situazione.
Entrambi i protagonisti, intanto, sono entrati nell'universo Marvel, attendiamo il loro nuovo incontro cinematografico, dopo questo:
Tornando a Steven Avery, notizia dell'ultima ora! Avery è colpevole anche di aver insabbiato quello che è successo a Roswell nel 1947! Incarceratelo ad Absolom subito! 
Ottimo! Abbiamo risolto un altro:
X-Files
Trama: The X Factor

In un'epoca dove chiunque torna dopo 20 anni e finisce che magari vince anche un oscar, tornano anche Mulder e Scully

gli agenti dell'FBI più famosi e fantasiosi del piccolo schermo... vi piace quando scrivo queste frasi da sottotitolo di settimanale da edicola? 
Sono passati 14 anni dall'ultima puntata del serial (e qualcosa come 7 dall'ultimo film) e adesso c'era proprio il bisogno di rimettere il completo e la pettinaura precisa a David Duchocci dopo averlo scapigliato in quel favoloso Californication di anni fa (almeno fino alla 4 serie) e quei tailleurini stretti alla Anderson, che intanto si era "spogliata" della nomina di "scopa in culo"
Ho visto 4 episodi (out of 6) e non ci siamo. 
Sei episodi per un'intera serie (contro i 20/24 di cui erano formate le serie anni 90) sono proprio poche, quindi te le devi giocare benissimo, devi stare concentrato, non puoi permetterti nessuna sbavatura.
Invece un primo episodio noioso a tema extraterrestri, un secondo un po' in risalita ma neanche troppo a tema telepate cattivo ma solo perché non mi capite, un terzo a tema mostro comico - a dire il vero il migliore per scrittura e ritmo - e infine un quarto palesemente contro la street art non hanno ritrovato l'X factor della serie originale.
Non che i due protagonisti siano malaccio, anzi ritrovano l'alchimia di un tempo (vidi tutte e nove le serie di seguito prima della nascita di Cb), con lui credulone e lei sarcastica, tutto il tempo a farsi le battutine e con una tensione sessuale palpabile, e c'è anche un certo gusto per le atmosfere di quegli anni, a volte sembra di vedere proprio una puntata girata in quell'epoca. Ciononostante non destano nessun entusiasmo. Oppure non entusiasmano me che non ho mai seguito X-Files con tanto interesse. Magari voi ci credete ancora.
Ah no una volta mi sono piaciuti tantissimo, quando sono andati a Springfield:

Risalirà nel giro dei due episodi mancanti? Difficile crederci, nonostante molti illustratori ci credano, they want to believe:







Domani sezioniamo altri corpi alieni alla vita seriale.

SIAMO SERIAL • Fargoh oh cavallo

$
0
0
Oh lo sapete chi è in fin di vita? Il culo!
AHAHAH!
Madonna che ridere!
No dai in realtà sono le serie TV. Vi era arrivato l'invito al funerale? Una noia pure quello. Io ci sono andato e scherzando e ridendo si sono fatte le 5.
AHAHAHHA!
Oh e che cavolo che musi lunghi! Mi sembrate
Bojack Horseman
Trama: Un cavallo chiamato uomo

Cartone animato per uomini in piena crisi di mezza età, questo è Horseman Bojack. Infatti mi piace. Con qualche moderazione ma mi piace. C'è la dose di sarcasmo, divertimento, follia che mi fa continuare a vederlo, anche se forse manca di quella genialità pura di cui godono altri cartoni.
Prendete Californication (per l'ambientazione e il protagonista), mischiatelo con Ugly Americans (per disegno e miscuglio animali-umani, infatti in BJH convivono senza colpo ferire esseri umani e pinguini, serpenti, armadilli, gatti antropomorfi), fate scrivere gli episodi da Bukowski, Robert Crumb e Ovidio, ed ecco fatto Bojack Horseman. 
La sigla iniziale rende bene l'idea:

Protagonista del serie un cavallo antropomorfo, ex star di una sit-com del tipo In otto lo chiamano papà, ora triste cinquantenne disilluso a un passo dall'alcolismo o dal suicidio, o dal suicidio via alcolismo, che passa le sue giornate a piangersi addosso, rimorchiare sconosciute, bere e tentare di scrivere la sua autobiografia.
Divertente e con sprazzi assolutamente esplosivi, anche se a volte poco efficace nella costruzione degli episodi... poi certo, arrivano queste chicche
e i venti minuti dell'episodio sono valsi la pena.
Prodotta, e doppiata da Aaron Paul, che praticamente fa Jesse in versione cartone animato.
Ho il sospetto che sia stato creato per giustificare il ploriferarsi di teste di cavallo alle feste di carnevale

Ben lontane dal sole californiano del cartone animato di cui sopra ci sono le nevi sporche di sangue di
Fargo
Trama: Fargo vaffaculo

Qualcuno ha detto "migliore serie di sempre". Ok, stiamo calmi! Abbassiamo tutti le armi e ragioniamo! Possiamo uscirne con le nostre gambe! CALMI HO DETTO! CALMI! ABBASSATE LE ARMI E USCITE CON LE MANI ALZATE!
Fargo è bella, quando non molto bella, e questo non lo nego, ma da qui ad essere migliore serie di sempre ce ne passa.
La prima serie fu davvero stupenda (grazie anche ad attori perfetti in ogni loro sfumatura), e questa seconda - che si lega in qualche modo alla prima, ma può tranquillamente essere vista da sola, o magari prima questa e poi l'altra, va bene tutto con questo nuovo modo di fare le serie che ogni volta cambiano storia e cast - regge bene il colpo.
C'è un momento in cui un personaggio,  spiega metaforicamente il cancro da cui è affetto, facendo l'esempio di quella frutta che, messa dentro il cesto, è bellissima e polposa, poi la vai a prendere e scopri che il lato non esposto all'aria è marcio, nero e ammuffito, e stava piano piano consumando il frutto.
Esattamente questo sono i protagonisti e le storie raccontate da Fargo (film e serie): persone all'apparenza irreprensibili e perfette, pronte a commettere reati e azione efferrate per salvare la facciata. Famiglie irreprensibili consumate da odi e risentimenti. Città americane da cartolina controllate da criminali senza scrupoli che agiscono nelle stradine o nei retrobottega, mai alla luce del sole. È un po' quello che fanno Lynch e Waters, con stili ovviamente molto diversi.
La serie è divisa tra personaggi scritti benissimo (su tutti il fratello barbuto che sta zitto tutto il tempo e poi attenti all'acqua cheta...

) e di altri un po' banalotti (quelli troppo "tarantiniani" come il killer nero che parla forbito o i due gemelli scagnozzi muti e assassini

Troppo "costruiti" per dare adito all'internet di farci le gif. E poi non vi ricordano qualcuno?
Nonostante tutti l'equilibrio rimane , e niente stona davvero. Ah no, una cosa c'è, ed è questa:
Vi prego. Io capisco i deus ex machina e l'assurdo e l'allegoria, ma ditemi cosa. cazzo. c'entrano. gli Alieni. Dài, non vi sforzate, non c'entrano proprio nulla. Hanno sgravato. 
Qualche illustraqualcosa:
Chiudiamo questi tre giorni serial con un poker di serial di cui ho visto solo i pilot, e se ho visto solo i pilot un motivo ci sarà.
Lucifer
Trama: Mannaggia al diavoletto

Perché fanno queste serie? C'è qualcuno che le vede?
Lucifer è tratto da un fumetto, del genere demoni sulla terra sono tra noi ma sono fichissimi. Ancora non hanno capito che bene che ti va, arrivi a serie uno?
Lui è tipo la versione giovane dell'avvocato del diavolo, infatti.
Ha un locale notturno, scopa, irretisce, insomma fa il diavolo che gli pare, è Lucifero, ci mancherebbe.
Succedono delle cose (al momento mi sfuggono pure) per cui questo conosce una poliziotta e finisce tutto a tarallucci e fica con loro due che - come. ogni. altra. serie. del genere. - inizieranno ad investigare su casi strambi e paranormali. Insomma il solito buddy.cop ultraterreno.
Non c'è uno sprazzo di novità a pagarlo con l'anima.
Per dire, la colonna sonora è tutta così:

e altre canzoni col diavolo. Che fantasia. Ce mancava solo questo:

Idea! Fare il serial tv di GEPPO!
Non sono demoni ma fanno le magggie...
The Magicians
Trama: Harry Potter

Questo scopre che fa le magie! Questo scopre che c'è un mondo parallelo fatto di maghi e creature magiche! Questo scopre che c'è un'università che ti addestra a fare le magie! Questo scopre che nella scuola ci stanno diverse materie e diversi professori e gli alunni si dividono tra buoni e cattivi! Questo scopre che nonostante sia appena arrivato lui è fortissimo e forse il prescelto!
34557-bblxhgif-6vg1
Già. Credo di non aver bisogno di dire altro.
190cbb60a0d0d6a8bec30b2100235ca8
Colony
Trama: Lost in aliens

Ci sta Sawyer. Che porello è rimasto incastrato nel magico mondo delle fiction sfigate e proprio non ne esce. L'ultima volta è andata malissimo, e secondo me questa pure non regge fino alla fine.
La prima puntata è quanto di più noioso si sia visto in materia di invasione aliena che si possa immaginare. Fa quasi il pari con La Quinta Onda, dove gli alieni non si vedono mai.
Ciliegina sulla torta quella che in Walking Dead faceva la moglie rompicoglioni, qui nel ruolo della moglie rompicoglioni.
Vi regalo un paio di gif per le nostalgiche di Lost

Scusate l'ultima m'è proprio scappata.
Ash vs Evil Dead
Trama: Tv vs Casa

Questa fa parte di quelle mille serie tratte da film che ci stanno invadendo da un biennio a questa parte (tipo. tipo. tipo. tipo. tipo.), e devo dire che l'hype era molto alto. 
La casa è uno di quei film mitici, che riescono pure quando sono remake, e Ash è un personaggio troppo ben riuscito (antesignano dei cazzoni stupidi, arroganti ma eroici che hanno fatto, per esempio, la frotuna di Will Ferrell) per non volerlo rivedere in azione, soprattutto perché parliamo dell'Ash originale, quel cretinone che va in giro con una motosega al posto della mano

che da solo vale tutto il serial... 
Serial che però ho smesso di vedere perché dopo le prime 3, 4 il mix tra coglionaggine e horror mi è venuto un po' a noia. Ma ve lo dico, è tutta colpa mia, la serie è caciarona e divertente e consigliabile.
Sangue come piovesse come è giusto che sia e make up fatto benone. Tra i comprimari ci sono un tizio che è praticamente il compadre di Napoleon Dynamite (o di Nacho Libre) 

una tizia che spacca i culi e questa qua
che non so chi sia ma mi sembrava interessante sottolineare la sua presenza.
comunque le serie rimangono morte, e per risuscitarle non basta neanche un

CB ANTEPRIMA • Zootropolis

$
0
0
Zootropolis
Trama: Zoo land

Dopo il capolavoro Inside Out e la cocente delusione di Arlo (che a ripensarci, è veramente brutto) avevo aspettative altissimissime per Zootropolis. 
Sì lo so, non è Pixar, anzi è uno del canone classico (anche se di grossi cani non ne ho visti...), ma tanto possiamo pure finirla di pensare che siano cose diverse, visto che ormai Lasseter è il capo del mondo di tutta la divisione animata della Disney, che ricordiamo sempre è la corporation più POTENTE del mondo. Più di tutte le altre. Più più più.
Zootropolis mi piaceva dalle prime immagini uscite, dal primo spot

perché io alla fine alle città popolate da animali antropomorfi ci sono affezionato, è Richard Scarry che mi ha fregato a me:
Richard Scarry (conoscete Richard Scarry.. VERO?!?) e la Disney, ovviamente. Già, perché Zootropolis è un vero ritorno a quello che ha reso la Disney grandiosa: "animalizzare" gli esseri umani e umanizzare gli animali. Secondo me se parliamo coi nostri cani e gatti è anche un po' colpa loro. Di Scarry e di Disney.
Erano anni e anni (se non sbaglio da Chicken Little, brutto forte pure quello) che non vedevamo animali in un jeans e una maglietta.
Prima di tutto i registi prendono protagonisti iperrodati dalla tradizione. Ci sta lui:

e un mix di loro:
resi più moderni in una volpe truffaldina (ma buona) metropolitana e una coniglia iperattiva molto sveglia.
I due vivono appunto a Zootropolis, un'intera città popolata da animali disegnata benissimo (se penso pure a San Fransokyo la Disney si sta veramente impegnando nelle architetture), divisa in "habitat" naturali - quindi c'è il quartiere foresta pluviale e il quartiere artico innevato, quello dal clima temperato e quello campagnolo - dove anche le architetture sono animalesche: facile vedere nello skyline dei palazzi a forma di corno, per dire, oppure un gomitolo di strade in miniatura fatta di tubi usata dai piccoli roditori




Tutti i cittadini sono animali, e ok, ma non tutti gli animali: gli autori scelgono quelli che per antonomasia sono predatori e prede, leoni e gazelle, lupi e pecore, ghepardi e antilopi, volpi e conigli. Ma sono tutti animali che hanno abbandonato il loro lato selvaggio per vivere in armonia. 
È proprio il binomio predatore-preda quello che viene sottolineato dal meltin pot animalesco del film, mancano infatti grandi branche (non branchie) del mondo animale: non ci sono pesci, non ci sono volatili, non ci sono scimmie.
In compenso ci sono tanti altri

che fanno le cose che fanno gli uomini, ma mantengono - ovviamente - la loro natura animalesca; tipo che ci sono i lupi e se uno ulula, gli altri non resistono e ululano tutti

ci sono i bradipi e vanno lentissimi (nella scena più divertente di tutto il film)

e se a Zootropolis si vuole ritrovare un po' di "contatto" con la natura, bisogna darsi al ... naturismo (in una scena spassosissima)


Il film è divertente, un buddy-cop classicone (coppia assortita, lui volpe furbona che vive alla giornata, lei primo poliziotto coniglio della storia che deve dimostrare che anche un coniglio può essere poliziotto) che segue quindi tutte le regole del caso, sia il caso su cui investigare (una roba di droga con tanto di citazione a Breaking Bad) sia che ognuno dei due imparerà dall'altro fino a formare la coppia perfetta, già pronta per un eventuale sequel.
Zootropolis è un capolavoro? Forse no. Di certo non ripeterà i fasti di Frozen, ma ha un passo in più rispetto a Big Hero 6, un film che ci siamo già tutti scordati.
Mettiamola così: vi deve piacere molto questa cosa degli animali (quanto mi piace dire cose ovvie), anche se non si può dire che sia una cosa davvero geniale.
Quello che ho trovato molto importante e bello, ma forse sono io che sono retrogrado, è la presenza del primo personaggio palesemente gay nel mondo Disney (tralasciando criptomosessuali tipo Jafar 

o Sir Biss

È questo ghepardone ciccione tenerone qui

che, appunto, è gay. Ok, non che sia dichiarato apertamente, ma lo dichiarano per lui quella vocetta, le movenze, la dolcezza tenerosa e i gusti musicali homo: è un fissato di Gazelle, che è Shakira in versione gazella
Ora, non vorrei fare la figura di uno  per cui  il fatto che ci sia un gay in un film fa notizia da prima pagina, ma fa comunque piacere vedere che ci sia un personaggio, anche in un cartone animato destinato a tutti, in cui si possa riconoscere anche un ragazzino che da grande vuole fare il ballerino al concerto di Shakira e fa le prove davanti allo specchio pure se è ciccione, e se ne va in giro senza paura di essere additato dai predatori bulli della sua scuola. 
Un film che ho guardato con un occhio estremamente benevolo forse, a cui ho perdonato le troppe citazioni (quella del Padrino inutile) e il finale danzereccio + canzone francamente insopportabile (li odiavo in Shrek, pensa in un prodotto Disney), perché i protagonisti mi sono piaciuti, le ambientazioni sono curatissime e poi oh, mi è piaciuto e basta.
Vi metto un po' di disegni preparatori, che come al solito ti fanno rimpiangere la buona cara vecchia animazione








Devo proprio aprire una parentesi negativa? Devo proprio. Non per sputare per forza nel piatto dove mangio eh, ma insomma, Disney Italia, cosa ti eri mangiata quando hai scelto i doppiatori del film, un piatto pieno di sputi? Paolo Ruffini? Diego Abatantuono?

C'è questa cosa del social che mi sta proprio sfuggendo di mano. Capisco che hai sempre cercato doppiatori non convenzionali, e spesso venivano dalla TV (Magalli, Papi, Frizzi... tutti hanno fatto un ottimo lavoro), ma cosa sta succedendo? Possibile che la qualità televisiva sia caduta così in basso che le uniche scelte sono Ruffini e Frank Matano? FRANK METANO!? Ma tanto io l'ho visto in lingua originale e quindi.
Riassumendo Zootropolis: a me è piaciuto, e manco poco, ma mi riservo l'opzione che a voi non faccia impazzire. Quello che è certo è che sarà molto molto meglio di altre produzioni facilone, anche se non le ho ancora viste lo dico lo stesso. Ad esempio non mi ispirano PER NULLA tutti i film con animali protagonisti che stanno arrivando.
C'è questo:

che, tralasciando il fatto che questo è 
un'evidente fuga di notizie, come quando uscirono Bug's Life e Z la formica o Nemo e Shark Tale, mette una certa tristezza nel suo essere così debitore al concetto di "talent show". Poi ci sta il film degli Angry Birds:
Poi quello degli animali da compagnia che quando usciamo fanno cose strane:
un palese frutto di certi video di internet. Dopo di che abbiamo il seguito non richiesto di Nemo
Salvo solo Kung Fu Panda 3 perché il primo e il secondo erano proprio carini:
Ora che mi è venuto in mente VOGLIO un film coi personaggi di Richard Scarry. 

Team Brucomela forever! Me lo segno sul mio quadernetto fustellato rimediato (quando mi piacciono le anteprime dove ce rimedio qualcosa):


CB ANTEPRIMA • Deadpool

$
0
0
Deadpool
Trama: L

Quando sono uscito dalla 🎥 di Deadpool mi hanno fermato per chiedermi un'impressione sul film (incredibile, era successa la stessissima cosa quando sono andato a vedere Lanterna MVerde. Che ce li mette Ryan Reynolds in un eccesso di insicurezza?).
- Mi puoi dire una tua impressione sul film?
- È molto compiaciuto...
- Ah ti è piaciuto.
No "mi è piaciuto"... Compiaciuto, sì, troppo troppo troppo compiaciuto.
Tutta la comunicazione del film, e il film stesso, sono giocati sullo sfondamento della quarta parete, quindi il film è un continuo di giochini "meta" che trapassano la finzione filmica. Tipo:
- Deadpool che, quando gli dicono che lo trascinano dal Prof X, chiede se Stewart o McAvoy;
- Deadpool che quando lo trasformano in supereroe dice di non volere una tutina verde e animata

- Appaiono riviste di gossip con Ryan Reynolds vero incoronato "uomo più sexy del mondo";
- A un certo punto c'è persino il pupazzetto della precedente versione di Deadpool, questa, che è meglio non scordare mai, per quanto faceva schifo


certo anche adesso che assomiglia a Ruggero De Ceglie non è tanto meglio:
ma anche questa versione frankensteinesca dà l'occasione di fare i comici per forza con battute tipo "sembri un'🍍 che ha scopato con un kiwi" o qualcosa del genere;
- Si fanno continui, continui, continui riferimenti non tanto all'universo Marvel, ma proprio agli attori, Hugh Jackman/Wolverine su tutti, con tanto di maschere di carta di Hugh Jackman indossate da Reynolds che fa il simpa tutto il tempo arrivando a dire "La bellezza è tutto. Ryan Reynolds non è arrivato dov'è grazie alle sue capacità attoriali." Io sono anni che lo dico, ma nessuno mi da 130 milioni di 💰 in un weekend.
Insomma tutto così (potrei continuare con i titoli di testa che recitano "Prodotto da degli idioti", "Girato da un dio della regia", "Con attori troppo pagati", "Con un cammeo inutile" (riferendosi al solito Stan Lee, sempre più ridicolo, in questo caso fa il DJ in un locale di spogliarelli. Fermatelo.) ce ne sono cento e più di cose del genere

Compiaciuto quindi, pensato e costruito per stupire e divertire attuando una macchina del fango su tutti gli altri cinecomics con una scatola cinese di riferimenti, inside joke, battute, e questo protagonista forzatamente irriverente, che saluta, parla e occhieggia al pubblico in sala di continuo

sfondando la quarta, ottava, sedicesima parete (e lo ammette pure, proprio "ehy sto sfondando la quarta parete in una scena che sfonda la quarta parete, quante pareti sono?") esaurendo però il suo (già non tanto originale) fascino di cosidetta "rottura".
Sai come quelle persone che un giorno qualcuno gli ha detto che sono simpatiche "mi fai mmorì dal ridere" e allora quelle OGNI cosa che dicono DEVE essere comica, forzatamente divertente, una battuta, e tu il più delle volte lo guardi e fai quel sorrisino tipo  e poi subito dopo .
In confronto alla psicologia di un classico X-Men, in questo caso quella buonista e "supereroica" di Colossus, a cui hanno aggiungo molti muscoli cromati ma tolto il cervello, quella di Deadpool è ovviamente un corto circuito: maleducato, sboccato, sfacciato, sarcastico, menefreghista, il tizio è un concentrato di politically scorrect che però, nel 2016, ha fatto ampiamente il suo tempo.
Si fa molto parlare poi, in questi giorni, dei suoi gusti sessuali. È gay? Se farsi deflorare da Morena Beccarin [agevolo diapositiva]:

con uno strap-on vuol dire essere gay, be', ogni uomo è potenzialmente gay. Poi nei fumetti sembra che DP abbia una passione amorosa per Spiderman. Vedremo più in là se lo faranno incontrare con Hollander, e come la metteranno con la differenza di età? Già vedo i titoli cubitali: arriva il primo supereroe pedofilo! 
Che poi siano Ryan Reynolds e la sua faccia da beota a forzare questa comicità diventa come un'unghia passata sulla lavagna. Non fa ridere quando per la decima volta dice "baciami il culo" o manda affanculo una vecchia cieca.
I cattivi sono solo superforti: con quello del nuovo Transporter cattivo di zero rilievo e Gina Carano il cui superpotere è diventare sempre di più un uomo. 
Un'altra X-Girl che si vede è una teenager darkettona che chiameremo Osram

Ciononostante Deadpool vi piacerà, ne sono quasi sicuro, perché comunque le scene d'azione sono adrenaliniche e ritmate, e supersplatter, il che non guasta mai:

Ma io ho subìto troppo la quantità di occhiolini che mi sono stati fatti. Sono sensibile agli 😉.
Il mio problema con Deadpool è stato lo stesso identico di quando la Multipla ha fatto questa pubblicità qui:

Ora. Hai fatto una macchina brutta, che non piace a nessuno. Per tutta risposta fai un'ADV saracastica, a quel punto tutti ridono e alla fine sembra addirittura che ne sei uscito vincitore. Be', no.
La domanda rimane: perché hai fatto quella 🚙 orrenda? Non è quella la prima sconfitta? L'errore. Ok, ci hai messo una pezza con la battuta, ma tu non dovevi fare la macchina brutta in prima istanza.
Per me Ryan Reynolds e il suo Deadpool sono così. Gioca a fare l'autoironico, a dire che è bello ma non balla, rivela che Lanterna Verde faceva cacare a spruzzo (ed è verissimo) pure a lui, dice anche che il primo Deadpool faceva schifo, che tutta l'industria del cinecomics serve a fare soldi (soldi che poi dichiara di non aver avuto per pagare le comparsate autorevoli di X-Men famosi e infatti ci sono sempre e solo Inox18/10 e Osram). Insomma il metacinema, l'autoironia, l'ammiccamento, è bello quando sorprende, non quando è la regola, a quel punto ti aspetti di tutto e quel di tutto perde ogni effetto.
Voglio dire, io non vorrei mai ritrovarmi in una riflessione del genere:

E poi niente, Ryan Reynold non ce la fa proprio. È veramente troppo beota, non fa ridere, si sforza, anche fuori dallo schermo adesso deve fare il simpatico per forza, proprio come quell'amico di cui sopra

Se solo ripenso che c'è stato un tempo che riceveva certe foto dalla Vedova Nera...
Quindi, nonostante salvi la comunicazione promozionale fatta prima del film: sì, il billboard con le emoji è semplicemente geniale:

e sono divertenti anche le versioni romantiche del poster

fatta per convincere con l'inganno le proprie fidanzate a vederlo il giorno di San Valentino e poi (io ne ho vista qualcuna dormire, comunque).
Deadpool va bene per chi non mastica il meta al cinema, per chi pensa che la destrutturalizzazione dell'eroe sia una novità (leggete e rileggete Watchmen, e poi ne riparliamo), per chi comunica solo con le emoji, per chi pensa che un supereroe che mette il culo in faccia al nemico per venti volte sia divertentissimo e per chi crede che Ryan Reynolds sia un fico (non ho detto bravo perché non voglio credere che qualcuno possa anche solo persarlo).

STORIA VERA • Love Me Gender

$
0
0
Siccome la crisi di Hollywood, oltre a reboot, remake e sequel, sta passando attraverso lo sfruttamento di STORIE VERE come se non ci fosse più uno straccio di idea a pagarla oro, apro la parentesi STORIA VERA, tanto per dare un'idea dall'inizio dell'anno questa, questa, questa, questa e questa sono state STORIE VERE, e se guardi gli oscar noterai che 12 candidature su 20 (negli attori) sono persone vere, alcune ancora vive.
Non dico assolutamente che il bio-pic sia una pratica nuova, anzi, ma la guardo sempre con un occhio sospettoso. Voglio dire, la storia del film ce l'hai già scritta e per quanto puoi trovare il tuo modo di raccontarla, gran parte d'invenzione (forse quella più importante, l'invenzione della storia in sé) l'ha già fatta la vita di qualcuno per te. 
Intanto questa settimana ci saranno un po' di STORIE VERE. Come quella di un ragazzo una ragazza danese:
The Danish Girl
Trama: Non il solito trans trans

C'è una strana somiglianza tra The Danish Girl e La teoria del tutto, e non è solo per l'attore protagonista.
In entrambi i film c'è questa coppia che si ama profondamente. In entrambi i film, ad un certo punto, nel lui della coppia inizia una trasformazione, in Danish Girl la presa di coscienza di non appartenere al genere a cui appartiere invece il proprio corpo e quindi vivere la dolorosa transizione da uomo a donna, ne La teoria del tutto scoprire di essere affetti da una malattia degenerativa e quindi cambiare da uomo a robot (scusate, dovevo proprio dirla). Ovviamente NON sto paragonando l'essere un transgender all'avere una malattia degenerativa, so che non c'era bisogno di sottolinearlo, ma con l'internet non si sa mai.
Ma, oltre all'attore protagonista e al processo di cambiamento doloroso, ciò che accomuna ancora di più i due film è la figura della moglie, della protagonista - sì. protagonista, e non Non Protagonista come vogliono farvi credere gli Oscar - una moglie che di fronte alla distruzione (cambio di sesso del partner, suo diventare un vegetale, comunque distruzione è) non scappa, non si dà per vinta, non l'abbandona neanche per idea, e anzi diventa la colonna su cui reggersi, il cui amore diventa totale e supera ogni barriere (di genere o architettoniche) e trasforma l'amore romantico nel concetto stesso di Amore assoluto. 
The Danish Girl è un bel film, non si può dire altrimenti. Anche se, come tutti i film che si reggono su clamorose interpretazioni, subisce un po' i suoi protagonisti.
Eddie Redmayne, in un'incredibile manovra "Tom Hanks", mina seriamente la candidatura di Leo DiCaprio e della sua amica orsa (altro amore turbolento, quello), e mina anche le candidature delle Migliori Attrici se è per questo, perché la sua ragazza danese, Lili, è una delle donne più femminili che si siano mai viste sul grande schermo da molto tempo a questa parte. Sembra davvero che Eddie abbia avuto una sorella gemella nascosta da qualche parte che ha recitato le scene.
È bravissimo. Davvero bravissimo (che altro termine vuoi usare? Bravissimo è meglio di clamoroso, incredibile, intenso e meraviglioso). La sua forza - esattamente la stessa che gli ha fruttato l'oscar l'anno scorso - e non lasciarsi mai e poi mai andare al pietismo o all'interpretazione da actor studio. Ha una profondità in quello sguardo, un'umanità, una fierezza; e al tempo stesso una dolcezza con cui confrontarsi e quasi imbarazzarsi un po'.
Il rischio "checca impazzita" era così preoccupante. Il cinema "en travesti"è sempre un'arma a doppio taglio (!). Tralasciando le caricature
il travestimento per necessità
o la vestizione sgargiante 
quelli sono travestiti, non transgender. E avrete notato che ho messo gif di film capolavoro. Non sto qui a mettervi De Sica e Boldi vestiti da donna.)
Il transgender è ben altro. Non è l'essere "frocia", essere Platinette o vestirsi da donna perché beate loro possono vestirsi con molta più scelta, si tratta di un dolore interiore non comprensibile: il tuo corpo è maschile, ma dentro sei donna, o l'incontrario:

Comunque come al solito con temi così grandi e profondi mi sento sempre in difficoltà, non voglio passare per tuttologo. 
Torniamo al film.
Il cambiamento di abiti di Lili Elbe non è una semplice macchietta, è un vero è proprio suicidio, anzi un omicidio di cui essere vittima e carnefice: uccidere la proprio parte maschile (l'aspetto e il sesso), ed essere al tempo stesso assassino (con la parte femminile). C'è da perdere il senno, il senso, il sesso
La storia (vera eh) raccontata in Danish Girl è una storia di disperazione e dolore. Non ci deve essere nulla di divertente a sentirsi donna, e allo specchio vedersi uomo (intensa la scena di Lili allo specchio, che ricorda da lontano quella di Buffalo Bill, ma questa volta senza serial killer) e ancora meno deve esserlo stato agli inizi del secolo, quando il rimedio proposto dai dottori era l'elettroshock o l'internamento in un manicomio.
Il tema nel film è trattato con la dovuta grazia, senza sensazionalismi, con amore e rispetto. Forse indugia troppo, sul finale, nei letti d'ospedale e nel dolore immenso provato alla ricerca della "soluzione" - infine trovata, purtroppo in un'epoca ancora acerba a livello medico - ma se hai quell'attore, con quelle capacità, con quello sguardo
non si può biasimare il regista (Tom Hooper, che è lo stesso de Il discorso del re, con cui Danish Girl ha in comune un certo gusto nell'ambiente e nei costumi, ma per fortuna non quella banalità di sceneggiatura), ci avrei indugiato anche io. Cosa che sto per fare:
Scenografie, costumi, fotografia assolutamente perfetti, ma in una questa Hollywood, certi standard sono quasi scontati. Il fatto che la storia si svolga nel mondo della pittura, un mondo fatto di scenografie, fotografia e costumi per antonomasia
aiuta scenografo, fotografo e costumista:
Mondo dell'arte ed epoca condivise con quel Turner che lo scorso anno ci distrusse con due ore di noia assoluta. Strano come un bio-pic dalle molte caratteristiche simili possa risultare così indigesto una volta, così poetico un'altra. I tempi sono maturi per un biopic su Tamara De Lempicka, intepretata da Greta Gerwin
Tornando all'inspiegabile candidatura di Alicia Vikander (inspiegabile la categoria, non la candidatura). Di una bellezza particolare e prorompente - l'abbiamo incoronata Top of the Topa giusto un paio di mesi fa, perché è esplosa in cento film in pochi mesi, questo, questo, questo e questo - Alicia è brava anche lei (anche se come fu per Felicity Jones lo scorso anno viene oscurata da Eddie), ma, unico neo, a volerlo proprio trovare, ha una fisicità ancora troppo moderna per questo tipo di film, già l'avevo detta questa cosa. Il tipo di bellezza non si addice a quegli anni. 
Così come non si addice a quegli anni la bellezza di Amber Heard, anche se la sua è quasi una comparsa.
Uno che invece si addice a quegli anni è l'ormai onnipresente Matthias Schoenaerts (ovviamente ho copiatoincollato il cognome)
uno che dall'esordio internazionale non si è fermato un attimo, qualcosa come troppi film in due anni (io ne conto uno, due, tre, quattro, cinque, sei solo negli ultimi due). Mai sentito parlare di sovraesposizione?
Il movimento LGBT è ultimamente uno dei temi caldi al cinema, il che, almeno a me, stupisce tantissimo, perché continua a sembrarmi incredibile che nel 2016 ancora debba esistere un'opera di sensibilizzazione rispetto a questi temi. Mi sembra incredibile perché dovrebbe essere più che superata ogni assurda barriera mentale, non si dovrebbe proprio mettere tra le cose di cui parlare, è come se qualcuno sentisse come un vero problema personale il fatto che mi allaccio le scarpe prendendo i due lacci insieme e facendo il nodo oppure prendendo uno solo e facendo il fiocco con l'altro. 
Certo però adesso che ci penso, quelli che usano le scarpe con lo strap. Che poi alla fine possono allacciarsi le scarpe anche così, basta che non vengono a strapparle davanti a me. 
A parte gli scherzi, poi ripensi a quello che sta succedendo nelle stanze della politica e ti prende il vomito, e ti dici che ogni film sul genere (anche di genere) serve, soprattutto quando racconta la storia di un amore che da quello matrimoniale diventa umano, l'unico amore - passatemi la sdolcinatezza - che dovrebbe esistere. Vuoi vestirti da donna? Fallo! ehm... Io sono per un solo movimento, quello pelvico, qualunque sia l'incastro che ti piace.
Comunque Eddie coinvolto nel mondo dei maghi è una notizia bellissima:

Ma in realtà proprio il ritorno del mondo dei maghi è una notizia bellissima. Poi sapere che anche quella è tutta una STORIA VERA è ancora meglio.

Fanta Clause

$
0
0
The Night Before
Trama: Una notte di Natale da leoni

Il trio Jonathan Levine alla regia + Gordon-Levitt/Rogen alla recitazione ci aveva sorpreso tantissimo con 50/50, una commedia sul cancro (già) che riusciva a essere insieme divertente e tragica. Era stata davvero una sorpresa. Questo Night Before, che speravamo fosse una nuova sorpresa, di Natale apunto, non riesce a doppiare quell'alchimia.
Ci stanno tre amici - così pericolosamente vicino al trio di Hangover, anche se un pochino più "profondi", non troppo eh - che ogni anno passano la notte del 24 dicembre insieme a fare bisboccia e con la missione di "incasinare" la tradizione
abiutdine questa nata da quando a uno di questi sono morti entrambi i genitori (che poi ci sia Robin, che per ora è ancora Gordon-Levitt, che fa baldoria natalizia con Falcon e Green Hornet, fa un po' esplodere la testa nerd). Col passare degli anni uno si è sposato, l'altro è diventato un campione di football e l'orfano è rimasto orfano e impantanato in una storia d'amore finita male: quella che racconta il film è l'ultima notte di bagordi natalizi che i tre passeranno insieme. A rendere mitica la nottata ci pensano gli inviti rimediati alla festa segreta dell'anno e una bustina di tutte le droghe del mondo che la moglie regala a Rogen (quello sposato, che è poi quello che funziona di più, in quanto fare lo strafumato gli riesce sempre benissimo):
The Night Before è una sorta di film on-the-road (ma le strade che si vedono sono solo quelle di New York, un po' come in Fuori orario di Scorsese, sempre troppo dimenticato), quindi fatto di diversi incontri e personaggi e, sulla carta, prometteva bene (anche se averlo visto a febbraio inoltrato non mi ha aiutato ad entrare nello spirito(so) natalizio); invece il film non trova mai il suo passo, come se i tre attori non avessero la giusta alchimia, che è la cosa fondamentale se fai un film del genere (addirittura il trio di Come ammazzare il capo ha più alchimia), il che è strano e straniante.
Per dire, nel film c'è uno striminzito cameo di James Franco, che partecipa più per amicizia bromantica con Rogen che per altro: 

Ecco, quei pochi minuti e quelle quattro chiacchiere funzionano meglio di tutto il resto del film, in quanto ad alchimia.
L'aggiunta del lato serioso (il personaggio di Levitt è un tristone) in una commedia del genere diventa davvero di troppo e il regista non è stato capace di legare i due registri bene come l'altra volta. 
Per Levitt si tratta del secondo film sbaglito, come se la sua recitazione si sia fatta un po' innaturale. Troppo consapevole dei suoi punti di forza e a volte troppo "simpatia" (che fa rima con antipatia):
Non tutte le cose che sulla carta (da pacchi, appunto) sembrano belle poi escono bene. come anche gli sketch andati in ondo chissà dove per promozione

Roba che certe volte sono più divertenti le ospitate TV che i film stessi. Secondo me una cosa come questaè ridondante, Levitt forse se la sta sentendo troppo calda? Anche nelle uscite pubbliche:
forse vuole troppi riflettori puntati addosso?
Comparsate "eccellenti" di Miley Cyrus e Gordon che ovviamente ci canta insieme:

e di quel sempre più assurdo faccione di Micheal Shannon. Guardate com'è contento di indossare il maglione natalizio per la promozione del film. 
Chissà quanti ne ha uccisi dopo. Ecco un film su un serial killer con la faccia di Shannon e quel maglione lo vedrei volentieri.
In effetti la cosa bella del film sono sono proprio gli "ugly x-mas sweaters" che indossano i tre:
Che ci danno il la per mettere tutta una serie di orrendi (ma bellissimi) maglioni natalizi cinematografici. In ritardo direte voi, in anticipohohoh rispohohohndo iohohoh! Avete dieci mesi per ricamarveli da soli:

STORIA VERA • Never a Joy

$
0
0
Continuiamo con la parentesi (STORIA VERA), cioè quei film che nessuno accusa si essere "non c'è fantasia" (come succede coi remake o i reboot o i sequel) perché il bio pic è pratica utilizzata dalla notte dei tempi, come dire che finché c'è vita c'è bio pic.
Invece il bio pic, il film STORIA VERA, io lo guardo sempre con sospetto, perché lo puoi fare serio serio o fantasioso fantasioso, ma parti sempre da una base solida, la vita (più solida di quella).
Un'altra cosa altamente sospettosa è che lo STORIA VERA si regge 9 volte su 10 sull'interpretazione protagonista. Puoi fare in modo che l'attore assomigli in maniera impressionante a quello che interpreta, oppure vai di fantasia, ma stiamo, volente o nolente comunque con la creazione di un "clone", per quante sfumature personali tu aggiunga.
Fai il personaggio famosissimo o il perfetto sconosciuto, sempre una base su cui lavorare avrai. Non mi convince. Non mi rende felice. Non mi rende:
Joy
Trama: Joy stick

Delle disgrazie altrui non si dovrebbe mai joyre (!), ma la (quasi) totale assenza di David O. Russell dagli Oscar 2016 (che per lui sarà una disgrazia, per lui e per Bradley - tre candidature di seguito spiegatemi com'è possibile - Cooper) è qualcosa per cui fare festa. Vabbé se non proprio una festa, un balletto sul posto.
Perché Joy, finalmente, rivela la beffa che da queste parti (io) avevamo già svelato nei film precedenti di O. Russell, Il lato positivo e American Hustle, ipersupermegagiga candidati e entrambi film vuoti, banali, stravisti, inutili.
Oh, Russell, 'sto Joy fa veramente schifo eh. Sembra quasi di rivedere quello che ti sei vergognato di firmare perché avevi capito pure tu che era venuto proprio male.
Forse l'idea di portare in scena la STORIA VERA e interessantissima (no) dell'inventrice del mocho che si strizza da solo (neanche il primo e solo e originale mocho che mi dice Wiki risale addirittura al 1837, la polvere negli angoli era un grande problema nel 1837, quello di Joy è giusto un "upgrade") qualche campanello d'allarme doveva fartelo suonare... magari era più interessante la STORIA VERA dell'inventore del campanello d'allarme.
Tra scene di interno famigliare fastidioso, parenti serpenti e altri solo dementi, vive la sua vita di donna americana forte e decisa, ma anche debole e romantica, ma anche mamma e amorevole, ma anche ambiziosa e voluttiva, ma anche tutto quello che vuol dire essere donna oggi vivere il prodigio, Joy Mangano, una donna che combatte tutte le avversità della vita a colpi di mocho.
A interpretarla è Jennifer, la musa di O. Russell, una che quando riceve il contratto da O. Russell non c'è scritto "proposta parte X Y", no, c'è scritto " film per prossima candidatura all'Oscar; forse quella O. sta per Oscar Russell e noi non lo sappiamo. Chissà se farà il film della STORIA VERA dell'inventore dell'oscar e di suo zio Oscar.
Insomma il film - brutto, ma proprio brutto - si regge, ancora di più dei precedenti, su Jennifer, Joynnifer potevano chiamarlo, che se fai il confronto con l'originale pare come quando Leo Di Caprio ha fatto quel coatto di broker
JLa sfrutta tutta la gamma delle sue interpretazioni da oscar: si taglia i capelli perché sente come un cambiamento interiore e quindi si fa la pettinatura da mocho
sta ferma con lo sguardo di chi dice "sai dove te lo ficco 'sto mocho mo'?" sotto la neve perché a lei non importa del freddo, ha un fuoco dentro
e poi tutte le altre espressioni che sa fare lei: quella seria seria
20th Century Fox
quella felice

quella "Betty Draper"

insomma JLa all'ennesima potenza. 
Già lo so come finirà, finirà con O. Russell che farà un film sulla storia vera di quell'attrice giovane e bella a cui a un certo punto rubarono le foto zozze dall'iCloud ma lei reagì benissimo. Protagonista Jennifer Lawrence. Oscar.
•PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ•
A proposito di confronti. Dicevamo anche prima che viene da sé, quando vedi i film STORIA VERA, di andare a cercare subito i veri protagonisti del film (a meno che non ti mettano le foto alla fine del film, cosa che fanno praticamente sempre). Insomma ho scoperto questo sito (mi piace dire "scoperto" quando come minimo esiste da prima di CB): History vs Hollywood (chi vincerà?). Dove fanno il confronto totallylooklike con tutti i personaggi:

Ci mettono i video, i documenti, le storie, i libri da comprare e tutteccose. Insomma è fatto proprio BENE (strano dirlo di un altro sito che non sia ChickenBroccoli). Approfondisce! Una parola troppo strana da usare quando si parla di web. Proprio interessante. Infatti ti vai subito a vedere i confronti di Danish Girl, della Grande Scommessa, di Revenant, di The Walk, di Steve Jobs, di Pawn Sacrifice, di Ponte delle Spie, di Spotlight... tutti film STORIA VERA che abbiamo visto da poco. C'è pure del Lo Squalo. Era una STORIA VERA?!? AIUTO!
Da oggi in poi quando faccio uno STORIA VERA me lo vado a leggere sempre.
Tornando a JLa. Che sia bella non ci piove nevica, ma questo suo nuovo ritratto di donna selvaggia donna stanca dopo pochissimi minuti. Massì, lei è brava, ma è come avesse messo la pilotessa automatica. Le scrivono addosso queste parti che sono talmente multisfacettate che diventano tutte le donne del mondo in una, un po' troppe tutte le donne del mondo, già una è 'na faticaccia.
E pensare che per farci sopportare un intero film, JLa potrebbe anche fare per un'ora e mezza così:

e noi saremmo tutti ai suoi piedi, trascinati da quei fili invisibili attaccati alle sue labbra. E lei vincerebbe un oscar.
Tutto intorno a lei regna la banalità più assoluta e non è neanche piacevole da guardare (perché non scordiamoci che a volte un film banale può anche essere piacevole.) Ci sta Robert De Nigro sembra l'imitazione di se stesso

e fa solo facce da Grumpy De Niro tutto il tempo
20th Century Fox jennifer lawrence joy robert de niro joy movie
Bradley Cooper poco più di una comparsata, ci mancava solo che lo candidavano vi giuro scendevo in piazza coi mocho infuocati.
Gli altri ed eventuali (Isabella Rossellini, Virginia Madsen, Edgar Ramirez) speravano tanto di essere candidati pure loro tanto sembra che appena lavori con O. Russell ti candidano (pure questo a candidature non scherzava) e invece per fortuna no (per fortuno).
Posso chiedere un film STORIA VERA a O. Russell? Uno solo e poi basta... dai fammi il film STORIA VERA di Baffo! 
Eddaiaaahhhhhhhhhamicheeeeeccezionalemaicheeehhhh.
Oppure uno sull'inventore della peeta

Oppure propongo un'altra versione del film:

CB ANTEPRIMA • Anomalisa

$
0
0
Anomalisa
Trama: Pu.PAZZO


Quando sei affetto dalla sindrome di Fregoli ti viene voglia di diventare un attore trasformista romano di fine Ottocento:


No. Non è vero. Magari fosse così, saresti solo uno strambo che cambia molte volte vestiti.
Se c'hai la Sindrome di Fregoli invece sei pazzo col botto: credi che ci sia una persona che ti perseguita, ti segue, ti spia, e credi che questa persona sia in grado di assumere ogni volta un aspetto diverso, dissimulare la voce, diventare uomo donna bambino, ma è sempre lei, ti segue, sa tutto quello che fai. Manco fosse il demone di It Follows.
Si parte da qui, per capire Anomalisa, il primo film in stop-motion di Charlie Kaufman, quel PAZZO SCIROCCATO che ci ha regalato alcune delle sceneggiature più folli e geniali dell'ultimo ventennio hollywoodiano (Essere John Malkovich, Se mi lasci ti cancello, Il ladro di orchidee - per cui ricordiamo fu candidato all'oscar insieme al fratello gemello inesistente - Synedoche New York).
Lui con le sindromi ci va a braccetto (non a caso parlammo della Sindrome di Capgras - che non è quella che ti viene la testa cicciona, ma quella dove pensi che TUTTI siano degli impostori mascherati da quelli che conosci - che è un po' simile a quella di Fregoli, in occasione di Synedoche NY): vedi i suoi film e capisci che gli ha detto bene, non avesse potuto coinvogliare le sue paranoie, le stranezza, le idee folli, le patologie (da cui DEVE essere affetto, DEVE PER FORZA) nei film sarebbe in manicomio a darsi schiaffi in testa o dentro una bara suicida. Ah, una cosa, smettetela di mettere nello status di FB, Twitter o Tinder quella frase beota di Kerouac che dice più o meno "gli unici possibili sono i pazzi", perché non è vero, essere pazzi fa schifo. E Kerouac era Kerouac mentre voi non lo siete.
Mettiamo in chiaro una cosa: appena finito il film volevo bollarlo con un grosso Broccolo, perché il film è meno di quello che mi aspettavo; sarà che mi aspettavo tantissimo, non ricordo dove lo scrissi (forse qui, o qui, o qui) ma mi auguravo che i grandi autori di cinema contemporaneo si avvicinassero all'animazione in stop-motion (seguendo il bell'esempio di Wes Anderson) e facessero filmissimi a passo uno, ma seri e profondi, di cui poi avrei voluto tantissimo un pupazzetto vero usato per le riprese.
Intanto io volevo etichettare Anomalisa con un Broccolo perché per tutto il film mi sono detto "ma perché io devo venire a vedere la storia della tua depressione, del tuo essere cinicamente intelligente, e quindi triste (lo sapete già che il mio pensiero di fondo è: se sei intelligente sei destinato alla tristezza)? E poi perché poi non ci sono le tue solite genialate - al netto dell'idea di farlo in stop-motion? Io le voglio! E poi mi sembra più un trattato sulla depressione e la crisi di mezza età piuttosto che uno dei tuoi film che ti inghiottono e stupiscono. Ti becchi un Broccolo questa volta.
E ne sono stato convinto fino a qualche ora dopo averlo visto, che non mi era piaciuto. 
Poi è successo che non ho dormito. Ho dormito male. Non pensavo specificatamente al film, ma un certo senso di inquietudine era riuscito a scalfire la corazza di broccolo (!).Forse addirittura un pochino di paura. La paura di riconoscersi nel protagonista del film (sorvolare sulla questione fa il pari sulla recensione pavida di The Lobster).
Ripartendo dall'inizio.
Un pupazzetto di mezza età, uno che ha scritto un libro di quelli motivazionali che ti fanno credere in te stesso e avere successo nella vita, va in un albergo (il Fregoli, appunto) per tenere una conferenza. 
 
Tutti i personaggi che lo circondano sono simili, hanno una voce simile (maschile), ma tu non lo noti subito, o meglio lo noti ma pensi che in fondo è anche una necessità di "pupazzeria", del fatto che magari non avevano i mezzi e soldi di fare tanti modelli diversi.
Ad un certo punto il nostro parla al telefono con la moglie e il figlio. Entrambi con la stessa voce. E il cervello inizia a pulsare dalla stranezza, diventa troppa quando anche un bambino parla con la voce d'adulto.
Passa qualche minuto e fuori dalla porta si sente la prima voce femminile del film (di Jennifer Jason Leigh, che canta pure. Questo è l'anno di Jennifer Jason Leigh che canta.) Per il protagonista è iniziale stupore. Poi amore assoluto. Fino a quando non si rende conto che quella voce viene solo dalla sua testa. (Non è... proprio... uno spoiler.)
Ecco, sembra che Anomalisa sia una versione molto più adulta e paranoide di Inside Out, con cui condivide la candidatura a Miglior Film Animato (presumibilmente perdendo).
Intanto ecco una round table con gli animatori del momento (non è doppiata in cispadano, è l'originale, anche se la voce della presentatrice sembra una fatta di elio):

La testa, dicevamo. È chiaro che l'hotel Fregoli (ecco un altro hotel, trend del 2015) altro non è che un luogo della testa del protagonista (stanze, corridoi, sotterranei). Aiutano certe inquadrature

E non si capisce bene se le cose che vediamo succedere sono vere o false.

Quel che è certo è che è molto straniante vedere in versione pupazzetto quest'uomo flaccido e depresso


che pratica un cunnilingus a un altro pupazzetto. 

Non una cosa nuova, il sesso tra pupazzetti, ma questa volta non c'è nulla da ridere. E fa strano pensare che hanno ricostruito un pornoshop con minuscoli vibratori mollicci.

Perché lo stupore della stop-motion rimane intatto.

Che bello pensare che era tutto vero, indiscutibilmente vero. Ma ci pensi che questo

in realtà era così?

È la versione "regista di film in stop-motion"è una versione di Kaufman che sembra gli si addica enormemente, lui e la sua fissa metafisica del cinema che invade la vita e viceversa. Sembra una cosa del tutto naturale pensare che fa un film di pupazzetti veri, voglio dire proprio tridimensionali, però sono animati, burattini (ricordate il John cusack burattinaio no?

e lui, Kaufman, è il Dio che ne tira i fili, ma nello stesso tempo ha i fili pure lui, perché tutto il film è una grande seduta psicanalitica personale. Per tutto il tempo è come entrare nel cervello di Charlie (appunto).
Forse Anomalisa pecca in "intelligentismo", questo è vero, è un film che non cerca lo stupore (visivo o testuale) come quelli di Gondry e Jonze, ma che non annoia mai. Sembra che non ti piace. Poi ti accorgi che ti ha toccato corde fili che non volevi venissero toccati.
E Kaufman rimane uno dei più intelligenti (e quindi depressi) autori di hollywood contemporanei, speriamo che sia l'esempio definitivo per tutti i grandi autori di lanciarsi nella stop-motion intelligente (VOGLIO Tarantino alle prese con i pupazzetti!). 
Kaufman ha iniziato con una raccolta KickStarter

e alla fine gli hanno prodotto tutto il film (mi ricorda qualcosa, solo che a me non mi hanno candidato all'oscar, poi).
Beiamoci di qualche stupenda foto dal set

E della versione dei Chromatics di Cindy Lauper (la canzone cantata dalla JJL pupazzetta):

Adesso abbiamo una GIGANTESCA (anche se a dimensione pupazzetto) attesa in stop-motion per questo (il nuovo di Laika, l'ultimo non ci aveva convinto molto): 

OSCAR 2016 • Vota e [non] Vinci

$
0
0
E ci risiamo! Ogni anno la stessa storia: loro fanno i film. Noi li vediamo. Poi arrivano gli Oscar. E tutti prendono in giro DiCaprio. 
Come lo prendono in giro? Ad esempio facendo i videogame 8-bit di lui che non riesce mai a prenderlo (sì ok, fa molto ridere. Ed è fatto benissimo. Ma povero Leo).
Ma noi questa volta ci crediamo davvero! FORZA LEO! Dopodomani notte e la tua notte! 
Come al solito io prima della nottata perdo almeno due ore a fare il gioco "Where's Tom Hardy?" nella foto di tutti i candidati insieme in una volta. Questa 

(clicca la foto. qui gigante sennò)
Avete... 30secondipertrovare... Stallone! 18secondipertrovare... Spilbi! 3secondipertrovare... LadyGaga (Già. È candidata anche lei. Già Già. Lady Giàgià.) Oh, io comunque Tom non lo trovo, sarà quello dipinto di giallo?
Tornando a noi, ecco il form per votare gli Oscar, che ormai è come un'abitudine assodata (ma non rassodata, viste le schifezze che ci mangiamo mentre gli Oscar vanno e ci tengono quasi svegli fino alle 6 di mattina). E da quando mi è presa questa fissa di sfruttare chiedere agli artisti di fare i broccoloscar, i form sono ancora più belli (e non rischio la denuncia). 
Quest'anno a cadere nella trappola ad aiutarmi felice c'è RUBENS CANTUNI, al secolo TOKYO CANDIES, che ha fatto rapire  l'Oscar da un duo di cattivissimi Chicken & Broccolo, così poi lo fondiamo e ci facciamo i denti dorati bling bling.
Ma prima di scaricare, stampare, piegare, compilare, usare come sottobicchiere, il PDF ecco il riassunto dei candidati - chi più chi meno chi immeritatamente - precedenti (quelli che ho visto io almeno):
Oh. Letto tutto? Tutto tutto tutto? Avete fatto solo il vostro dovere per arrivare preparati a domenica notte. Ora spingete il pulsantone e in bocca al broccolo.
Il buon Rubens, comunque, ci tiene a dire che l'illustrazione per il pregevole pieghevole l'ha fatta con l'iPad Pro (ma pro sta per prostata? Devo chiedere...) e per giustificare la spesa ci fa vedere che fa anche i video.

Madonna quanto disegna veloce 'sto ragazzo. La musica l'ho messa io perché siccome Rubens è a tutti gli effetti un emigrato, gli ho voluto ricordare le grandi e belle sonorità italiane! TORNA! 
Buona notte degli Oscar!

Whathefucksapp

$
0
0
Perfetti Sconosciuti

Trama: Carta SIM canta

È sempre più evidente: la crisi del cinema italiano sta passando anche da tutti i salotti di case "bene" (più che altro romane, ci dev'essere qualche accordo con quelli di mafia capitale) presi in affitto dalle produzioni cinematografiche per girare i loro film ambientati tutti in una (massimo due) stanza, di solito salone e cucina... già se ci scappa un bagno è grasso che cola.
Abbiamo visto I nostri ragazzi. Abbiamo visto Il nome del figlio. Abbiamo visto Dobbiamo parlare. Li abbiamo visti e ce ne fosse piaciuto uno che è uno.
Tutti uguali: una serie di attori più o meno conosciuti shakerati in diverse coppie (in un film lei sta lui ma ama l'altro, in un altro film l'altro sta con lei ma ama lui, in un altro ancora l'altro sta con lei e lui ama solo se stesso [cit.]), ma gli attori sono sempre gli stessi. E anche le sceneggiature non brillano per originalità: sono tutte più o meno uguali - ma molto più brutte - a Carnage o a Lo schiaffo (libro, poi serie).
Arriva dunque l'ennesimo film girato tutto in una stanza, con qualche scena in cucina, addittura un bagno per un attimo, e fa uno sfacelo di soldi, roba che fa più soldi di Deadpool.
Il film parla di una cena tra amici quattro chiacchiere una chitarra uno spinello. Ad un certo punto a una delle commensali viene l'idea più beota che si possa immaginare: mettere tutti i cellulari sul tavolo e per la durata della cena rendere pubblico tutto quello che arriva, telefonate, mail, whatsapp, emoji, tutto.
Tempo quattro secondi e ci sono tre divorzi, un suicidio, due omicidi e due che scopano.
No. Non è vero. Vi ho detto bugia. Non ne passano quattro secondi, ma dieci.
Ora. Vi sembrerà incredibile veder quel Chicken là in alto, penserete che dopo un inizio d'anno dannoso (sono proprio un paroliere. Facciamo un film dove io odio tutti quelli che parlano male: Il Paroliere.), checcozaloniano diciamo, io mi sia completamente rincitrullito nei confronti del cinema itaGliano. 
Ebbene no. Sto solo cercando di essere più calmo e lucido possibile, con il cinema italiano e con la vita in generale. Ma di più con il cinema italiano. Lo voglio guardare come una persona che, poverina, proprio non ce la fa, e allora senza cattiveria accontentarsi di quello che passa, e addirittura dirgli un "bravo" (di quelli che fungono da zuccherini per i somari) quando fa qualcosa di buono. Lo so è un approccio un po' buonista, ma tanto durerà il tempo di tre film, quindi.
E, con tutta la calma e lucidità ormai acquisita da questi dieci minuti di ascetismo e meditazione vi dico che Perfetti sconosciuti è.. carino. Sempre meglio di quei tre film di merda sopracitati.
La sceneggiatura - senza ovviamente neanche avvicinarsi al capolavoro di Polansky - avanza senza intoppi, ha degli incastri lui-lei-l'altro-toglitilemutande più che decenti visto il tema trattato con un paio di sorprese abbastanza... sorprendenti; anche se a dire il vero avrei preferito meno indugio sul tradimento puro e sui problemi di coppia. Ho capito che ormai le corna passano tutte dalle spunte di Whatsapp (che credevate che sono spunte? SONO CORNA! Grigie stanno per arrivare, verdi non passi dalle porte)... ma non mi sarebbe diaspiaciuto anche lo svelarsi messaggino dopo messaggino di segreti più "profondi", gravi, addirittura tragici.
Il vero grande merito del film però è degli attori (non ho detto attrici). Vediamoli nel dettaglio.
Giallini giganteggia. Non solo come personaggio (il primo messaggio della cena è clamoroso, un tempo comico da antologia. Scroscio di risate.) ma anche come attore. Sfumato, coatto il giusto, sincero. Quest'uomo sta tenendo alto il nome dell'attorialità italiana nei film italiani (non è una cosa scontata.)
Mastandrea bellissimo come al solito, anche se a volte un pizzichino fuori contesto, ma lo adori per partito preso. Non ha bisogno di dimostrare la sua bravura, e per questo risulta bravissimo,
Leo ingabbiato nel giro di due film nel fascistello ignorantone dal cuore buono. Ma si fa ben volere (meglio di quando fa lo sfigato in cerca di riscatto).
Battiston fa il Battiston dimagrito.
Passando alle donne, passando al tasto dolente.
Alba Rottermayer è veramente, ma veramente, ma (fatemi ripetere ancora una volta) veramente un dito al culo. Non è il suo personaggio (questa volta non fa la solita depressa post-margheritabuyana), è proprio LEI. La voce, le movenze, le espressioni. Insopportabile, sospirata e rompicazzi. Possibile che davvero la facciano ancora "recitare"?
La Foglietta abbastanza canonica e sbiadita. In quella scena - "quella" - sarebbe stato coraggioso farci vedere tutto il ministero, avrebbe assunto lo stesso valore della famosa scena di Julianne Morre in America Oggi. Dico davvero, sarebbe stata una patonza indimenticabile, perché del tutto priva di sensualità. Avrebbe dato definitivamente al film quello "schiaffo" di cinismo, cattiveria e straniamento che palesemente insegue (il finale, amaro e per nulla positivo, lo dimostra.)
La Smutniak fa quel che può.
C'è una cosa in cui riescono benissimo questi 7 attori, a trovare il tempo giusto, a farci scordare spesso e volentieri (tranne Alba Rossignol) che sono su uno schermo e che tutto era scritto su un copione. Merito a loro.
Comunque durante il film mi sono divertito troppo a fare un giochino delle coppie dei film precendenti. Abbiamo un Giallini/Mastandrea in Ogni maledetto natale (e ovviamente Buttafuori), un Giallini/Leo in Loro chi?, un Leo/Foglietta in Noi e la giulia, un Rottwailer/Battiston in Cosa voglio di più e si torna all'inizio con un Battiston/Mastandrea in Non pensarci
Solo la Smutniak non ha fatto niente con nessuno, ma che ce frega, ma l'hai vista che è?
(Comunque ha fatto Tutti contro tutti con Giallini. Era solo perché volevo mettere du' foto sue).
Certo gli attori italiani so proprio sempre gli stessi eh. Per fortuna che amiamo talmente tanto Mastandrea e Giallini (e moderatamente Leo) che te la fa pigliare bene. E per fortuna che questo film l'hanno fatto ora e non nel 2003 sennò seduti a quel tavolo ci stavano Accorsi, Santamaria, Pasotti, Mezzogiorno, Impacciatore e quella combriccola lì. 
Anche la casa dove è girata te la fa pigliare bene perché è molto bella, complimenti all'arredatore.
Una cosa che invece non te la fa pigliare altrettanto bene è che NON ANDATE A VEDERLO CON LA VOSTRA FIDANZATA perché la PRIMA cosa che farà appena finito il film sarà fare pure lei il gioco e voglio vedere se vi arriva una di quelle fotine che sapete voi. Ma non preoccupatevi, voi se la vostra ragazza vi dice "amo famo il gioco del filme." le dovete subito dire "certo amo, ma ricorda che anche io potrò vedere tutti i messaggi e tutto. vedrete che ci ripenserà in un attimo. Ma a quel punto voi direte "perché ci hai ripensato scusa, che c'è qualcosa di nascosto?" e niente, tempo quattro secondi non sarete più una coppia, anzi sarete fortunati ad essere vivi.
Quindi andare a vedere il film ok, ma con l'AMICHI!
Scusate, mi è arrivato un messaggino da tale K4514...



Apperò.
Posso dare un'idea per Perfetti sconosciuti 2? Genitori sconosciuti. Lì sì che si ride (la mia per dire usa SOLO LETTERE MAIUSCOLE)

Superburra

$
0
0
Lo chiamavamo Jeeg Robot
Trama: Se da Tor Bella arriverà / Una gran fica novità / Noi ce stamo Mainetti con te / Perché tuuuUUuu / Hai fatto JeeeEEEeeg / Tatatà Tum Tum Tatatatà 

Prima di tutto prendetevi un bel po' di minuti per guardarvi questo:
e poi questo:
Fatto? No? Dài fatelo. Davvero.
Fatto? Facciamo che mi fido (t'ho visto a te:
che hai mandato avanti! Te possino...)
Ecco, vedere i due corti di Mainetti prima di iniziare a parlare di (o andare a vedere) Lo chiamavano Jeeg Robot - per gli amici Jeeg e di amici ne ha tanti, tipo tutto il fumettomondo, che è una cosa positiva perché il fumettomondo è abbastanza incazzato e guardingo in generale e se un altro media, soprattutto il cinema, lo invade, non perde occasione per spalarci merda, non è questo il caso - è importante perché aiutano a far capire cosa aspettarsi dal film: periferia + cartoni animati. 
In quei due corti la filosofia e lo stile di Mainetti ci sono già tutti. E sono una filosofia e una stile che ci piacciono tantissimo.
Attore (già), regista, cugino di una amica mia, Mainetti se ne esce con questo gioiello inaspettato (che ho perso mangiandomi le mani alla Festa der Cinema de Roma, ma che non sfuggì a Margherita) che sbaraglia in poco meno di due ore tutti i discorsi del tipo "in ItaGlia i film cinecomics non li sappiamo fare", o anche "in ItaGlia i film di genere non li sappiamo fare" o anche "in itaGlia i film non li sappiamo fare": Jeeg È un cinecomics, È un film di genere e soprattutto È un film.
E se ci sono tante cose che Jeeg È, ci sono anche tante cose che NON È: prima di tutto NON È una fan fiction, e questo è importantissimo, perché per quanto la puoi fare bene, una fan fiction, non riuscirai mai veramente a fare una figura oltre a quella dell'appassionato con una telecamera in mano. 
Diciamo che Jeeg è un'opera di fiction fatta da un fan, un appassionato, uno che come gli altri diversamente trentenni che si aggirano per la penisola a cantare in autoradio la sigla di Daitarn 3, a collezionare robot a forma di leone che si montano e diventano un robot più grande, a far vestire la ragazza con le tutine di Miss Dronio, è cresciuto a pane e robottoni.
Della passione nerd abbiamo parlato e straparlato, ed è ormai un argomento di cui non frega più niente a nessuno: l'essere nerd ha fatto tre volte il giro e da sfigati i nerd (noi nerd) sono diventati fighi e poi, con una giravolta doppia carpiata, sono diventati di nuovo sfigati, perché ad un certo punto TUTTI ci siamo scoperti nerd e alla fine anche il coatto col tribale sull'avambraccio faceva il saluto romano al concerto dei Gem Boy e Cristina D'Avena a Saremo e non ha neanche citato le fettine panate: tutta roba con cui conviviamo ogni giorno tra portachiavi a forma di Pi-Chan e gruppi su Facebook e poi arriva Zerocalcare che ci ha capito bene (anche perché è uno di noi) e ci ha fatto centinaia di tavole di fumetto intorno, anzi, ci ha fatto anche il fumetto sulla sua opinione su Jeeg 
(oltra alla cover delle edizioni speciali curate da Recchioni, un altro che sta promuovendo il film, e anche questo è un dato positivo, visto che lui sta quasi sempre col fucile puntato e se una roba che invade il fumettomondo non gli piace lo sottolinea sempre con puntualità.)
Jeeg dà uno spintone fortissimo a quell'effetto fastidioso che tutte quelle operazioni di ripescaggio nostalgico dei fumetti e dei cartoni animati giapponesi si portano dietro tipo condanna: quella certa sfigataggine. Sì ok ah ah che ridere i cartoni, Kiss Me Licia, Pollon con la polverina, Dragon Ball poi è diventato tutto combattimenti, ridateci le canzoni originali, e anche l'operazione di riabilitazione passa per l'ammissione del "brutto ma bello" troppo spesso (ok. c'erano cartoni dannatamente belli, ma non tutti tutti eh.)
Mainetti inserisce la sua passione per i robottoni e i fumetti in un contesto da Romanzo Criminale, senza esagerare né da una parte né dall'altra. Quindi se il cattivo e l'eroe sono fumettosissimi, l'ambiente in cui si muovono e gli altri protagonisti non lo sono per niente. Jeeg è un miracolo d'equilibrio (e mangia libri di matematica): esalta il realismo che molto spesso è nascosto sotto le tutine colorate del fumetto (vi ricordate quando abbiamo visto per la prima volta un Joker che più che un esagitato che rideva era un serial killer in carne e ossa? Tutti felici quella volta. Che poi la voce di Batman sia di Santamaria è puro meta-cinema.), e riduce a macchietta da fumetto certi personaggi che dal successo di Romanzo criminale in poi sono stati troppo esaltati e assurti a "miti", roba che a un certo punto sembrava fichissimo fare parte della Banda della Magliana. Sembravano dei supereroi, quelli della banda - poi supereroi in qualche modo ci sono anche diventati:

Poi c'è la questione cinema, anzi cinecomics.
Avevamo lasciato l'ItaGlia fanalino di coda con un solo cinecomics dalla produzione degna di questo nome, e faceva VERAMENTE SCHIFO, una roba fatta da un regista che bene che va leggeva l'Uomo Ragno negli anni 70 e che ha tentato di accontentare tutti, ma proprio tutti, con un compitino scialbo e senza personalità per "turisti del cinecomics".
Mainetti invece ci va col piede pesante, perché i fumetti questo fanno, da sempre: iperviolenza e battute che stemperano, pagina dopo pagina, qui scena dopo scena.
Dita mozzate, violenze sessuali, patologie paranoidi, Santamaria grosso come un orso tenero ma anche violento, eroe bellissimo perché senza motivazioni se non quella di essere buono, anche se tutto quello che ha intorno è cattivo, e gli fa credere di essere cattivo pure lui, sparatorie, morti male (ovuli di roba scoppiati nella pancia) e morti peggio (rottwailer affamati), c'è tutto il compendio delle cattiverie da film criminale di ultima generazione (l'ipercitato Romanzo Criminale, ma anche Gomorra), e poi tutti a pigliarsi a superpizze durante il derby.
Lo chiamavano Jeeg Robot ci sta tutto e di più, e ora vogliamo il seguito. 
Non ho ancora parlato della cosa più GRANDIOSA del film? L'ho fatto di proposito perché lo hanno detto talmente TUTTI che aggiungere la mia voce al coro è praticamente inutile. Posso solo dire: fate fare tutti i film Italiani a Marinelli, che basta e avanza per coprire tutti gli altri attori itaGliani del mondo.
Marinelli che già era totale in Non essere cattivo, ora cattivo lo è davvero, il suo Zingaro è il miglior villain da cinecomics dai tempi del Joker di Ledger, m'hai detto cazzo. 

Ma non è solo la copia di quel Joker, attenzione, sarebbe stato facile, è anche un romanissimo pazzoide con manie di grandezza e la passione per le cantanti anni 80 (questi sono i particolari da fumetto che tanto ci piacciono (come l'eroe che mangia solo crema di vaniglia):
E dopo il film subito in heavy rotation la Oxa che a 17 anni era mille volte più di rottura di quando si tinge i capelli di giallo e in un'epoca in cui i cantanti potevano ben definirsi performer era così:

Ultima ma non ultima quella coatta del Grande Fratello che in un'operazione quasi neorealista diventa l'unica scelta possibile per la protagonista femminile (e comunque belle tette)

Giusto ieri mi stavo per incastrare in una discussione su Facebook dopo un commento che suonava più o meno così "Ai romani basta che je fai vede Roma, la bamba e il pezzo e gridano subito al capolavoro". Ecco. 
Guardando Jeeg non dici capolavoro perché ci sta Roma o la droga o le pistole (queste ultime due sono anzi le cose in cui si indugia un po' troppo), ma lo fai perché l'Eroe è davvero un eroe, il cattivo è davvero un cattivo, e il film è davvero un cinecomics.
E non è assolutamente un grido al falso profeta: Mainetti ha fatto un film di cui andare fieri, un film che PER DAVVERO può definirsi il primo cinecomics italiano di nuova generazione (c'è stato un tempo in cui ne facevamo tre l'anno di cinecomics). 
E quindi l'unico grido che fai è FOOORZA JEEEEEEG! Tatatatà Tum Tum taaratatà!

Caro sicario

$
0
0
Sicario
Trama: La ragazza col fucile mitragliatore

Mi aspettavo molto ma molto di più.
C'era che il regista è uno di quelli tosti, che fa film d'azione ma con uno spessore e una regia che potremmo definire "manniana" (in un momento in cui Mann fa una schifezza e quando glielo fanno notare lui rosica e continua a lavorarci sopra invece di passare oltre) o film pesantoni dove le scene di tortura non te la mandano a dire o altri film psicologici belli saturati.
Adesso fa il passo nel cinema universalmente riconosciuto (anche se non prodotto dalla Universal) e lo fa con un film che mischia le atmosfere di The Hurt Locker e Jarhead
con le sparatorie in mezzo alle macchine tipo Heat - La sfida.
Quelli del film non sono proprio sicari ma agenti dell'FBI, solo che fanno un lavoro così di merda (non sono né Clarice né Mulder&Scully) che fare i sicari era meglio: vanno a distruggere il cartel, il solito cartello della droga messicano, che, lo avrete notato, è ufficialmente il nuovo nemico degli stati uniti cinematografici d'america: ci sono stati gli indiani. Poi i russi. Poi gli arabi. Per un piccolo periodo i koreani/cinesi. Ora sono proprio solo e soltanto i narcotrafficanti messicani. Grazie Breaking Bad.
Una di questi agenti è la sempre splendida e cazzutissima Emily Blunt (si può ancora dire cazzutissima dopo il femminismo del 2015? Diciamo fichissima, proprio nel senso di fica, che oggiggiorno rende molto più e non si offende nessuno) in versione ragazza con la pistola
Vera mattatrice del film in evidente modalità "candidatemi all'oscar che della mia generazione manco solo io avete già candidato Emma e pure Anne l'ha vinto per un'apparizione di 10 minuti"
La ragazza è attorniata da uomini più o meno di merda, chi la sfrutta, chi la tradisce, chi cerca proprio di ammazzarla, il tutto tra sparatorie e inseguimenti fatti benone (per fortuna non è un film di Micheal Bay e tantomento di Tony Scott). 
Eppure volevo meglio. Il film, che mi era stato presentato come uno dei migliori del 2015, non è riuscito ad avere la mia completa attenzione, aveva la mia curiosità quello sì, ma poi sembra che ci sia una ricerca di serietà e veridicità un po'... innaturale (bell'ossimoro, non c'è che dire). Forse alle volta la veridicità a tutti i costi diventa un freno a mano tirato. 
Quello che viene più in mente è lo stile True Detective.
Certo è un film che non può prendersi un Broccolo, perché Emily è brava, perché ci sono scene belle pesanti (di più quelle di tortura, di tentato strozzamento o di giustizia privata che quelle di guerriglia in strada, a dire il vero) e perché Villeneuve è un regista che conosce il peso specifico dei corpi che cadono per terra morti ammazzati. E poi se gli dessi il Broccolo lo accumunerei a Blackhat, ma quello là sopra è un Chicken con riserve. Del tipo che Sabotage mi era piaciuto di più e il tema non era poi così distante.
Benicio del Toro che in tutta la sua carriera passa da una parte all'altra del cartel (Traffic deqquà, Escobar - Paradise Lost dellà, Sicario un po' deqquà un po' dellà) è ormai argomento da metacinema. 
Josh Brolin continua a essere un attore che non capisco, fa mille film ma per me sarà sempre e solo il fratellone stronzo in biciclettina
Qualche illustracosa per passare il tempo:
Ah. Un'ultima cosa. Avete visto il poster? Dite che dobbiamo ringraziare proprio la sigla di True Detective per questo nuovo trend cineposteresco?
Che sta pure pericolosamente arrivando in itaGlia. Certo noi siamo sempre un passo oltre:

CB ANTEPRIMA • Attacco al podere 2

$
0
0
Attacco al potere 2
Trama: London has falli

Bello! Il seguito di quel film con Bruce Willis, Denzel Washington e Annette Benning contro i terroristi!
Ah no... è solo il seguito di quel film con Gerard Butler, Morgan Freeman e Aaron Eckhart (almeno è rispettata la sequenza: uomo, uomo nero, uomo donna donna) contro i terroristi.
Già. Voi non ci credevate. Io non ci credevo. Manco loro ci credevano, eppure sono riusciti a tirare fuori un seguito da quella zozzeria che era Attacco al potere 1, un film che faceva parte di quel dittico riassumibile con "remake di Die Hard, ma nella Casa Bianca"; avrete scordato con sommo piacere quello con Channing Tatum, Jamie Foxx e una ragazzina (sempre il solito trio), ecco, ve lo ricordo io, sono qui apposta. Se l'avete visto e vi siete pentiti consolatevi, io ci ero andato fino in Giappone a vederlo.
Ora. Il presupposto di fare un seguito di quella roba è veramente assurdo di suo. Dice bene un utente di tumblr che fa luce su una grande domanda che evidentemente regista e sceneggiatore non si sono fatti: 
I want to know how the hell Aaron Eckhart’s character in “London Has Fallen” got re-elected President when the White House got invaded and his Cabinet got wiped out in “Olympus Has Fallen”. It seems like it would be easy to run against a President who literally lost the White House during his term.
Esattamente. Ma d'altronde hanno eletto due volte quest'uomo

tutto è possibile.
Forse è l'allenamento homo che Gerard e Aaron fanno ogni giorno? 

Perché l'hanno fatto? Com'è possibile? La risposta a tutte queste domande è una sola: non fars queste domande. Zitto e guarda il film di loro che vanno a Londra per il funerale del Primo Ministro, loro e tutti gli altri capi di Stato la cui psicologia è tagliata con l'accetta, tipo che c'è quello giapponese preoccupato per il ritardo, quello francese tutto elegante che arriva col motoscafo e quello italiano... be'... quello italiano sta con una fica di 30 anni più giovane sul terrazzo della cattedrale di Westminster a dire "ti ci ho fatto entrare di straforo". Ma ovviamente aver saltato i cordoncini gli costerà caro:

Il fatto che per Hollywood il nostro primo ministro sia ancora Berlusconi fa una grande tristezza. Certo più veritiero di quella volta che un primo ministro italiano guardò in faccia l'apocalisse sacrificandosi per il proprio popolo, quello sì che era ancora più ridicolo.
Per fortuna dopo pochi minuti sono tutti morti perché i terroristi ammazzanno tutti. In questo caso il cattivo è l'ISIS, che con un colpo di coda scalza i coreani da primo nemico degli Stati Uniti) con la loro fissa di riprendere tutto. Certo pensa i filmini col cellulare che quelli dell'ISIS fanno con le fidanzate. Si parte con un pompino si finisce decapitate. Brutto.
Insomma l'ISIS fa esplodere Londra

E tra tutti i capi di stato chi sono gli unici a salvarsi? Anche questa domanda retorica: Gerard e Aaron, che ormai sono una coppia di fatto, Geraaron.

I due scappano per mezza Londra, ogni tanto ammazzano un gruppo di terroristi dalla mira demenziale (ma glielo fanno l'esame della vista ai terroristi? Io è la prima cosa che farei... ce ne fosse uno con una mira decente) e si fanno le battute tra di loro. Tutto intorno, nonostante ci sia in atto un attacco terroristico di GIGANTESCA scala, la gente passeggia tranquilla, fa shopping, si fa i selfie con dietro le esplosioni fatte con quell'app che tu fai il video e lei ti mette le esplosioni e gli effetti

E questo video è cento volte più fico del film. Per dire.
Tra inseguimenti e le solite fastidiosissime battute mucho macho di Gerard (che la battuta simpatia dell'eroe badass è divertente solo se la fa John McClane).
Il resto è una minestra riscaldata in cui farsi il bagno come fa Dita Von Teese nello champagne 
dita von teese pin up martini
Vi posso dire di rileggere la recensione del primo e peggiorare ogni parola negativa del doppio, anche del triplo, così vi fate un'idea della mia opinione su questo secondo episodio.
Speriamo vivamente la facciano finita qui, anche perché il dispiacere di vedere Gerard così bollito in produzioni ridicole fa venire da piangere. 
Ad esempio pensa che po' esse Egypt has fallen

Onta anomala

$
0
0
The Wave
Trama: Chi ama la diga

Questo era il film presentato dalla Norvegia agli oscar come miglior film straniero (ovviamente non è passato) ed è stato il film più visto in Norvegia del 2015.
In Norvegia deve fare veramente freddo, cervelli congelati signori miei, altrimenti non si spiega...
Il film parla di una tragedia tipo Vajont, ispirata a una storia realmente accaduta nel 1934, con l'architetto norvegese tipico che costruisce queste dighe pazzesche in mezzo a due montagne ma evidentemente non ha letto bene le istruzioni tipo queste
perché infatti la diga viene giù e tutti vengono sommersi dall'acqua fino al collo, anche oltre.
Ci sta padre speleolo, o geologo, o nonsocosologo, che dice a tutti "guardate stateve accorti che adesso viene già tutto eh" e nessuno ovviamente gli crede fino a che l'acqua non gli bussa alla porta, come nella famosa barzelletta del maggiordomo inglese che entra in camera del lord e gli dice "Milord, il Tamigi sta esondando" e il lord gli risponde "mi porti del tè", allora dopo un po' il maggiordomo ritorna e fa al Lord "Milord, il Tamigi ha invaso le campagne intorno alla nostra tenuta" e il lord risponde "Mi porti il giornale, Winston", e insomma così un altro paio di volte e alla fine il maggiordomo entra e fa "Milord, il Tamigi".
Scappano tutti ma si salva ovviamente solo la famigliola.
Il resto è uno sbilenco tentativo di fare un film catastrofico senza mezzi hollywoodiani, con una spruzzata (!) di The Impossible qui - c'è la famigliola che deve riunirsi con la classica scena del padre che abbandona la figlia in mano ad una quasi-sconosciuta roba che io dovesse succedermi una cosa del genere penserei AI VIVI! CHI CI PENSA AI BAMBINI VIVI?! piuttosto che a quelli che fino a prova contraria sono già mangime per i salmoni che vengono poi usati per la mensa di IKEA? - e una buona dose di Day after tomorrow là. 
Purtroppo invece di un film catastrofico ne esce fuori una catastrofe e basta. Roba che San Andreas era meglio. Fateli fa all'amerigani, fateli fa.
Ecco un bel compendio di onde anomale cinematografiche.


PS. Sì lo so che IKEA è Svedese ma stiamo lì, sempre molto freddo fa.

2x1 ANTEPRIMA CB • Frankenstein goes to Hollywood

$
0
0
Frankie mio, faccina di rosa, corpicino delicato, che finaccia che hai fatto a Hollywood. C'era un tempo in cui facevi ridere tantissimo, grazie a Mel Brooks, o che incutevi paura e avevi una filmografia tutta tua (tra Universal e Hammer non si sa quanti film portano il tuo nome). Una volta addirittura un attore da oscar
E non dimentichiamo i tuoi Me-e-eh...
E ora? Ora sembra che archiviata definitivamente la passione per i vampiri, Hollywood debba per forza trovare il suo nuovo mostro iconico. Ci sono gli zombi, ma anche loro iniziano ad avere il fiato corto (!) e ci sono, questi sono in piena invasione pelosa, i lupi mannari. Poi ci sei tu, dolce patchwork di putrefatti pezzi umani. 
Ogni tanto ecco che esce un film che ti chiama in causa, e la maggior parte delle volte fa schifo. Quello a Telecamerina meglio non parlarne, quello di Tim Brutton lasciamo stare, quello a cartoni animati su Igor immondo, quello che voleva fare la serie tipo Underworld inguardabile. E poi c'eri anche in quella stagione di American Horror Story e anche in Penny Dreadfull. E pure in Hotel Transylvania. E comunque anche Ava di Ex_Machina eri praticamente tu con le tette. Insomma sembra sempre che tu sia pronto a fare il grande salto nei mostri quelli proprio universalmente (appunto) riconosciuti, e invece niente, ci fosse un film che ti rende giustizia.
Sarà perché alla fine sei solo un ammasso di grugniti e facce storte, ma insomma, quello con i grugniti e le facce storte finalmente s'è preso il suo oscar.
Allora, succede che nel giro di una settimana vedo due film che ti riportano in vita per l'ennesima volta. Uno è:
Victor Frankenstein
Trama: Victor victoria

Questo film è praticamente un universo condiviso di serie Tv e film nerd.
Ci sono il Professor X 
che riportano in vita un exogino, penso sia Mattone o Teseo, o l'unione dei due:
Ad aiutarli od osteggiarli nell'impresa ci sono Moriarty di Sherlock, Lady Cybil di Downton Abbey
e il padre stronzo dei Lannister.
Vi sarà già chiaro che se uno passa tutto il film a pensare a quello che gli attori hanno fatto prima non è un buon segno, vuol dire che il film non ti sta proprio appassionando e che loro non riescono a imprimere alcunché di nuovo ai loro personaggi.
In primis McAvoy, in uno stato di overacting assoluto, una cosa fastidiosa, ride, urla, gigioneggia, sbraita... quando non vorresti sbatterlo al muro gridando "Statte calmo, cristo!", vorresti solo riempirlo di sberle.
Lui è il prof. Victor, ma da giovane, alla sua prima esperienza come creatore di golem umani. Un giorno va al circo e incontra un pagliaccio gobbo che tutti trattano male anche perché è innamorato della trapezista (Freaks è dietro l'angolo).
Allora lui gli fa "posso fare qualcosa per la tua gobba" e l'altro dice "quale gobba?""ok"... ed effettivamente gli leva la gobba.
Da questo momento è tutto in discesa, voglio dire, se fai un film con Igor senza gobba, da quel momento puoi fare di tutto, ma ne pagherai le conseguenze.
Il film, come si addice a qualsiasi cosa scritta dopo Brokeback Montain che abbia come protagonisti due uomini nel pieno delle loro funzionalità erettili, spinge velatamente sul lato bromantico della situazione, e per velatamente intendo così:
E via che la nuova coppia per i fumettini homo di internet è fatta:
I due comunque con questa cosa ci giocano pure durante la promozione e finisce che stanno tutto il tempo così:
Il film è pure questo una creatura fatta di pezzi presi qui e lì da altri film, addirittura tutta una prima parte ad ambientazione circense che ricorda l'inizio dell'ultimo OZ. Poi ci sono una frakenscimmia, un amore incredibilmente corrisposto tra Igor e la sua bella, vari colpi gobbi (ah. ah.) da parte di Victor all'ispettore che lo vuole incastrare, una marea di macelleria un po' gratuita (preparatevi a vedere un sacco di interiora con Victor sornione che vi dice "che faccio lascio?"
e un finale incasinatissimo pieno di fulmini che servono a distrarre dalla reale pochezza della scenografia, tutto sempre costellato da un McAvoja con una perenne paresi facciale tra lo scatenato e il tifoso da stadio sotto benzedrina e un Radcliffe in versione romanticone (e ricordiamo che effetto fa Harry Potter innamorato).
Questo poster fa benissimo il suo dovere:
Il fatto che mettano dentro lo sterno della creatura due cuori invece che uno solo è la dimostrazione che se avessero avuto il coraggio di fare un film con una storia dichiaratamente gay tra Vicky & Igy, sarebbe stato molto meglio:
Franky a quel punto sarebbe stato il loro figlio tanto voluto anche se osteggiato dalla politica e dai benpensanti. Li avrebbe guardati coi suoi occhi pucci pucci che fanno 
AWWWW
E sarebbe stato un film d'esempio più di ogni altra coppia gay con figli.
L'altro film sulla creatura esce questa settimana in Italia e, bypassato (!) il fatto che il titolo sia scritto in bimbominkiese (ancora con le l3tt3r3 a num3r0, 51373 53R1?), vi consiglio vivamente (!) di tenervene alla larga. Si chiama con un titolo che sembra uscito da sms scritto da una sedicenne con un Nokia 3310:
Frank3n5t31n
Trama: Mary Ascelly

Ecco la reazione mentre vedi il film:
solo che al posto del comodino vorresti avere la testa del regista e al posto della chitarra una mazza chiodata.
Davvero ti chiedi: cosa. Cazzo. Hai visto.
Un film così brutto era davvero difficile da mettere insieme. Eppure ci sono riusciti.
Si parte con un Frankenstein belloccio (uno reduce dalla saga di Twilight. Non si è salvato il protagonista, oggi praticamente dimenticato, figurate quelli de contorno) che viene creato da due... come definirli... aspetta fammi pensare... SCEMI (che sono Danny Huston, uno a cui alle volte abbiamo anche creduto e Trinity della trilogia di Matrix, una a cui in fondo non abbiamo creduto mai). Viene creato, vale la pena dirlo, con una stampante 3D. Vabbé, detta così poteva pure essere interessante.
La prima cosa che fa è cercare di ciucciare il latte da Trinity. Vabbé, detta così poteva pure essere interessante.
Invece no. Invece è una merda (non voglio essere scurrile ma certe volte te la chiamano proprio). 
*24/£3/5731/ è un film di una bruttezza unica, senza capo né coda, con una storia che segue blandamente quella originale - il mostro vaga per la città e incontra la bambina, poi il cieco, poi boh - ma è realizzata con una tale pochezza di tutto - scenografie inestistenti, regia da arresto, non cardiaco, proprio quello che finisci in prigione, attori ridicoli - che rimpiangi di non averlo visto al Fantafestival per sentire almeno la sinfonia di fischie e offese che sarebbero volate durante la proiezione.
Non raggiunge neanche quella paradossale bruttobellezza da film di serie Z tipo i prodotti della Troma. Tutte le scene splatter sono fastidiosissime perché assolutamente inutili e mal fatte, le scene auliche (lui che alla fine grida IOOO SONOO ADAAAM! e tu pensi EESTTICAZZIIII) sono da orticaria e l'unico bravo a recitare è il cane:
Sai quando finisci di vedere un film e sei talmente sorpreso dalla sua bruttezza che ti ritrovi spaesato, quasi non ti vengono le idee o sono talmente tante da non sapere dove cominciare? Ecco. Proprio l'incredulità di aver visto una cosa del genere, e che qualcuno l'abbia prodotto, e girato, e distribuito, ecco... ti chiedi come diamine è possibile che abbia trovato la sua via per essere distribuito in italia quando capolavori horror (comici o meno) non ci riescono. 
Non si può neanche dire "mostruoso" perché avrebbe una sua divertita attinenza al tema. Rende molto meglio: È una merda. Non andate a vederlo neanche sotto benzedrina.
Questo Frankenstein è talmente brutto che poi ripensi a quello prima e ti fa addirittura cambiare idea! Ecco, cambio idea nel giro di una recensione e a Vicky & Ighy ci metto il Chicken! Va là che cosa fanno i film di merda, ti fanno sembrare meglio quelli brutti.
Il regista mille anni fa fece Candyman (Candyman. Candyman. Candyman. Ah, che pensi che ci casco a dire cinque volte Candyman? Oh cazzo.)
Comunque, se volete rinvigorire per davvero la figura di Franky, ce l'ho io un soggetto per voi. Non è la storia di uno scienziato che viene riportato in vita da un altro scienziato pazzo: FrankEinstein; non è la storia di un cantante della mafia che viene riportato in vita da un padrino pazzo: FrankenSinatra; non è neanche la storia di una bambina morta in un campo di concentramento che viene riportata in vita da un nazista pazzo: Anna Frankeistein (poi questo l'hanno già fatto).
È invece la storia di una ragazza madre che muore durante la sua gravidanza e che viene riportata in vita dal fidanzato nerd pazzo, feto compreso:
Viewing all 772 articles
Browse latest View live